Il giorno x per la ratifica del Mes alla Camera è scoccato. Dopo i due via libera arrivati in commissione Esteri per la proposta di legge per l’approvazione del cosiddetto fondo salva Stati, e senza l’aiuto della maggioranza che sostiene il governo, nell’aula di Montecitorio è iniziata la discussione generale della relatrice di una delle due proposte, Naike Gruppioni di Azione e Italia viva, quindi del terzo polo. E dai banchi della maggioranza, ancora, è intervenuto solo Andrea Di Giuseppe di Fratelli d’Italia che ha richiesto una sospensiva di quattro mesi, il tutto mentre i deputati della Lega hanno deciso di disertare ancora la Camera.
“I gruppi di maggioranza hanno presentato la sospensiva per non procedere all’esame del ddl (di ratifica del Mes ndr) per un periodo di quattro mesi“, ha detto di Di Giuseppe alla Camera chiarendo anche il motivo, ovvero attendere le nuove regole del Patto di Stabilità, del completamento dell’unione bancaria e dei meccanismi di salvaguardia finanziaria, questioni, ha precisato, “fondamentali per il futuro della crescita di tutti i Paesi membri dell’Unione europea e non scindibili dal Mes, si ritiene opportuno procedere a maggiori approfondimenti“. Polemiche dai banchi dell’opposizione con Piero De Luca del Partito democratico che ha criticato la scelta del governo spiegando che così non si fa il bene dell’Italia, con lui, però, anche il terzo polo, e in particolare il leader di Italia viva, Matteo Renzi, e +Europa.
Due via libera senza la presenza della maggioranza in commissione Esteri, e poi la richiesta di sospensiva, che in realtà ci si aspettava da giorni, soprattutto dopo le parole della presidentessa del Consiglio, Giorgia Meloni. E quindi, per la ratifica del Mes, il governo ha deciso di seguire la linea della prudenza, ma non troppo: non un rinvio sine die della discussione generale della proposta di legge di Naike Gruppioni di Azione e Italia viva, quindi del terzo polo, la prima ad aver preso la parola alla Camera, e di Piero De Luca del Partito democratico, ma quattro mesi di tempo in cui si dovrà capire, ha detto l’unico deputato della coalizione di centrodestra che è intervenuto nell’emiciclo di Montecitorio Andrea Di Giuseppe, in che direzione andrà l’Unione europea.
Senza la Lega, che ha continuato a disertare i lavori, l’esponente di Fratelli d’Italia ha chiesto che “alla luce delle modifiche apportate al trattato istitutivo del Mes, a seguito dei recenti cambiamenti del contesto internazionale in cui il Mes verrebbe chiamato a operare e considerato che si è ancora in fase di attesa di quelle che potranno essere le nuove regole del Patto di Stabilità europeo, del completamento dell’Unione bancaria e dei meccanismi di salvaguardia finanziaria, questioni fondamentali per il futuro della crescita di tutti i Paesi membri dell’Unione Europea e non scindibili dal Mes, si ritiene opportuno procedere a maggiori approfondimenti del funzionamento del Mes, vista la delicatezza degli argomenti trattati“, e quindi, in base all’articolo 40, comma 1, del regolamento della Camera, si propone la sospensione della discussione generale per quattro mesi.
E quindi la maggioranza ha fatto vincere la linea di Giancarlo Giorgetti, il ministro dell’Economia e delle Finanze in quota Carroccio, ma anche quello di Raffaele Fitto, ministro per gli Affari europei in quota Fratelli d’Italia, e Giulio Tremonti, anche lui deputato meloniano, di non andare allo scontro (ulteriore) con Bruxelles, che ha chiesto che l’approvazione arrivi entro il 2024, e non quella del capogruppo a Montecitorio sempre di FdI, Tommaso Foti, che invece chiedeva di bloccare la discussione per un anno.
Ma le critiche dai banchi delle opposizioni non sono mancate. De Luca junior, riferendosi direttamente al governo, ha detto che hanno “formalmente affidato le linee e le scelte di indirizzo politico europeo all’opposizione“. “State buttando da mesi la palla in Tribuna, con argomenti incomprensibili e spesso surreali. Da ultimo, abbiamo sentito rievocare formule particolari per dilatare ulteriormente i tempi come la ‘logica di pacchetto’, che certo non ci spaventa. Ci preoccupa, invece, la ‘logica del pacco’ che l’Italia potrebbe ricevere a livello europeo. Non ci rafforza, infatti, questo tira e molla nelle trattative sulla nuova governance europea, non ci rafforza nei negoziati per la revisione del Pnrr. Ci rende al contrario molto più deboli e poco affidabili. State mettendo a serio rischio la credibilità del nostro Paese che è l’unico ancora a non aver concluso l’iter di revisione del Mes già avviato e condiviso da tutti gli altri Stati dell’Unione europea. Togliamo all’Italia questo stigma“, ha spiegato ancora il capogruppo del Pd in commissione Politiche europee intervenendo in Aula.
Pure Lia Quartapelle, però, e il terzo polo anche con Valentina Grippo e +Europa con Benedetto Della Vedova – ma non il MoVimento 5 stelle, che ha fatto parlare Filippo Scerra, che ha spiegato quali sono le criticità nella modifica del fondo salva Stati per i pentastellati -, non ci sono andati giù leggeri.
Da Agorà, su Rai Tre, persino Matteo Renzi, leader di Italia viva, non ha mancato di lanciare delle frecciatine all’esecutivo: “Se continuano così più che un pacchetto stiamo prendendo un pacco – ha iniziato l’ex presidente del Consiglio fiorentino -. Meloni sta sbagliando approccio perché anziché preoccuparsi del futuro dell’Europa tiene la bandierina ideologica di dire: io ho sempre detto no al Mes. Tanto è solo questione di tempo. Prima o poi dovrà dir di sì. E anche in quel caso sarà l’ennesima contraddizione“.
Ci sono poi gli italiani, gli elettori, a cui per forza di cose si deve tenere conto durante le assemblee. Ecco, allora, che dalle forze di maggioranza dovranno vedere i numeri del sondaggio di Euromedia Research per Repubblica per capire in che direzione muoversi per la ratifica del Mes.
Al netto di più di uno su tre, esattamente il 33,5%, che non si sa esprimere su cosa sia meglio o peggio fare, infatti, la maggioranza è a favore dell’approvazione del fondo salva Stati che, in realtà come precisato dalle opposizioni, non obbliga il nostro Paese a prendere i soldi. In particolare, i più favorevoli sono gli elettori del terzo polo, che hanno risposto positivamente per l’89,1%. Anche i simpatizzanti dem sono molto più propensi alla ratifica (il 64,9% di chi lo è contro il 7,8% di chi non lo è) e come loro, a sorpresa o forse no, lo sono anche quelli di Forza Italia. Chi voterebbe il partito fondato da Silvio Berlusconi è favorevole per il 68,8% e contrario per il 16,7%.
Le percentuali, poi, si ribaltano se si vedono le opinioni degli elettori della Lega, di Fratelli d’Italia e soprattutto del MoVimento 5 stelle. Gli ultimi, che mai hanno nascosto di non essere a favore della ratifica del Meccanismo europeo di stabilità, sono quelli più contrari (il 41,7% contro il 24,3% di chi è d’accordo alla proposta di legge del Partito democratico e di Azione e Italia viva), ma si difendono bene anche i leghisti (41,5% contro e 26,5% a favore) e i meloniani, che sono in realtà i più divisi: a fronte di un 39,5% di simpatizzanti di FdI che non sono per l’approvazione, ce n’è un altro 31,5% che invece la pensa in maniera opposta. E in maniera opposta rispetto al partito a cui darebbero il voto ci sono anche gli elettori dell’alleanza Verdi e Sinistra di Angelo Bonelli, Eleonora Evi e Nicola Fratoianni. Con i rossoverdi che si sono sempre astenuti in commissione e oggi non hanno neanche preso la parola in aula, i simpatizzanti sono per il 53% a favore dell’approvazione, e il 26,5% contro.
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