Fratelli d’Italia, stando ai sondaggi, e in particolare alla Supermedia di Agi/YouTrend, inizia a perdere pezzi per strada. Il partito della presidentessa del Consiglio, Giorgia Meloni, è quello che cala di più nei consensi, e arriva sotto il 30%. Ma se Sparta piange, Atene non ride, e le cose non vanno molto meglio né per gli schieramenti delle opposizioni, né per qualcuno della maggioranza, in particolare per la Lega di Matteo Salvini.
È vero, la decrescita di FdI è decisamente più importante rispetto a quella del MoVimento 5 stelle, del Partito democratico, o del Carroccio, appunto, ma forse è anche il sintomo di qualcosa che nella passata settimana si è rotto con gli elettori, una su tutte: le ripercussioni della scelta di non rinnovare il taglio delle accise sui carburanti. Che, per forza di cose, si è fatta sentire anche sulle percentuali della maggioranza di governo, quindi del centrodestra.
L’anno nuovo, come ben sappiamo, è iniziato con un aumento dei costi di benzina e gasolio se non importanti – quelli c’erano stati all’indomani dell’inizio del conflitto tra Russia e Ucraina – quantomeno percettibili per le tasche degli italiani. Al di là del fatto che, in alcuni distributori, specie in quelli autostradali, l’incremento dei prezzi è stato abbastanza significativo, per tutti gli altri è solo il frutto della scelta del governo di Giorgia Meloni di non prorogare il taglio sulle accise dei carburanti così come era stato introdotto dall’esecutivo precedente, quello di Mario Draghi.
Una decisione che al partito della prima presidente del Consiglio donna della storia della Repubblica italiana, a quanto pare, e a quanto hanno scritto in una nota dell’Agi, ha fatto perdere parecchi decimali nei sondaggi. La prima Supermedia del 2023, fatta dall’agenzia in collaborazione con YouTrend, infatti, ha fatto vedere come Fratelli d’Italia, in tre settimane, sia scesa dello 0,7%, arrivando al 29,6%, quindi addirittura sotto il 30%, una sorta di soglia psicologica con cui si può misurare se il lavoro svolto è stato fatto bene o male.
Ma le cose, si può notare, non vanno molto meglio per le altre formazioni politiche, per lo meno: neanche le altre, ecco, a eccezione di qualcuno, hanno avuto un aumento tale da potersi dire soddisfatti. A incominciare dal MoVimento 5 stelle di Giuseppe Conte arrivando fino a Noi Moderati di Maurizio Lupi (quarta forza della maggioranza di governo) quasi tutti hanno perso qualcosa.
I pentastellati dal 17,6% del 29 dicembre 2022 sono scesi al 17,5% di oggi, che è in pratica una perdita irrisoria specie se confrontata a quella di Fratelli d’Italia, ma che incide comunque nel computo totale e soprattutto nel processo di crescita che il movimento dell’ex premier ha iniziato dopo la rottura con il precedente esecutivo.
Come sempre, però, a scendere un po’ di più è il Partito democratico di Enrico Letta, ancora in cerca di una guida – le primarie sono previste per il 26 febbraio – e che in questi ultimi tempi ha dovuto fare i conti anche con lo scandalo Qatargate che ha sconvolto il Parlamento europeo. Questa volta, però, la decrescita è stata decisamente più contenuta del solito, e infatti i dem si attestano al 15,8%, contro il 16% di tre settimane fa.
Tra chi scende, c’è anche la Lega di Matteo Salvini, protagonista quanto Meloni (o forse leggermente meno) nell’esecutivo. Dal 9% tondo di prima del 2023, anche il Carroccio cede lo 0,1% e torna all’8,9% dei consensi probabili in vista delle prossime (e lontanissime) elezioni politiche. Il vero banco di prova, d’altronde, saranno le regionali in Lombardia, in cui pare che il candidato Attilio Fontana potrebbe spuntarla su Pierfrancesco Majorino e su Letizia Moratti, ma il partito del vicepremier e ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti potrebbe fare ancora un passo indietro rispetto agli alleati.
Poi c’è chi sale, come il terzo polo di Azione e Italia Viva, quindi di Carlo Calenda e Matteo Renzi, e Forza Italia di Silvio Berlusconi. Secondo la Supermedia di Agi/YouTrend, l’alleanza tra i due ex dem ha permesso loro di accorciare sui leghisti dello 0,2% e li ha proiettati all’8%, contro il 7% raggiunto, invece, dagli azzurri del Cavaliere.
A perdere più di tutti, però, è l’alleanza tra Europa Verde di Angelo Bonelli ed Eleonora Evi e Sinistra Italiana di Nicola Fratoianni. Se in tutto il periodo in cui il caso del deputato, ora passato al gruppo misto, Aboubakar Soumahoro i rossoverdi avevano retto, ora hanno perso lo 0,3% e sono arrivati al 3,1% dei consensi, un pelo in più rispetto alla soglia di sbarramento a cui, ancora, nonostante la crescita dello 0,3%, non arrivano neanche da +Europa di Benedetto Della Vedova ed Emma Bonino, ora fotografati al 2,6%.
Un dato positivo, però, c’è: sono loro quelli che, in tre settimane, hanno avuto una crescita maggiore. Più grande anche di quella di Italexit per l’Italia di Gianluigi Paragone, che dal 2,2% del 29 dicembre, è arrivata al 19 gennaio al 2,3%. A perdere, poi, quando Avs, è stata Unione popolare dell’ex sindaco di Napoli Luigi De Magistris, che in tre settimane è scesa all’1,4% dei consensi, contro l’1,7% di prima. Per concludere il quadro, l’ultima forza del centrodestra, dicevamo, ha perso lo 0,1% ed è ora all’1,2% – comunque un passetto avanti rispetto al 25 settembre.
Alla luce di questi risultati, ci sono coalizioni che scendono e altre che salgono. Meglio, c’è il centrodestra che perde quasi un punto percentuale (lo 0,8%, per la precisione) e arriva al 46,8%, ancora piuttosto distante dal centrosinistra che, invece, guadagna lo 0,4% ed è, ora, al 22% – praticamente neanche alle metà rispetto a chi governa, però. Delle altre, poi, abbiamo già detto.
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