Il segretario del Terzo Polo Calenda ribadisce, anche dopo l’ampio successo elettorale, la fragilità del nuovo esecutivo a guida Meloni, il quale per via delle frizioni interne non durerà più di qualche mese.
Intanto il progetto unitario tra Azione ed Italia Viva di Renzi va avanti con l’obiettivo di strutturare un forte partito di centro liberale che diventi una solida realtà elettorale nel giro di pochi anni.
L’incapacità di governo della destra
Tra quattro, massimo sei mesi il governo guidato da Giorgia Meloni crollerà sotto il peso delle sfide epocali che lo attendono: crisi energetica, inflazione, povertà e recessione. Il giudizio perentorio arriva da Carlo Calenda, il leader della lista Azione/Italia Viva che continua a rimarcare uno degli elementi chiave già della sua campagna elettorale: la debolezza dell’alleanza di destra, portata avanti solo per fini elettorali e altrimenti divisa su tutto e perciò non in grado di condurre quella politica forte richiesta in un periodo di profonde turbolenze.
Tale ragionamento aveva poi prodotto la proposta centrista di un nuovo esecutivo di unità nazionale al cui vertice porre nuovamente Mario Draghi; idea che non ha riscosso successo tra i partiti e nemmeno da parte dello stesso Draghi in verità.
Tre sono i fattori che spaventano maggiormente Calenda, o che viceversa lo fanno ben sperare in vista di una sfaldatura molto rapida della maggioranza conservatrice: la litigiosità e disarticolazione programmatica interna, l’inesperienza ed incompetenza della classe dirigente, il programma elettorale favolistico e potenzialmente esplosivo per i conti pubblici.
Insomma per Calenda, Draghi bis o meno, la coalizione di destra avrebbe davanti a sé pochi mesi di governo del Paese prima di implodere.
Calenda ed il futuro di Azione
Sul fronte delle dinamiche interne al proprio partito, l’ex eurodeputato romano conferma l’intesa trovata con Renzi nel corso della campagna elettorale: la lista Azione/Italia Viva formerà in Parlamento gruppi unitari.
Il cammino del resto appare chiaro e ben avviato: dopo l’incoraggiante 7.8% collezionato alla prima uscita elettiva nazionale, l’obiettivo è di strutturare un partito forte e ramificato nella società che monopolizzi l’elettorato centrista liberal-riformista.
In tal senso l’opposizione in Parlamento di Calenda mirerà a portare gli elettori insoddisfatti delle varie forze di centro ad abbracciare il progetto di un unico grande ed incisivo polo distinto dalle logiche ideologiche di destra e sinistra.
Le vittime designate sarebbero quindi: Forza Italia di Silvio Berlusconi, che nonostante le attese negative ha retto nelle urne raccogliendo un 8.2% di preferenze, la Lega di Salvini, in particolare l’insoddisfatto elettorato produttivo del Nord (già in parte conquistato in questa elezione appena conclusasi), +Europa di Emma Bonino, con cui Azione era alleato prima della rottura dovuta alle divergenti scelte di collocazione elettorale, e l’ala moderata del Partito Democratico del dimissionario Enrico Letta.