Secondo la maggioranza degli italiani, internet e in particolare i social network non sono un posto sicuro, specialmente per i minorenni, per cui ci dovrebbe essere, sempre secondo la maggior parte degli intervistati dal sondaggio di Quorum/YouTrend per Sky Tg24, una richiesta dei genitori per potercisi iscrivere. Non solo, però, perché secondo la rilevazione, a destare preoccupazione è anche il fatto che almeno uno su cinque è stato vittima di cyberbullismo almeno una volta.
Tra i dispositivi digitali, poi, quello ritenuto più sicuro, e quindi che si può utilizzare anche senza la supervisione di un adulto, c’è sicuramente la televisione, mentre quelli verso cui ci sono più remore sono lo smartphone e il computer connesso a internet, e la percezione non cambia, se non nelle percentuali, tra chi ha figli minorenni e chi no. Per quanto riguarda la fiducia nei politici, il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella perde qualcosa, mentre il governo di Giorgia Meloni piace più questa settimana rispetto alla scorsa.
L’ultima spallata al mondo digitale l’ha data il Garante per la privacy a ChatGPT che ha spiegato che, fino a quando non si allineerà alle norme italiane ed europee sul tema, rimarrà bloccato (ma potrebbe anche tranquillamente essere multato se non dovesse correggere gli errori che hanno evidenziato dall’autorità).
Non c’è stato solo la piattaforma di OpenAI, però, a finire sulla graticola, negli ultimi tempi, infatti, anche TikTok ha avuto più di qualche problema, sintomo che qualcosa non sta andando come dovrebbe su internet e affini. E la riprova è stata data anche dal sondaggio che Quorum/YouTrend ha realizzato per Sky Tg24, in cui si è parlato di sicurezza, minori e tutti i problemi che possano essere connessi all’utilizzo di una rete internet tra cui il cyberbullismo.
Innanzitutto, ciò che è emerso è che la televisione è il dispositivo digitale che più facilmente i genitori (e anche chi non lo è) lascerebbe usare ai figli minorenni prima di tutti gli altri. L’età media in cui si potrebbe guardare senza che nessun adulto supervisioni, secondo gli italiani, è di 7,9 anni contro gli 11,5 di un smartphone. Nel mezzo, ma più verso il secondo ci sono la console di videogiochi, da utilizzare soli solo dopo i 9,8 anni, il tablet, 10,8 anni, e il computer connesso a internet, 11,3.
La percezione cambia, non nella classifica, quanto nelle percentuali tra chi ha figli sotto i 18 anni e chi non li ha. Per esempio, chi li ha, in generale, crede che questi dispositivi possano essere utilizzati da soli un po’ prima rispetto a chi un bambino non lo ha. Per esempio, la televisione sale a 8,2 anni di media tra chi non ha figli minorenni, e scende a 7,5 tra chi li ha, gli smartphone e il computer connesso a internet, invece, arrivano a 11,9 tra chi non ne ha e toccano rispettivamente l’11,1 e il 10,7 tra chi li ha.
In linea generale, però, hanno rivelato ancora dal sondaggio, l’età giusta per usare i dispositivi elettronici senza che un adulto supervisioni è fino ai dieci anni, con la televisione che, ancora una volta, la fa da padrone con il 74% degli italiani che è d’accordo (solo il 6% crede, invece, che si possa guardare in autonomia a 15 anni o più). Come già visto prima, si è un po’ più divisi per quanto riguarda i pc, specie se connessi a una rete e anche su tablet e smartphone. Nel primo caso, il 35% degli intervistati pensa che l’età giusta sia sotto i dieci anni, ma il 23% crede che sia tra i 13 e i 14, nel secondo, a fronte di un 40% che ritiene la prima fascia d’età quella corretta, c’è un 19% che li farebbe utilizzare solo sopra i 15 anni, e nel terzo solo il 30% non avrebbe remore nel farli utilizzare ai minori sotto i dieci anni, mentre il 26% aspetterebbe fino ai 13-14 anni.
Se già prima i numeri non fotografano una situazione idilliaca, quelli che riguardano i social network lo sono ancora di meno: per il 28% degli italiani, fino a quando non si diventa maggiorenni, ci dovrebbe essere l’autorizzazione da parte di un genitore per potersi iscrivere. Da quanto si evince dal sondaggio di Quorum/YouTrend, però, sarebbe corretto se ci fosse almeno fino ai 16 anni (lo pensa il 36% degli intervistati), mentre solo il 3% crede che non ci debba proprio essere.
Ecco, sempre il 3% pensa anche che non ci debba essere nessun tipo di controllo per i contenuti che vengono pubblicati dai minori sui vari Facebook, Instagram e chi più ne ha, più ne metta, ma al contempo sono anche molti di più quelli che credono che non solo sia utile, ma deve essere fatto almeno fino a quanto non si compiono 18 anni (il 38% contro il 34% che, invece, pensa che sia giusto fermarsi a 16 anni).
E non è un caso, affatto, specialmente perché l‘87% degli intervistati ritiene che internet e i social network non sono un posto sicuro. Non solo: per il 59% ci sono, nei fatti, più rischi che reali opportunità (il 29% crede comunque che ci siano), e la percezione non cambia, ancora, tra chi ha figli minorenni e chi no. Se, infatti, chi li ha è un po’ meno pessimista (55% ritiene che ci siano più rischi contro il 62% di chi non ha prole a carico sotto i 18 anni), la tendenza rimane sempre la stessa, specie perché il cyberbullismo è un fenomeno che non preoccupa solo come eventualità.
Delle persone a cui l’istituto di ricerca ha posto le domande, il 7% è stata vittima di una qualche forma di bullismo in rete almeno una volta e il 12% addirittura più di una – il 78% ha risposto mai, mentre il 3% non ha voluto proprio farlo. Tra i più colpiti, ci sono i giovani, ovvero quelli che vanno dai 18 ai 34 anni: sono loro, infatti, che con rispettivamente il 23% e il 13% sono stati attaccati più volte o una.
Per quanto riguarda la tutela dei dati personali, il 77% crede che vengono usati in maniera impropria dai colossi della big tech, mentre il 15% ritiene che sia poco probabile. E nello specifico caso di TikTok e della privacy, il 14% crede che sarebbero più al sicuro i dati in un’azienda americana e solo l’8% crede che, invece, lo sarebbero di più in un’azienda cinese. A vincere, però, è il 56% che pensa che non cambi chi li gestisca (se un’azienda americana o cinese).
Come ogni settimana, dai due istituti di ricerca si è cercato di tracciare un profilo anche per quanto riguarda gli scenari politici. In sette giorni, secondo quanto emerso dai sondaggi di Quorum/YouTrend, è calata di poco la fiducia nei confronti del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che è comunque il politico su cui se ne ripone di più con il 63% (3% in meno del 27 marzo).
Hanno recuperato un po’ di terreno, invece, sia Matteo Salvini, numero uno della Lega, e Silvio Berlusconi, presidente di Forza Italia, saliti rispettivamente dell’1% e del 3%. Un dato positivo che si riflette anche nel giudizio sull’operato del governo di Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia e prima presidente del Consiglio donna della storia della Repubblica italiana. Rispetto a una settimana fa, infatti, è scesa del 2% la quota di chi pensa che non si stiano comportando bene (il 48%) ed è salita dell’1% chi, invece, apprezza quello che il centrodestra sta facendo da Palazzo Chigi (il 42%).
Questi dati, però, non sono confermati dalle intenzioni di voto, così come fatto notare dai sondaggisti per Sky Tg24. Il partito della premier ha perso in una settimana lo 0,1% ed è fotografato ora al 28,8%, quindi sempre più vicino al Partito democratico di Elly Schlein, che è cresciuto ancora dello 0,5% e ha toccato quota 20,6%. I potenziali voti per i dem, questa volta, non hanno creato dei problemi per il MoVimento 5 stelle di Giuseppe Conte, che dal 27 marzo è lo schieramento che ha racimolato più consensi (lo 0,6%) arrivando al 16,4% totale.
Il Carroccio, in ogni caso, ha raggiunto il 9% aumentando dello 0,2% i consensi, mentre il terzo polo di Carlo Calenda e Matteo Renzi è sceso dello 0,3%, arrivando al 7,3% e quindi un po’ più vicini agli azzurri del Cav che hanno guadagnato quello che gli ex dem hanno perso, salendo al 6,2% totale. Tra chi sta sotto la soglia di sbarramento, almeno secondo le rilevazioni, hanno perso tutti qualcosa: l’alleanza Verdi e Sinistra è scesa al 2,7%, Per l’Italia con Paragone al 2,2%, +Europa di Riccardo Magi è fotografata al 2% e Noi Moderati di Maurizio Lupi è ora all’1,2%. Meglio non vanno le cose per la politica in generale, in una settimana, infatti, l’1,8% in più degli intervistati ha detto che ora come ora non saprebbe chi scegliere porta l’astensionismo al 42,1%.
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