Per il governo Meloni forse è arrivata la fumata bianca per il Mef: la Lega apre a Giorgetti

Il countdown per l’insediamento ufficiale del nuovo Parlamento sta per finire. Giovedì, ovvero tra due giorni, inizierà la nuova legislatura e il centrodestra capitanato da Giorgia Meloni ancora non ha trovato una sintesi su praticamente nulla. E i giorni passano, si avvicinano.

Meloni Giorgetti
Giorgia Meloni e Giancarlo Giorgetti – Nanopress.it

Il primo atto della maggioranza sarà quello di eleggere i presidenti di Camera e Senato, ma come sulla formazione del governo, neanche su quello gli alleati hanno trovato un accordo. Da questo, tra l’altro, dipenderà anche la composizione dell’esecutivo e, infatti, in base a chi la spunterà su Palazzo Madama si potrebbe capire tanto sulla squadra di Palazzo Chigi. Almeno per quanto riguarda il fronte Lega, perché poi ci sono anche le pretese di Forza Italia e di Silvio Berlusconi a cui la premier in pectore deve fare fronte. Intanto è arrivata un’apertura del Carroccio per Giancarlo Giorgetti come ministro dell’Economia.

Governo Meloni, Salvini apre al Mef per il suo rivale interno Giorgetti

Con una nota ufficiale, la Lega ha aperto un primo spiraglio dell’ingarbugliata trattativa per la formazione del primo governo a guida Giorgia Meloni, anche la prima donna a sedere sullo scranno di Palazzo Chigi nella storia della Repubblica italiana.

Sarebbe motivo di grande soddisfazione e orgoglio occuparsi con un ruolo rilevante anche di Economia e Finanze. Donne e uomini del partito di Matteo Salvini hanno già ricoperto prestigiosi incarichi di governo dimostrando il proprio valore“, hanno scritto dal Carroccio.

In pratica, con la riunione di oggi – in cui era presente anche l’attuale ministro dello Sviluppo economico e vicesegretario, Giancarlo Giorgetti -, il Capitano avrebbe dato il suo benestare affinché nel ministero di maggiore importante sieda un suo rivale interno. D’altronde, le prime scelte della leader di Fratelli d’Italia hanno praticamente rifiutato il compito: da Fabio Panetta, membro esecutivo della Banca centrale europea, a Dario Scannapieco, ad di Cassa depositi e prestiti.

Sul primo, in realtà, ci si potrebbe ancora lavorare, ma con l’apertura a Giorgetti, perché è di lui che si parla per il dicastero di via XX settembre, un tassello importante per il nuovo esecutivo potrebbe essere stato messo a posto. Anche se, ora, Meloni dovrà fare i conti con le nuove pretese di Salvini.

Meloni Salvini
Matteo Salvini e Giorgia Meloni – Nanopress.it

È vero che alla Lega verrebbe affidato il ministero più importante, ma come già detto prima, è altrettanto vero, però, che tra il segretario e il suo vice non è tutto un carnevale di Rio. E quindi, con il Viminale terra di qualcun altro, il leader potrebbe puntare i piedi per un posto per sé stesso all’Agricoltura, o più probabilmente vorrà il ruolo di vicepremier con una delega alle Infrastrutture.

Non solo, però, perché FdI e Carroccio si devono dividere anche la presidenza delle due Camere. Per il Senato, la presidentessa del Consiglio in pectore, com’è noto, sta pensando a Ignazio La Russa, ma i leghisti vorrebbe invece che a Palazzo Madama ci finisse uno dei loro, precisamente Roberto Calderoli, che potrebbe contare, si dice, anche sull’appoggio esterno del Partito democratico e del MoVimento 5 stelle.

Ciò che non piace da via Bellerio, in pratica, è che oltre al capo dell’esecutivo, il partito con più voti esprima anche la seconda carica dello Stato. La soluzione, però, già c’è ed è rappresentata da Riccardo Molinari, che invece si dovrebbe accomodare sullo scranno più alto di Montecitorio – l’alternativa è sempre Fabio Rampelli.

La partita per il Parlamento, si sa, è la prima che verrà giocata. Tra due giorni, inizierà ufficialmente la nuova legislatura e arrivare pronti in aula per eleggere i presidenti potrebbe dare il là anche alla formazione di un governo in cui a pesare è anche l’8% di Forza Italia e di Silvio Berlusconi.

Per Meloni e Berlusconi c’è ancora il nodo Ronzulli. FdI chiude a Scaroni per il ministero dell’Energia

Ma prima di domani, dicono da fonti della maggioranza, la sintesi non arriverà. Il Cavaliere, infatti, arriverà a Roma solo il giorno prima della seduta del Parlamento e in quest’occasione ci dovrebbe essere l’ennesimo vertice con i compagni di coalizione.

Ieri, nell’intervista al Giornale, ha quasi lanciato un monito a Meloni su veti e sul fatto che non ci si debba spartire gli incarichi come da manuale Cencelli, però non ha neanche intenzione di mollare la presa su Licia Ronzulli. La stretta collaboratrice di Berlusconi difficilmente andrà alla Salute, e l’alternativa dovrebbe essere il Turismo, che doveva invece essere di Daniela Santanchè: tutto dipenderà dalla futura premier.

Che ha già detto no, però, a Paolo Scaroni, ex amministratore delegato di Enel ed Eni e presidente del Milan, come ministro dell’Energia. Nonostante il suo pensiero sia vicino a Fratelli d’Italia per quanto riguarda lo scostamento di bilancio (da non fare) e la critica all’Europa su come non abbia avvantaggiato il nostro Paese, ci sarebbe un problema procedurale per l’entrata nell’esecutivo.

In pratica, si dovrebbero accorpare i ministeri della Transizione ecologica e dello Sviluppo economico, che richiederebbe dei tempi troppo lunghi per una Meloni che va di corsa. Un’ipotesi potrebbe essere quella di averlo commissario, ma i rumors sono stati spenti dallo stesso partito della maggioranza, che ha detto che è piuttosto difficile.

Tra l’altro, il nome del numero uno rossonero non piace tanto neanche in Parlamento. Carlo Calenda, fondatore di Azione ed eletto con il terzo polo, su Twitter ha scritto che Scaroni è “un amministratore delegato di Gazprom“. Non solo: per l’ex candidato sindaco di Roma ha spiegato come lui e l’ex premier siano i maggiori responsabilidella nostra dipendenza dal gas russo“.

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