Rispetto a una settimana fa, i sondaggi di ieri di Swg per il tg di La7 hanno fotografato una situazione completamente ribaltata. Se lunedì scorso, infatti, a crescere erano sia il principale partito della maggioranza, ovvero quello di Giorgia Meloni, Fratelli d’Italia, e il principale schieramento delle opposizioni, il Partito democratico di Elly Schlein, le stesse due compagini, il 26 giugno, hanno perso terreno rispetto alle altre, soprattutto rispetto al MoVimento 5 stelle e alla Lega che da secondi, invece, ne hanno guadagnato.
Per le rilevazioni dell’istituto di ricerca per il telegiornale diretto da Enrico Mentana, però, esattamente come una settimana fa, Forza Italia, data in crescita da tutti dopo la morte del presidente Silvio Berlusconi, ha lasciato qualche altra briciola in giro che non hanno raccolto da Azione probabilmente, ma da Italia viva di Matteo Renzi sì. Quanto all’affluenza, è cresciuta ancora la percentuale di persone che, se si dovesse votare subito, non saprebbero cosa scegliere, d’altronde l’ennesima dimostrazione pratica è stata data anche alle regionali in Molise, in cui si sono recati alle urne poco meno del 50% degli aventi diritto.
I sondaggi di Swg per il tg di La7 di questa settimana, arrivati dopo che anche alle regionali in Molise, ha trionfato il candidato del centrodestra, Francesco Roberti, già sindaco di Termoli e di fatto esponente di Forza Italia, hanno sconfessato in parte quello che avevano fotografato solo lunedì scorso. Perché le due leader donne dei principali partiti di maggioranza e opposizione sono quelle che hanno perso più terreno rispetto agli altri, soprattutto rispetto ai secondi.
Giorgia Meloni, presidentessa del Consiglio e numero uno di Fratelli d’Italia, che non sta vivendo un momento semplici considerati tutti i vari problemi che è costretta ad affrontare tra il governo e le forze che lo compongono, è calata secondo le rilevazione dello 0,3%, decretando il tonfo (si fa per dire) più importante in questa settimana. Dal 28,9% del 19 giugno, lo schieramento della prima premier donna della storia della Repubblica italiana è arrivato al 28,6%.
Se il dato potrebbe non essere preoccupante in sé, perché si tratta di pochi decimi di percentuale, e perché non è la prima volta che Fratelli d’Italia perde qualche consenso, lo è perché i maggiori problemi, nei fatti e al netto dell’inchiesta di Report sulle aziende della ministra del Turismo, Daniela Santanchè – che riferirà in Senato il 5 luglio secondo quanto deciso dall’assemblea dei capigruppo di Palazzo Madama -, in settimana si sono avuti con la Lega di Matteo Salvini, suo ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, ma anche vice, che invece ha recuperato un po’ rispetto alle precedenti rilevazioni. Il Carroccio, rimasto fedele a sé stesso per quanto riguarda la ratifica del Mes – e nonostante le posizioni del vicesegretario federale, Giancarlo Giorgetti -, ha guadagnato lo 0,2% salendo al 9,3%.
Nonostante la crescita, però, i leghisti non hanno recuperato terreno sul MoVimento 5 stelle di Giuseppe Conte, che ha perso clamorosamente assieme al centrosinistra in Molise. Anche loro tra gli strenui oppositori dell’approvazione in Parlamento del Meccanismo europeo di stabilità, ma impegnati anche a far notare all’esecutivo in cosa sbaglia, hanno racimolato in una settimana lo 0,3%, laureandosi come lo schieramento che è cresciuto di più, ma soprattutto arrivando al 16,3% che li avvicina al Partito democratico.
Come accennavamo prima, infatti, la compagine guidata da Elly Schlein, esattamente come quella di Meloni, ha perso qualcosina in questa settimana che pure non è stata complicata, per lo meno non quanto quella precedente in cui la segretaria ha dovuto parare i colpi degli esponenti del suo stesso partito per essere andata alla manifestazione contro il precariato dei pentastellati. E forse è anche un po’ l’effetto di quello perché, dal 19 giugno, i dem hanno perso lo 0,2%, fermandosi al 20,3% dei consensi.
Poi c’è Forza Italia. Ecco, rispetto a una settimana fa, i dati dell’istituto di ricerca hanno continuato a vedere una parziale riduzione delle percentuali per quello che era il partito di Silvio Berlusconi dopo la sua morte nonostante tutti abbiano detto il contrario. Come il 19 giugno, anche il 26 gli azzurri, che sono guidati da Antonio Tajani in attesa che si trovi l’erede del Cavaliere al Congresso che si terrà dopo le europee del prossimo anno, sono scesi di un decimo di percentuale arrivando al 7,1%.
Di questa piccolissima perdita non ne hanno approfittato da Azione di Carlo Calenda, forse sempre più orientati a dialogare con il centrosinistra e nonostante in Molise abbiano appoggiato il nuovo presidente. Il gruppo dell’ex ministro dello Sviluppo economico ha ceduto lo 0,2%, e conquistandosi un 3,5% che non è una buona notizia. Non lo è perché la distanza con i quasi ex alleati di Italia viva, quindi il partito di Matteo Renzi, loro sì pronti a raccogliere i pezzi di una Forza Italia il cui futuro è piuttosto incerto, si sono assottigliate perché i secondi hanno guadagnato lo 0,2% tornando al di sopra della soglia di sbarramento (sono al 3,1%), e lo è perché anche l’alleanza Verdi e Sinistra di Angelo Bonelli, Eleonora Evi e Nicola Fratoianni si è fatta più vicina. Lo schieramento che ha fatto sì che Calenda girasse le spalle a Enrico Letta per le politiche del 25 settembre, infatti, è salito di un decimo, ed è al 3,3% ora.
Al di sotto di quel 3%, poi, c’è +Europa di Riccardo Magi. Gli ex radicali, che stanno combattendo le loro battaglie come quelle contro la maternità surrogata come reato universale o per la legalizzazione della cannabis, hanno perso lo 0,2% in una settimana tornando al 2,3% che poco serve. Come loro, hanno perso anche da Per l’Italia con Paragone, il gruppo dell’ex senatore pentastellato è sceso dello 0,1% arrivando al 2,1%. Meglio è andata a Unione popolare dell’ex sindaco di Napoli Luigi De Magistris che ha ripreso due decimi, e adesso è all’1,7%.
A essere uguale, rispetto alla settimana scorsa, è il dato che ha visto la probabile affluenza diminuire ancora. Dal 38% del 19 giugno, e ancora dal 36% del giorno in cui è morto Berlusconi, le persone che ora non saprebbero cosa votare sono il 40%, ovvero due italiani su cinque. E sì, è un problema, lo è soprattutto per chi sta inseguendo, che non riesce ad attrarre i consensi che probabilmente ha perso nel corso del tempo, ma lo è anche per chi sta vincendo, perché non è riuscito a convincere gli indecisi che quello che si sta facendo è la cosa giusta. Lo è per la politica, più di tutto, e per la democrazia, che già ha ricevuto molti colpi mortali da quando è stata teorizzata e messa in pratica in Grecia.
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