La Supermedia di YouTrend per Agi di questa settimana, che registra i cambiamenti dall’11 maggio nei sondaggi elettorali, ha eletto, ancora una volta, le due leader rispettivamente di maggioranza e opposizione come le due regine. Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni e il Partito democratico di Elly Schlein, infatti, sono gli unici due schieramenti – con Unione Popolare e Noi Moderati, in effetti – ad aver visto crescere i consensi rispetto a due giovedì fa, tutti gli altri, invece, hanno perso qualcosina o sono rimasti nella stessa posizione.
Per la precisione, ad aver perso di più è il MoVimento 5 stelle di Giuseppe Conte, ma non è andata tanto meglio neanche alla Lega di Matteo Salvini e a Forza Italia di Silvio Berlusconi, che comunque possono gioire perché la coalizione del centrodestra, trascinata soprattutto dal partito della presidentessa del Consiglio, è cresciuta più di quella del centrosinistra. Non solo, per un sondaggio somministrato sempre da YouTrend, ma per Sky Tg24, le riforme istituzionali che vorrebbero proporre dalla maggioranza di governo dividono gli italiani.
A pochissimi giorni dai ballottaggi che restituiranno a molti grandi comuni italiani un nuovo (o chissà) sindaco, la Supermedia di YouTrend per Agi – che si basa sulla media ponderata dei sondaggi nazionali realizzati dall’11 al 24 maggio dagli istituti Euromedia, data di pubblicazione 24 maggio, Noto, 19 maggio, Piepoli, 24 maggio, Quorum, 22 maggio, SWG, 15 e 22 maggio, e Tecnè, 13 e 20 maggio – ha incoronato ancora una volta Giorgia Meloni ed Elly Schlein come le regine.
A fronte, infatti, di tutti gli altri schieramenti che sono rimasti nella stessa posizione o, peggio, hanno perso qualcosina, sia Fratelli d’Italia, sia il Partito democratico sono riusciti a crescere non poco. La compagine della prima presidente del Consiglio donna della storia della Repubblica italiana, per esempio, ha visto i consensi crescere dello 0,4%, portandosi di nuovo sopra il 29%, e precisamente al 29,3%, ma, dicevamo, neanche i dem sono rimasti a guardare.
In una settimana difficile come quella appena trascorsa in Emilia-Romagna, in cui a dover dare risposte concrete dopo l’alluvione che ha portato a 15 vittime ci hanno pensato tanto dal governo, tanto dalla regione, amministrata da Stefano Bonaccini, che contro la deputata italo americana ha perso le primarie del 26 febbraio, il Nazareno ha recuperato mezzo punto percentuale, confermando (qualora ce ne fosse bisogno) la seconda posizione con il 20,7% dei potenziali voti.
Come loro, ma con numeri (molto) meno entusiastici, sono cresciuti solo Unione Popolare dell’ex sindaco di Napoli Luigi De Magistris, che con lo 0,2% si è portato all’1,5%, e Noi Moderati di Maurizio Lupi, quarta forza della maggioranza che sostiene l’esecutivo che con appena lo 0,1% è arrivata alla cifra tonda dell’1% dei consensi. Tutti gli altri, dicevamo, hanno lasciato delle briciole sparse in giro.
Specialmente il MoVimento 5 stelle dell’ex premier Giuseppe Conte che è, nei fatti, lo schieramento che ha perso di più in queste due settimane, appena lo 0,2% è vero, ma tanto è bastato per scendere sotto il 16%, precisamente al 15,9%, con la Lega di Matteo Salvini che ha potuto accorciare nonostante la perdita dello 0,1%. Il Carroccio del ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, nonché vicepresidente del Consiglio, infatti, è arrivato al 9% tondo, mentre Forza Italia di Silvio Berlusconi, che ora sta decisamente meglio, è fotografata al 6,8%, ovvero allo 0,1% in meno rispetto all’11 maggio. Tra chi ha perso, c’è anche +Europa di Riccardo Magi, ora appaiata a Per l’Italia con Paragone dell’ex senatore dei pentastellati al 2,1%, che invece è rimasta uguale a come era.
Chi altro, ancora, non ha cambiato di una virgola i consensi in due settimane è Azione di Carlo Calenda, ancora in vantaggio e di un bel po’, sugli ex alleati, ma alleati ancora in vista delle europee del 2024, di Italia Viva di Matteo Renzi. Se il partito dell’ex ministro dello Sviluppo economico ha perso un po’ di pezzi in termini di esponenti per opera dello schieramento dell’ex premier fiorentino, lo stesso non è successo con i consensi, perché le distanze sono rimaste le stesse, con il 4,3% del primo e il 3%, ovvero la cifra per la soglia di sbarramento, del secondo. Non ha guadagnato, né perso alcunché neanche l’alleanza Verdi e Sinistra di Angelo Bonelli, Eleonora Evi e Nicola Fratoianni, ancora al di sotto del numero fatidico per tornare in Parlamento di un decimo percentuale.
Questo, per forza di cosa, ha avuto ripercussioni sui dati delle coalizioni così come si sono presentate alle elezioni politiche del 25 settembre. Il centrodestra, infatti, ha guadagnato mezzo punto percentuale, arrivando al 46,2% dei consensi, mentre il centrosinistra, pur trascinato verso l’alto dal Pd di Schlein, è cresciuto solo dello 0,3% portandosi al 25,7%. Quanto al terzo polo, i voti diminuirebbero dello 0,1%, ovvero al 7,2%.
Nonostante, però, questi numeri che confermano, appunto, che il centrodestra sta lavorando bene anche dall’esecutivo (e non solo dai banchi delle opposizioni), le riforme istituzionali che sono state proposte, e di cui non si sta parlando in questo momento per lasciare spazio alla lotta all’emergenza in Emilia-Romagna, dividono non poco gli italiani.
Secondo un sondaggio di Quorum/YouTrend per Sky Tg24, il 39% di chi ha risposto alle domande è d’accordo sull’introduzione della sfiducia costruttiva (su cui, per altro, sono d’accordo pure dal Pd), ma il 34% non lo è. Questa divisione si rivede anche per quanto riguarda l’elezione diretta del presidente del Consiglio, il cosiddetto sindaco d’Italia di cui si fanno da portavoce soprattutto Renzi e Calenda, che non piace al 42% di loro contro il 41% a cui, invece, piace eccome.
Sull’elezione diretta del presidente della Repubblica, che è nei fatti la proposta di Meloni e di tutto il centrodestra, però, gli italiani sono ancora più incerti: a fronte di un 42% a favore, infatti, c’è anche un 42% che non lo è affatto. Meno problemi, invece, ci sarebbero per la riforma del bicameralismo perfetto con un Senato delle Regioni, che altro non è che la riforma costituzionale bocciata nel 2016 e voluta dall’attuale direttore del Riformista, che piace al 46% contro solo, si fa per dire, il 31% dei contrari, ma soprattutto per l’Autonomia differenziata, il cavallo di battaglia della Lega e soprattutto di Roberto Calderoli, che raccoglie il 50% dei voti a favore e solo il 33% di quelli contro.
Vedendo nel dettaglio chi, tra gli elettori, si dice più soddisfatto delle varie proposte, quelli del Partito democratico e del MoVimento 5 stelle lo sono un po’ meno degli altri, soprattutto di quelli del centrodestra e di Fratelli d’Italia.
E la stessa cosa si vede anche per quanto riguarda il ponte sullo Stretto di Messina, con i simpatizzanti del governo che sono nettamente più favorevoli alla realizzazione (che ci sarà, considerato che il Senato ha dato ieri il via libera alla conversione in legge del decreto). Nello specifico, il 66% degli elettori del centrodestra e il 70% di quelli di Fratelli d’Italia sono d’accordo, mentre si fermano al 32% quelli favorevoli dal MoVimento 5 stelle a addirittura al 24% quelli dem.
Le differenze, tra l’altro, si notano soprattutto tra il Nord e il Sud e tra fasce d’età, con gli over 55 decisamente più restii rispetto a chi ha dai 18 ai 34 anni. A fronte di un 42% di elettori a favore e di un 42% di elettori contro, nel Settentrione il 47% non lo farebbe, mentre il 35% sì, al Centro il 48% è per il no e il 38% per il sì, e ancora, nelle zone più interessate, solo al 31% non piace, mentre per il 56% è cosa buona e giusta.
Per quanto riguarda, poi, la legge elettorale, solo l’1% degli intervistati rimarrebbe con un sistema misto come quello attuale, mentre il 28% preferirebbe un sistema proporzionale con soglia di sbarramento, di fatto il sistema preferito, anche più del proporzionale puro con preferenze, che si ferma al 21%, o di un maggioritario a turno unico di collegio, che piace all’11% degli italiani, o di un proporzionale con liste brevi bloccate, che ha raccolto il 6% delle preferenze.
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