Nei reclami alla sentenza della Corte d’Appello la procura di Milano ha inserito che “persone dello stesso sesso non possono essere genitori”.
La Corte d’Appello aveva riconosciuto i bambini di tre coppie di donne sei giorni fa, adesso la procura nei reclami fa cenno alla validità della sentenza: “Le persone dello stesso sesso non possono essere genitori“. Il sindaco Sala ha fatto sapere nei giorni scorsi che il Comune prenderà in considerazione la possibilità di intervenire in giudizio. I casi riguardano tre coppie di donne e una coppia di uomini, che aveva effettuato la gestazione negli Usa. Il tribunale in quel caso si era allineato con la Corte di Cassazione.
La Procura di Milano fa ricorso. Il tribunale sei giorni fa aveva indirettamente riconosciuto i bambini di tre coppie omogenitoriali, ma i pm contrattaccano: “Nel nostro ordinamento non è previsto”. Un figlio, dice la Procura meneghina, non può essere di due persone dello stesso sesso. Reclamo che arriva dopo che il 23 giugno la Corte aveva dichiarato inammissibile la richiesta di annullamento delle trascrizioni dei bambini da parte dei pm. I tre bambini erano nati precedentemente con gestazione assistita fuori dall’Italia.
I reclami ai tre decreti del Tribunale civile sono stati formulati dunque dal pm Rossana Guareschi, col coordinamento di Marcello Viola. I due pm fanno riferimento alla sentenza 237 del 2019, dove si fa cenno all’ordinamento dello Stato per il quel “è escluso che i genitori di un figlio possano essere due dello stesso sesso”. Principi definiti univoci dai pm, dal 2019, dalla giurisprudenza costituzionale – la Cassazione.
La scorsa settimana era arrivato anche un altro atto che riconosceva un figlio di una coppia con genitori dello stesso sesso. In quel caso il sindaco della città aveva affermato che l’amministrazione avrebbe valutato attentamente la possibilità di intervenire in giudizio. Giuseppe Sala aveva detto: “Giudizio che, con ogni probabilità, si instaurerà nuovamente dinanzi al Tribunale di Milano“.
Si tratta, come fa sapere il primo cittadino, di due uomini che avevano effettuato la procreazione assistita negli Stati Uniti d’America, e di tre coppie di donne, che invece avevano effettuato la gestazione in paesi dell’Unione Europea e che avevano partorito a Milano. Casi diversi, come per esempio quello dei due uomoni per i quali il tribunale ha annullato la registrazione del figlio, allineandosi con la Cassazione. Atto di nascita annullato nella parte dove si era fatta menzione del padre “intenzionale”, non quello “biologico” del bambino.
La Corte Costituzionale aveva ribadito con una sentenza del 2019, tramite gli art. 8 e 9 della legge 40/2004, che non era consentito attribuire a un bambino nato in un progetto di procreazione medicalmente assistita praticato da una coppia dello stesso sesso, lo status di figlio da parte della madre appunto “intenzionale”. Colei che ha dato consenso alla fecondazione.
È stato questo uno dei motivi del reclamo della procura, contro il riconoscimento dell’atto di nascita di tre figli procreati all’estero.
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