A distanza di una settimana dalla commemorazione dell’eccidio delle Fosse Ardeatine, in cui la presidentessa del Consiglio, Giorgia Meloni, era stata al centro delle polemiche per aver ricordato la morte dei 335 italiani (e non antifascisti), il presidente del Senato e numero due della premier in Fratelli d’Italia, Ignazio La Russa, ha deciso di difendere pubblicamente la leader del centrodestra, spiegando che il casus belli che portò i nazisti a uccidere i cittadini di Roma non è stata la pagina più bella della Resistenza italiana.
Per La Russa, infatti, “l’attentato di via Rasella non è stata una delle pagine più gloriose della Resistenza partigiana: hanno ammazzato una banda musicale di altoatesini, sapendo benissimo il rischio di rappresaglia al quale esponevano i cittadini romani, antifascisti e non“. E queste parole non sono piaciute a molti esponenti delle opposizioni, uno su tutti ad Arturo Scotto, deputato di Articolo 1, che le ha definite “revisionismo“, ma più tardi sono arrivati anche dall’Anpi, con il presidente Gianfranco Pagliarulo, a tirare le orecchie al presidente del Senato, che ha poi replicato e precisato quello che intendeva.
Sul governo di Giorgia Meloni anche prima che diventasse realtà aleggia un’ombra di fascismo, ventilato da più parti, anche all’estero. La fiamma tricolore di mussoliniana memoria, ma forse un po’ più vicina a Giorgio Almirante, nel simbolo del partito della premier, Fratelli d’Italia, alcune dichiarazioni di Ignazio La Russa, attuale presidente del Senato e co fondatore dello schieramento post-Alleanza Nazionale, sul 25 aprile; le mail del presidente della 3-I, voluto sempre dalla presidentessa del Consiglio, Claudio Anastasio che riprendevano il discorso che fece il Duce dopo l’omicidio di Giacomo Matteotti, le frasi, stavolta di Meloni, per la commemorazione dei 335 civili che persero la vita nell’eccidio delle Fosse Ardeatine – che hanno generato molte polemiche -, sono degli indizi, ma non costituiscono una prova, anzi.
A ribadire che il fascismo è stato consegnato alla storia (e nella svolta di Fiuggi), è stato sempre il numero uno di Palazzo Madama che, in un podcast di Libero, proprio nel merito delle parole delle premier (che aveva considerato solo italiani gli antifascisti morti per mano delle SS naziste il 24 marzo del 1943), ha difeso l’inquilina di Palazzo Chigi, passando quasi al contrattacco: “Un atto pretestuoso. Tutti sanno che i nazisti hanno assassinato detenuti, anche politici, ebrei, antifascisti e persone rastrellate a caso, ovviamente non gente che lavorava con loro“, ha iniziato La Russa ai microfoni del quotidiano diretto da Alessandro Sallusti.
Non c’è stato solo quello, però. Perché l’ex ministro della Difesa ha anche voluto specificare che “l’attentato di via Rasella non è stata una delle pagine più gloriose della Resistenza partigiana: hanno ammazzato una banda musicale di altoatesini, sapendo benissimo il rischio di rappresaglia al quale esponevano i cittdini romani, antifascisti e non“.
Le parole del presidente del Senato non sono piaciute soprattutto ad Arturo Scotto, deputato del Partito democratico e coordinatore di Articolo 1, che le ha definite “un atto di revisionismo senza precedenti. Come dire: i partigiani se la sono un po’ cercata. La seconda carica dello Stato non può confondere le vittime con i carnefici. E sdoganare il punto di vista dei fascisti. Indegno e vigliacco“.
Non è il solo, però, perché in una nota anche Osvaldo Napoli, della segreteria nazionale di Azione, quindi del terzo polo, ha puntato il dito sull’operazione, per lui, del presidente del Senato, “di voler riscrivere la storia, con grave danno per la credibilità dell’Italia e delle sue istituzioni delle quali, è bene ricordarlo, egli è espressione rilevante“. “Con sentenza del 7 agosto 2007 la Corte di Cassazione ha chiarito che i militari nazisti uccisi in via Rasella erano ‘soggetti pienamente atti alle armi, tra i 26 e i 43 anni, dotati di sei bombe e ‘Maschinenpistolen’ e non dei musicanti pensionati alto-atesini, come sostiene La Russa“, ha concluso.
Dal Pd vero e proprio, per così dire, è intervenuto sulla vicenda Francesco Verducci, senatore della commissione Cultura: “Alle forze politiche che organizzarono la Resistenza, e tra esse ai comunisti italiani, tutti noi dobbiamo la conquista della libertà e della democrazia, che la tirannide fascista aveva uccise, e la fondazione della nostra Repubblica“, ha detto. “La Costituzione italiana è firmata, insieme ai presidenti De Gasperi e Einaudi, da un comunista italiano, il presidente Umberto Terracini. Il presidente La Russa porti rispetto alla storia di chi ha fondato la Repubblica. È in base al sacrificio dei partigiani, e tra loro tanti comunisti, che lui oggi può sedere ai vertici della nostra Repubblica“, ha concluso il dem.
Subito dopo è arrivata anche la tirata di orecchie da parte dell’Anpi con il presidente Gianfranco Pagliarulo che ha definito le parole di La Russa sono “semplicemente indegne per l’alta carica che ricopre e rappresentano un ennesimo, gravissimo strappo teso ad assolvere il fascismo e delegittimare la Resistenza“. Secondo quanto spiegato dal numero uno dell’associazione dei partigiani “il terzo battaglione del Polizeiregiment colpito a via Rasella mentre sfilava armato fino ai denti stava completando l’addestramento per andare poi a combattere gli Alleati e i partigiani, come effettivamente avvenne. Gli altri due battaglioni del Polizeiregiment erano da tempo impegnati in Istria e in Veneto contro i partigiani“, anzi “l’attacco di via Rasella, pubblicamente elogiato dai comandi angloamericani, fu la più importante azione di guerra realizzata in una capitale europea“.
Pagliarulo ha concluso tirando nuovamente in ballo Meloni: “Dopo la presidente del Consiglio, anche il presidente del Senato fa finta di ignorare che non furono i soli nazisti a organizzare il massacro delle Fosse Ardeatine, perché ebbero il fondamentale supporto di autorità fasciste italiane“.
Dopo le polemiche scoppiate, è lo stesso La Russa (in un certo senso) a ritrattare: “Confermo parola per parola la mia condanna durissima dell’eccidio delle Fosse Ardeatine che solo pochi giorni fa ho definito ‘una delle pagine più brutali della nostra storia’“, ha iniziato il senatore di Fratelli d’Italia salvo poi precisare “che a innescare l’odiosa rappresaglia nazista fu l’uccisione di una banda di altoatesini nazisti e sottolineo che tale azione non è stata da me definita ‘ingloriosa’ bensì ‘tra le meno gloriose della resistenza’“.
Nel corso della puntata di Terraverso, La Russa ha però anche parlato di altro, anche e soprattutto del 25 aprile. Come aveva più volte ribadito, il presidente del Senato ha detto che questa non sarà la prima giornata della Liberazione che festeggerà: “Sono andato da ministro della Difesa a rendere omaggio al monumento dei partigiani, ho portato un mazzo di fiori a tutti i partigiani, anche a quelli rossi che come è noto non volevano un’Italia libera e democratica ma volevano un’Italia comunista. Chi muore per un’idea e per una scelta ideale, non può mai essere oggetto di avversione“.
E poi si è passati a discutere anche del tema che sta tenendo banco in questi giorni, la maternità surrogata, osteggiata specialmente dalla ministra della Famiglia e delle Pari opportunità, Eugenia Roccella. “Non possono dire che opporsi alla maternità surrogata sia una cosa di destra, gente di sinistra, movimenti femministi, amici gay dicono che è un obbrobrio e somiglia al razzismo“, ha dichiarato nel podcast La Russa che poi ha continuato dicendo che “parlano di figli come se fosse la copertura del divano di casa, che stoffa volete? Uguale con il figlio, chissà se si può avere un occhio verde e uno nero?“.
Più conciliante, invece, è stato sul tema delle adozioni per le coppie omogenitoriali. “Per adottare ci vogliono tanti step, vengono privilegiate le coppie giovani, quelle con redditi più alti, io dico, meglio le coppie di genitori di sesso diverso“, ha iniziato salvo poi specificare che “esiste una graduatoria, credo si possano inserire, non so in quale posizione, anche le coppie gay a patto che non sia un modo per poi chiedere e per ottenere sempre altro“. Per lui, infatti, “piuttosto che all’orfanotrofio un bambino a una coppia gay non ho difficoltà a immaginarlo, meglio che senza genitori“.
“La cosa sbagliata – ha concluso – però è dire che è la stessa cosa per un bambino avere due papà o due mamme e una mamma e un papà. Non è vero che è la stessa cosa, poi se mi dite che un bambino può stare bene anche con genitori dello stesso sesso, per me è possibile ma non è vero che è esattamente uguale. Si può dire questo o è un’offesa?“.
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