La Supermedia di YouTrend per Agi, che si basa sui sondaggi delle ultime due settimane dei principali istituti di ricerca italiani, ha sancito una verità: il divorzio tra Carlo Calenda e Matteo Renzi, quindi la fine del terzo polo, ha favorito soprattutto i consensi per il Partito democratico di Elly Schlein che, tra l’altro, negli ultimi giorni ha perso alcuni pezzi in favore soprattutto di Italia Viva, lo schieramento dell’ex premier fiorentino che, però, non supererebbe la soglia di sbarramento se si dovesse andare a votare oggi.
Per quanto riguarda le altre compagini, nel centrodestra, gli unici a guadagnare qualche decimo (uno, in effetti) sono Fratelli d’Italia della presidentessa del Consiglio, Giorgia Meloni, e Noi Moderati di Maurizio Lupi, mentre hanno perso sia la Lega di Matteo Salvini sia Forza Italia di Silvio Berlusconi. Gli azzurri, nonostante lo 0,1% in meno, però, sono nettamente avanti rispetto ai due ex dem che, insieme, hanno visto decrescere i loro consensi dello 0,7%.
La consueta fotografia dei sondaggi delle ultime due settimane, in una parola la Supermedia di YouTrend per Agi, questa settimana sembra sposarsi poco con quello che è successo negli ultimi giorni nella politica italiana. I malumori di alcuni esponenti del Partito democratico nei confronti della nuova segretaria del Nazareno, Elly Schlein, che li hanno portati a lasciare la casa dem per approdare altrove, infatti, non si sono tradotti in un ammanco nei consensi per il secondo schieramento in Italia, il primo delle opposizioni.
Rispetto al 13 aprile, le media delle rilevazioni di Demopolis (data di pubblicazione: 19 aprile), EMG (17 e 24 aprile), Ipsos (22 aprile), Noto (22 aprile), Quorum (24 aprile), SWG (17 e 24 aprile) e Tecnè (15 e 22 aprile) ha visto una crescita del Pd dello 0,8%, molto di più di tutte le altre compagini, che lo hanno portato al 20,5% dei consensi generali.
Molti di questi nuovi e potenziali elettori dei democratici, tra l’altro, sono arrivati dalla dissoluzione del terzo polo, quindi da quell’idea di partito unitario che avevano Carlo Calenda e Matteo Renzi tramontata per le liti tra i due leader di Azione e Italia Viva, che adesso, soprattutto l’ex presidente del Consiglio fiorentino, stanno accogliendo chi nel partito della deputata italo americana non ci vuole più stare perché non si sente più rappresentato, o forse sarebbe meglio dire ascoltato, creando anche dei problemi nel Copasir.
Per la prima volta divisi anche per la Supermedia, come coalizione (che si è presentato alle elezioni del 25 settembre) hanno perso in due settimane lo 0,7% dei consensi, e sarebbero ampiamente dietro Forza Italia di Silvio Berlusconi, ma non solo perché se l’ex ministro dello Sviluppo economico, a oggi, avrebbe più di qualche chance per superare la soglia di sbarramento – è dato al 4,1% -, non si può dire la stessa cosa per il prossimo direttore editoriale del Riformista che, invece, arriva al 2,4% delle potenziali preferenze. Insomma, poteva e doveva andare meglio di così, tra di loro, chiaro, ma anche per i singoli partiti a cui Calenda e Renzi fanno capo.
Tornando al Pd, il suo exploit gli ha permesso ancora una volta di accorciare le distanze dallo schieramento della prima premier donna della storia della Repubblica italiana, Giorgia Meloni, ovvero Fratelli d’Italia. Pur facendo parte della metà delle forze che compongono la maggioranza che ha visto crescere i consensi dal 13 aprile, infatti, i meloniani hanno avuto un upgrade di un decimo, e sono arrivati al 28,7%, poco considerato che la distanza con Schlein, appunto, ora è di solo (si fa per dire) l’8,2% delle preferenze, mentre due settimane fa era di più di mezzo percentuale in più a favore del primo partito in Italia, che forse ha un poi pagato anche le tirate d’orecchie che sono arrivate in occasione della festa della Liberazione, ma anche e soprattutto quelle dell’Unione europea sul Pnrr, sulla ratifica del Mes.
Non solo, però, perché il gap è aumentato anche nei confronti del MoVimento 5 stelle di Giuseppe Conte, che un po’ ha chiuso le porte a una futura alleanza con i dem, che ha guadagnato quanto la leader del centrodestra, ma che è dato al 15,9% dei consensi dalla media dei sondaggi fatta da YouTrend. Il dato, comunque, potrebbe essere positivo, perché la Lega di Matteo Salvini, che pure stava crescendo, ha subito una battuta d’arresto che l’ha visto indietreggiare, esattamente come i forzisti, dello 0,1% e arrivare all’8,9% contro i 7,2% che, invece, avrebbe il Cavaliere (nettamente in ripresa per quanto riguarda le condizioni di salute). A completare il quadro della maggioranza, poi, c’è Noi Moderati di Maurizio Lupi, che viaggia sull’1,3%, ovvero lo 0,1% in più rispetto a due settimane fa.
Quanto agli altri, l’alleanza Verdi e Sinistra di Angelo Bonelli, Eleonora Evi e Nicola Fratoianni è rimasta tale e quale a com’era, ovvero al 3% tondo tondo, mentre hanno perso qualcosa sia +Europa di Riccardo Magi, scesa ancora dello 0,1% e ora al 2,1%, Per l’Italia con Paragone, che ha perso la stessa percentuale ed è dietro agli ex radicali di un decimo, e anche Unione popolare dell’ex sindaco di Napoli Luigi De Magistris che, invece, dopo il terzo polo, è la compagine che ha perso di più (lo 0,2%) e ora è fotografata all’1,4% dei consensi.
I risultati dei singoli partiti che abbiamo appena visto hanno contribuito, ovviamente, a dei cambi di scenario (ma non di posizioni) anche per le coalizioni. Se quella della maggioranza di governo, rispetto a due settimane fa, non ha avuto né cali, né aumenti, rimanendo al 46,1%, la stessa cosa non si può dire di quella del centrosinistra capitanata dal Pd. La stessa cresciuta avuta dai dem, infatti, si è riverberata anche nella coalizione che è arrivata al 25,7% dei consensi, per contro dicevamo di un terzo polo che è fotografato al 6,6%.
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