Spuntano nuove testimonianze sulle molestie sessuali nelle agenzie pubblicitarie di Milano. Sotto accusa una delle più note. Dopo l’intervista dello scorso 9 giugno di Massimo Guastini a Monica Rossi, sembra che si sia scoperchiato un vaso di Pandora sull’ambiente del settore. Altre ragazze hanno trovato la forza di testimoniare su quanto accaduto durante la loro permanenza, e ora nuove testimonianze sembrano puntare il dito contro l’agenzia We are Social.
Si sta scatenando un vero scandalo, nel mondo della pubblicità e in particolare nell’ambiente delle agenzie di Milano. Ad aprire il vaso di Pandora, Massimo Guastini, personaggio di spicco del settore, che il 9 giugno ha rilasciato un’intervista a Monica Rossi, pseudonimo social di un famoso creator pubblicitario, in cui ha parlato per la prima volta di cosa accade realmente, arrivando ad accusare il direttore creativo di una nota agenzia di aver molestato colleghe e dipendenti. A seguito della sua denuncia, altre donne si sono fatte avanti, raccontando le loro esperienze personali, e di come fosse una sorta di “prassi”. Ora, a metterci il carico da novanta, arrivano le testimonianze di due ex dipendenti di We are Social, con un impiegato che ha raccontato l’esistenza di una chat composta da circa 80 persone, tutti maschi dell’agenzia, nella quale si facevano allusioni e commenti sulle colleghe.
Un vero uragano, quello che sta travolgendo il mondo della pubblicità di Milano, con sempre più testimoni che raccontano di molestie sui luoghi di lavoro. A lanciare il sasso (ma senza ritirare la mano) per primo, il pubblicitario Massimo Guastini, che durante il corso dell’intervista rilasciata a “Monica Rossi”, aveva raccontato cosa accade nel suo settore, accusando apertamente Pasquale Diaferia, creatore di notissime campagne pubblicitarie come “Toglietemi tutto ma non il mio Breil”, di essere un “molestatore seriale”.
Guastini aveva inoltre parlato di una chat molto spinta tra i colleghi maschi di una famosa agenzia, che a quanto pare era la We are Social. Ora, la testimonianza di un ex dipendente di quest’ultima, sembrerebbe corroborare quanto da lui detto. Intervistato dal Corriere della Sera, l’uomo ha raccontato che “si commentavano le ragazze. Ancor prima che una nuova collega arrivasse, giravano i suoi contatti social, le foto in bikini, i nomi degli eventuali fidanzati. E poi commenti al fisico, classifiche. Cose che preferirei non ripetere. Anche io sono stato autore di alcuni messaggi”.
Il pubblicitario ha inoltre aggiunto come i responsabili dell’agenzia “hanno gestito la questione in ritardo e male. Solo a partire dal 2020 sono state fatte alcune azioni di sostegno e sensibilizzazione è stata pubblicata una carta etica”.
We are Social, però, non ci sta, e tramite una nota ha voluto allontanarsi da quanto accaduto, spiegando la sua posizione in merito a quello che sta a tutti gli effetti diventando un tornado dalle conseguenze imprevedibili: “In relazione alle notizie apparse a mezzo stampa – relative a fatti risalenti al periodo compreso tra il 2016-2017 – We Are Social condanna, da sempre, qualsiasi forma di discriminazione e atteggiamenti inappropriati. We Are Social è da sempre impegnata nel creare un ambiente di lavoro sano e inclusivo. La società, nel corso degli anni, ha messo in atto numerose iniziative con partner qualificati affinché il benessere e la tutela delle persone siano al primo posto”.
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