Questa settimana la Supermedia di YouTrend per Agi, che si tara sui sondaggi elettorali degli ultimi 14 giorni, ha rivelato un centrodestra un po’ in fase calante, con il partito della premier, Fratelli d’Italia, che ha perso qualcosina, poco in realtà, ma che ora è attanagliato da un Partito democratico, con un’altra leader donna, che sta continuando a crescere, anche a dispetto di tutti gli altri che qualche briciola la stanno lasciando sul cammino.
Quelli che, indubbiamente, hanno perso più di tutti, rispetto a due settimane fa, sono quelli della Lega, che da quando è stata approvata la riforma del codice degli appalti firmata anche dal segretario federale, Matteo Salvini, stanno ricevendo un po’ di critiche, non dalla maggioranza, ora più compatta nella figura di Giorgia Meloni, e con il beneplacito di Silvio Berlusconi, che con il suo Forza Italia rimane uguale, e sì, è quasi un traguardo. Perché, appunto, anche i due grandi movimenti/alleanze delle opposizioni non stanno andando così bene, e anche qua nonostante i tentativi di mostrarsi uguali o diversi rispetto ai dem di Elly Schlein.
Il Partito democratico, il Pd per chi ama le sigle, anche questa settimana, secondo la Supermedia di YouTrend per Agi che fotografa i cambiamenti registrati dai maggiori istituti di ricerca degli ultimi 14 giorni nelle intenzioni di voto degli elettori e ne fa una somma, ha guadagnato qualcosa, anzi ha guadagnato davvero tanto. Sia in termini assoluti – ha portato a casa una potenziale crescita dei consensi, se si andasse alle politiche ora, dello 0,8%, arrivando a toccare quel 20% (tondo tondo, sì) che non si vedeva da settembre scorso, anche prima delle elezioni del 25 settembre che hanno consegnato le chiavi di Palazzo Chigi a Giorgia Meloni, ora presidentessa del Consiglio, ma fino a quel momento a capo di un’opposizione, a voler vedere bene le cose, costruttiva, almeno in termini elettorali -, sia rispetto agli altri schieramenti, uno su tutti proprio quello della prima premier donna della storia della Repubblica italiana, Fratelli d’Italia.
Ecco, colui il quale resta comunque come primo partito, alle elezioni e nei sondaggi, sta attraversando una fase un po’ carente, specie dopo l’exploit avuto nei primi cento giorni di governo, in cui settimana dopo settimana si era arrivati al 30%, che ora è sceso (ancora e dal 16 marzo solo dello 0,1%) al 29,1%, diminuendo di quasi un punto percentuale, per altro, la forbice nei confronti di quell’altro schieramento, il Pd, appunto, che da quando è arrivata un’altra donna in sella – Elly Schlein, ovvio – ha recuperato del terreno non solo sul MoVimento 5 stelle di Giuseppe Conte, ora ampiamente messo alle spalle dai dem, ma anche dai meloniani, a cui in pratica sta rendendo pan per focaccia, in termini di opposizione costruttiva.
L’ultimo tasto toccato dai politici del Nazareno riguarda qualcosa che non si sono intascati direttamente da FdI (sempre per gli amanti delle sigle), ma anzi è stato motivo di orgoglio di una Lega, quella di Matteo Salvini, che ha licenziato la riforma del codice degli appalti, ma che ha anche perso, in due settimane, lo 0,6% dei consensi elettorali per la Supermedia. Il Carroccio, un po’ sfortunato sul tema migranti, sia per la tragedia di Cutro, sia per le (non)risposte che sono arrivate dall’Europa, forse è più per questo che è caduto ed è scivolato all’8,6%, dando ulteriore adito al fatto che il centrodestra, come coalizione, ha perso la metà di quanto non abbia raccolto il Pd, che invece sta trascinando il centrosinistra (45,8% i primi, 25,3% i secondi), almeno quello che insieme si è presentato insieme alle politiche di settembre.
Per quanto riguarda la maggioranza di governo, all’appello manca Forza Italia di Silvio Berlusconi, che nelle due settimane precedenti ha dato un restyling al partito iniziando dal capogruppo alla Camera, che ora non è più Alessandro Cattaneo, ma è Paolo Barelli, più vicino a Meloni e soprattutto al vicepremier in quota azzurra, Antonio Tajani, ma che ha dovuto affrontare anche un ricovero al San Raffaele del Cavaliere, ora tornato ad Arcore, nel suo quartiere generale con la compagna Marta Fascina, autrice, si dice, della svolta. I forzisti, in due settimane, sono rimasti tali e quali, al 6.9%, ma hanno anche accorciato le distanze dal terzo polo di Carlo Calenda e Matteo Renzi, che sta anche guardando in casa dell’ex premier per fare qualche nuovo acquisto, e di prima linea come Licia Ronzulli, che pure ha negato i contatti con l’ex sindaco fiorentino.
I due partiti con due leader che il 10 giugno diventeranno uno solo e poi decideranno chi sarà a guidarli hanno perso lo 0,2% dal 16 marzo, e sono arrivati al 7,4%. Non tanto il numero finale, quanto la percentuale persa, seppur minima, hanno dato, ancora una volta, un plus a Schlein, che ha tenuto e bene nonostante il tentativo di attacchi da parte loro alla base moderata, e nonostante su alcuni temi, come la maternità surrogata, i due ex dem sono più vicini alla premier di quanto non lo siano con il loro ex schieramento.
Una strategia diversa stanno attuando dai pentastellati, che dicevamo essere sempre più lontani dal Nazareno, almeno in termini percentuali, considerato che anche il nuovo capogruppo al Senato, Francesco Boccia, scelto un po’ tra i malumori, abbia dichiarato anche in questi giorni di vedere bene a un’alleanza con colui che era presidente del Consiglio quando lui era ministro. Conte, nelle ultime due settimane, è andato allo scontro con la premier per quanto riguarda l‘invio delle armi in Ucraina, ribadendo che si deve lavorare per la pace, e poi ha criticato il governo per i ritardi sul Pnrr – l’esecutivo ha fatto lo stesso, ma dando le colpe ai predecessori, quindi a Mario Draghi e ai suoi -, che potrebbero anche costarci cari, e in termini di soldi. Se questa seconda battaglia vedrà i suoi frutti a partire dalla prossima settimana, la prima potrebbe aver certificato la diminuzione dei consensi, scesi dello 0,3% e arrivati al 15,6% totale.
Meglio di loro hanno fatto dall’alleanza Verdi e Sinistra, e quindi Angelo Bonelli, Eleonora Evi e Nicola Fratoianni, uno dei due partiti, l’unico sopra la soglia di sbarramento, che tra l’altro rientra nella coalizione del centrosinistra, che è riuscito a crescere nonostante il Partito democratico, e con lui. I rossoverdi, che con Bonelli si sono resi anche protagonisti di un siparietto con Meloni per quanto riguarda il tema siccità, e dopo averla attaccata anche sulla gestione della transizione ecologica, altro obiettivo del Recovery Fund, ma anche una lotta con l’Europa che la presidentessa del Consiglio non ha portato a casa specie sul blocco delle auto diesel e benzina a partire dal 2035, hanno guadagnato lo 0,2% e sono ora al 3,2%, quasi tranquilli.
Sicuramente di più di +Europa di Riccardo Magi, da solo assieme a Benedetto Della Vedova nel gruppo dell’opposizione degli ex radicali, che ha perso ancora lo 0,1% ed è al 2,2%, vicinissimo, ancora, a Per l’Italia con Paragone dell’ex senatore pentastellato, che ha perso la stessa percentuale ed è al 2,1% ora. I due fanalini di coda, poi, ovvero Unione Popolare e Noi Moderati di Maurizio Lupi hanno vissuto dei momenti peggiori: il partito dell’ex sindaco di Napoli Luigi De Magistris è rimasto uguale all’1,5% dei consensi, la quarta forza della maggioranza di governo, invece, è l’unica ad aver preso lo 0,1% in due settimane tra le fila del centrodestra, arrivando però solo all’1,2% totale.
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