Dopo tanto tempo riparte il tavolo sulle pensioni. I sindacati ritengono che la strada sia ancora in salita. Ma lo spiraglio avviene nel momento adatto in quanto sta per scadere la “Quota 103”, introdotta dal governo Draghi.
Durante l’incontro con il ministro del Lavoro, Maria Elvira Calderone, i sindacati hanno richiesto maggiore flessibilità e azione da parte dell’esecutivo.
“Il governo ci dica se finalmente intende fare sul serio una riforma strutturale della legge Fornero sulle pensioni”.
Afferma Domenico Proietti, segretario confederale della Uil.
Ricomincia il tavolo di confronto tra governo e sindacati rispetto alla questione delle pensioni. Questo a poche settimane dalla scadenza della “Quota 103” introdotta dal governo Draghi e, inoltre, a causa della mancanza di risorse, si rischia di tornare alla riforma Fornero del governo Monti.
La “Quota 103” pone l’età pensionabile a 62 anni più 41 di contributi. Se si dovesse tornare alla riforma Fornero, l’età della pensione si alzerebbe a 67 anni e almeno 20 di contributi.
I Sindacati a partire da Uil rivendicano maggiore flessibilità e spirito di iniziativa da parte del governo. Maurizio Landini, leader di Cgil, ha accusato l’esecutivo di non considerare i sindacati come strumento di negoziazione, con l’intento di trovare una soluzione.
Landini continua dicendo che il governo pur avendo la maggioranza in parlamento non ce l’ha all’interno del paese.
“E pensa di usare questa maggioranza datagli da un sistema elettorale per cambiare il fisco, la sanità, addirittura la Costituzione”.
Concludendo con l’affermare che vi è la serie possibilità di uno sciopero generale, che a detta del leader Cgil, pur non cambiando la situazione permetterà di ribellarsi.
La soluzione non è di facile riuscita, in quanto il punto di incontro appare assai complesso. Inizialmente esso poteva essere rappresentato da “Quota 41”. Questa misura avrebbe previsto un uscita a 62 anni oppure con 41 anni di contributi a prescindere dall’età anagrafica.
Il problema è che la misura è stata quasi subito rimossa dal Def perché considerata troppo onerosa.
Nel mese di luglio, in ogni caso, sono previsti gli aumenti per le pensioni minime.
L’Inps afferma che chi ha un assegno inferiore ai 563,74 euro, riceverà un amento del 1,5% per età inferiore ai 75 anni e del 6,4% per età superiore di 75 anni.
Gli aumenti oscilleranno tra un minimo di 8,46 euro e 36,08 euro in più al mese.
Inoltre, secondo le previsioni di Unimpresa, nei prossimi quattro anni la spesa per le pensioni crescerà di circa 64 miliardi di euro, il 22% in più rispetto al 2022.
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