La stangata arrivata venerdì scorso per la Juventus potrebbe non essere l’unica. La Figc, come è noto, infatti, ha aperto un nuovo filone d’inchiesta ai danni della società bianconera che riguarda la manovra stipendi della stagione 2019-2020, quella stoppata dal Covid, per intenderci. Oltre a rischiare altri punti di penalizzazione, che potrebbero sancirne anche la retrocessione in Serie B (un’altra volta dopo Calciopoli), a passare dei guai, chiaramente dal punto di vista sportivo, potrebbero essere anche i calciatori.
Dall’inchiesta Prisma della Procura di Torino, infatti, e per ammissione degli stessi giocatori della Juventus, le quattro mensilità a cui durante il lockdown avevano annunciato di aver rinunciato sono in realtà state spalmate negli anni successivi. E quindi, i 16 calciatori, tra cui figura sicuramente Paulo Dybala, ma anche l’ex capitano Giorgio Chiellini, rischiano di essere stoppati per un mese della Federcalcio, creando non pochi problemi anche alle squadre in cui sono approdati ora.
Qualcuno aveva avvisato: la penalizzazione di 15 punti, arrivata venerdì a opera di Mario Luigi Torsello, giudice della Corte d’appello della Figc, per la Juventus poteva essere solo un antipasto di una portata così velenosa che bisogna tornare indietro al 2006, e al caso Calciopoli, per trovarne una peggiore. Se il 20 gennaio, dalla Federcalcio hanno deciso di punire solamente la Vecchia Signora e i suoi ex dirigenti per le plusvalenze fittizie – pare perché avessero a punto un sistema -, nel nuovo filone d’inchiesta la federazione potrebbe punire indirettamente anche altre squadre.
Ma spieghiamoci meglio. Dagli atti giudiziari in mano ai tre magistrati della procura di Torino, Ciro Santoriello e Mario Bendoni e il procuratore aggiunto Marco Gianoglio, infatti, si è scoperchiato un altro vaso di Pandora. Perché quei calciatori che durante la quarantena da Covid erano stati definiti degli eroi per aver rinunciato a ben quattro mensilità – portando, di fatto, un risparmio di 90 milioni di euro per i conti della Juventus -, in realtà, avrebbero percepito comunque tre quarti degli stipendi mancanti, ma spalmati negli anni successivi, e quindi in un bilancio diverso rispetto a quello del 2020, e per cui avrebbero aderito tutti i tesserati nell’ambito sportivo, compreso l’allora allenatore, Maurizio Sarri (ora tecnico della Lazio).
E poi c’è anche una seconda manovra, riguardante sempre gli stipendi rimandanti per salvare il bilancio disastroso della società, ma per il 2021, a cui avrebbero aderito solo 17 calciatori – ma non Cristiano Ronaldo -, firmando delle side letter, ovvero scritture non depositabili perché non è prevista nei moduli federali la possibilità di pagare incondizionatamente gli stipendi a cui i giocatori avevano solo formalmente rinunciato.
Proprio in base a questo, la stangata del caso plusvalenze potrebbe essere una minuzia. L’articolo 31 del codice di giustizia sportiva, infatti, prevede che a pagare sia tanto la società, quanto i tesserati. Nello specifico, recita il comma 3: “La società che pattuisce con i propri tesserati o corrisponde comunque loro compensi, premi o indennità in violazione delle disposizioni federali vigenti, è punita con l’ammenda da uno a tre volte l’ammontare illecitamente pattuito o corrisposto, cui può aggiungersi la penalizzazione di uno o più punti in classifica“. E quindi una sanzione che potrebbe costare alla Juventus oltre 150 milioni di euro.
Poi, il comma 8, che inguaia appunto anche le altre squadre, una su tutte la Roma, il cui gioiellino, ora, è proprio quel Paulo Dybala che è stato tra i primi a testimoniare con i pm torinesi. “I tesserati che pattuiscono con la società o percepiscono comunque dalla stessa compensi, premi o indennità in violazione delle norme federali – si legge – sono soggetti alla sanzione della squalifica di durata non inferiore a un mese“.
E se non bastasse, hanno scritto oggi dal Corriere dello sport, il procuratore federale, Giuseppe Chinè, vorrebbe chiedere un’ulteriore penalizzazione di 15 punti, che farebbe sprofondare la squadra di Massimiliano Allegri in un abisso che fa rima con zona retrocessione. E questo in base all’articolo 14, comma 1, lettera C, ovvero “aver indotto altri a violare le norme e le disposizioni federali di qualsiasi rango o a arrecare danni all’organizzazione federale“. Insomma, di male in peggio.
Un peggio che potrebbe non avere fine, e che, dicevamo, non riguarda solo la Juventus. Perché tra i firmatari, oltre a Dybala, la cui squalifica di minimo un mese (e quindi anche di più) complicherebbe il cammino dei giallorossi di José Mourinho per la Champions League, ci sono anche Merih Demiral, ora all’Atalanta, Rodrigo Bentancur e Dejan Kulusveski al Tottenham, Arthur al Liverpool, e via dicendo. Anche se è da capire come finirebbe la questione per chi ora gioca all’estero. E tutti quelli, compreso l’attuale capitano bianconero, Leonardo Bonucci, che sono rimasti in bianconero. In difesa, praticamente, sarebbero decimati, e anche negli altri reparti si dovrebbe ripiegare sui giovanissimi.
Ma non c’è solo la squalifica. Con un buco nel bilancio certificato di centinaia di milioni, dovendo fare i conti pure con le sanzioni, diventerebbe un problema anche pagare gli stipendi, ora, dei calciatori rimasti in rosa. Anche senza l’ingaggio monstre del fenomeno portoghese, il monte stipendi è il più alto della Serie A e di certo così non se lo potrebbero permettere.
Poi c’è il discorso Uefa, e non è tanto difficile pensare che anche dalla unione sportivo europea non possa arrivare un’altra stangata: due anni senza coppe, anche in questo caso, potrebbero essere la punizione minore considerato pure che ad Aleksander Ceferin, il numero uno, non è ancora andata giù neanche la sfida lanciata da Andrea Agnelli (non da solo) della Superlega.
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