Per la Rai si prospettano settimane a dir poco “infuocate”. A partire da maggio i lavoratori incroceranno le braccia parzialmente per poi mettersi in sciopero il 26. Una decisione presa dalle sigle sindacali a seguito del tentativo – fallito – di conciliazione obbligatoria.
Oggi i sindacati di categoria della Rai hanno rilasciato un comunicato per annunciare il loro prossimo sciopero nazionale del 26 maggio. I lavoratori della televisione pubblica italiana, inoltre, dal 5 al 31 maggio, hanno deciso di bloccare le prestazioni accessorie, ovvero la prestazione supplementare, gli straordinari e la reperibilità. Una decisione che impatterà sicuramente sul buon funzionamento del servizio il mese prossimo.
Rai, il motivo dietro allo sciopero generale del 26 maggio
“Nei giorni 28 e 31 marzo, la delegazione Rai, composta dalla direzione del personale/Ruo, dal capo staff Ad, dal Cfo, dal Cto, dal direttore Infrastrutture immobiliari e sedi locali e le segreterie nazionali Slc-Cgil, Fistel-Cisl, Uilcom-Uil, Fnc-Ugl, Snater, Libersind-Confsal, si sono incontrate per espletare il tentativo di conciliazione obbligatorio” si legge nel comunicato pubblicato dalle organizzazioni sindacali.
Le stesse hanno spiegato quindi come l’incontro, previsto nelle procedure di raffreddamento iniziate il 20 marzo, non abbia dato i frutti sperati, portando a un continuo della mobilitazione generale. Questa si caratterizzerà nel blocco dal 5 al 31 maggio del lavoro accessorio e culminerà nello sciopero generale di venerdì 26 maggio.
“Nonostante gli sforzi profusi dalla delegazione aziendale, la carenza di progettualità che ha caratterizzato l’azione del management resta evidente. Nessuna delle spiegazioni fornite è stata in grado di dare risposta compiuta alle gravi questioni poste ” cita poi la nota.
Tra i punti messi in discussione dai lavoratori, il rinnovo del Contratto collettivo di lavoro, le sedi regionali e i centri di produzione, oltre a un miglioramento del rapporto vita-lavoro, lo smart-working e il futuro di Raiway. E ancora la situazione finanziaria della Rai e l’addebito del canone nella bolletta della luce.
Durante il prossimo mese, verranno istituite numerose assemblee per permettere alla totalità dei lavoratori di parteciparvi, e discutere nel dettaglio le problematiche individuate e proporre idee su come superarle.
Televisione pubblica, storia di un’azienda spesso sotto accusa
Una delle più grandi società di comunicazione della Comunità Europea, nasce nel 1927 come Unione radiofonica italiana. Nel 1944 prende quindi il nome di Radio Audizioni Italiane e infine Rai – Radiotelevisione italiana 10 anni dopo.
Nel 1953 viene istituito il canone di abbonamento. L’anno successivo partono le prime trasmissioni televisive, con Arrivi e partenze condotto da Mike Bongiorno. In serata parte invece La Domenica Sportiva, tra i programmi più longevi del piccolo schermo.
Nel 1961, a Rai 1 si aggiunge Rai 2, conosciuto all’epoca come Secondo Programma, inaugurato dall’annunciatrice Rosanna Vaudetti. Sempre in quel periodo, iniziano i primi esperimenti a colori. Nel 1965, poi, la Direzione Generale si trasferisce nella sede storica di Viale Mazzini a Roma.
A partire dal 1975, il controllo della Rai passa dal Governo al Parlamento, grazie alla riforma che istituisce la Commissione di Vigilanza, per poter garantire il suo pluralismo. Quattro anni dopo, nasce anche Rai 3.
Nel 1984 il suo consiglio di amministrazione cambia modo di composizione, con i 15 membri eletti dalla Commissione, con presidente e direttore generale scelti dall’assemblea dei soci. Quest’anno vede anche l’inizio de La Piovra, una delle fiction di maggior successo della televisione pubblica, con una media a puntata di 10 milioni di spettatori.
Gli anni Novanta si aprono invece con i primi test di trasmissioni satellitari e ad alta definizione, mentre nascono i canali Sat e altre società come Rai Fiction, Rai Ragazzi e Rai Cinema.
A partire dalla prima metà dei Duemila nasce poi il Digitale Terrestre, mentre nel 2016 prende forma il nuovo canone di abbonamento. Da quell’anno l’importo è presente in bolletta in seguito alla legge di stabilità voluta dal Governo Renzi. Proprio uno dei punti per cui sciopereranno i lavoratori il prossimo 26 maggio.