La questione della gestione dei migranti continua a tenere a banco, in Italia, all’estero e anche e soprattutto nell’Unione europea. Se ne parlerà meglio, sicuramente, al Consiglio europeo dei ministri dell’Interno, ma intanto la Commissione, presieduta da Ursula von der Leyen, è già al lavoro per trovare una soluzione che possa accontentare tutte le parti in causa, Francia e Italia comprese.
I segnali che arrivano – leggasi le dichiarazioni di Anitta Hipper, portavoce della Commissione europea per gli affari interni – non vanno proprio nel senso che dal governo di Giorgia Meloni ci si auspicherebbe: “Non facciamo differenze che si tratti di una nave Ong o di altro tipo“, ha detto prima di specificare che c’è un obbligo legale e che l’Italia è il primo Paese beneficiario del meccanismo di solidarietà per la redistribuzione dei migranti. Alla fine del vertice dei ministri degli Affari nel Consiglio europeo, poi, ha parlato anche Antonio Tajani, spiegando di aver posto la questione per trovare soluzioni comunitarie. Il presidente del Senato, Ignazio La Russa, invece, ha sottolineato che l’Italia non deve essere lasciata da sola.
Lasciare bloccati in mare migliaia di migranti, che sono persone, stipati nelle navi delle Organizzazioni non governative, è stato uno dei primi piani messi in atto dal nuovissimo esecutivo di Giorgia Meloni. Vuoi per pressioni da parte di Matteo Salvini, vicepremier e leader della Lega che, nella sua esperienza passata a Palazzo Chigi, da titolare del Viminale, aveva assunto le stesse posizioni, incorrendo anche in un procedimento penale, vuoi per una scelta condivisa da tutto il governo, fatto sta che i riflettori di tutta Europa sono stati puntati verso l’Italia e verso il Mediterraneo in particolare.
Era quello che si voleva, d’altronde: dare un segnale del fatto che, a noi, come Paese, non va affatto bene che tutti quelli che vengono salvati debbano per forza sbarcare nei nostri porti, a prescindere dal meccanismo di solidarietà europea per la redistribuzione che poi avrebbe fatto in modo che un po’ i migranti andassero in Francia, un po’ in Germania, un po’ in Spagna, un po’ ad altri.
E quindi, al di là del problema interno, con intellettuali schierati contro la leader di Fratelli d’Italia e il suo esecutivo, si è aperta una crisi diplomatica con i cugini d’Oltralpe che potrebbe essersi risolto, in via parziale, oggi con il comunicato congiunto del nostro presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e del suo omologo francese, Emmanuel Macron, che ha seguito un colloquio distensivo in cui si è ribadito “la grande importanza della relazione tra i due Paesi e hanno condiviso la necessità che vengano poste in atto condizioni di piena collaborazione in ogni settore sia in ambito bilaterale sia dell’Unione europea“.
L’Unione europea, appunto. In attesa della data del Consiglio europeo straordinario dei ministri dell’Interno, a cui parteciperà Matteo Piantedosi, una risposta nel merito della questione è arrivata dalla portavoce della Commissione, presieduta da Ursula von der Leyen, per gli affari interni, Anitta Hipper, che ha spiegato come non si debbano fare differenze che si tratti di una nave Ong o di altro tipo, perché “c’è un chiaro obbligo legale e senza equivoci che la salvaguardia della vita umana deve avere la priorità a prescindere dalle circostanze che hanno portato queste persone a una situazione di emergenza“.
Le parole suonano un po’ come una tirata d’orecchie all’atteggiamento dell’Italia, che poi è stata chiamata direttamente in causa senza fare troppi giri di parole quando la portavoce ha parlato del fatto che è il nostro Paese “finora il primo beneficiario” di quel meccanismo richiamato in precedenza. “Finora sono stati 117, ma l’impegno è di 8mila“. Insomma: lamentarsi sì, ma farlo con un criterio, ecco.
Tornando al summit, però, questo verrà convocato quando si troverà una quadra nei servizi della Commissione europea che“sono al lavoro su un piano d’azione per le migrazioni“. E di migranti, ancora, si parlerà anche oggi nel Consiglio degli Affari esteri, come ha specificato la sottosegretaria francese, Laurence Boone, arrivando a Bruxelles.
“Nel corso della riunione sarà evocata la questione migratoria. Io farà un richiamo” alla necessità “dell’unità dell’Ue, della responsabilità per le vite umane e della solidarietà tra gli europei“. Nel Consiglio, ha concluso, approfitterà “per ringraziare i Paesi che aiutano la Francia ad accogliere i rifugiati“.
E così effettivamente è stato come ha detto Antonio Tajani, ministro degli Affari esteri dopo il vertice e l’incontro con la presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola. “Un conto è il soccorso in mare, un altro conto avere un appuntamento in mezzo al mare. È una cosa completamente diversa, soccorrere in mare significa soccorrere dei naufraghi che stanno affogando, l’appuntamento in mare è qualcuno che porta delle persone, fa metà del viaggio e il resto lo fa fare dagli altri“.
Chiaro che per lui, come per tutto il governo italiano questo non vada bene, perché le Ong “non informano la capitaneria di porto, la marina militare, la guardia di finanza. Si muovono in maniera autonoma, decidono loro dove andare, senza consultarsi con nessuno: non spetta a un ente privato fare questa scelta. Dovrebbero essere le navi mercantili a fare soccorso in mare, ma ci sono Ong che fanno un lavoro diverso“, motivo per cui il loro codice di condotta deve essere “rinforzato“.
Nel Consiglio, ha continuato il vicepremier, lui ha posto il problema e “il comune sentire è che serve una soluzione europea” per regolare i flussi migratori. “Tutti quanti mi sono sembrati convinti della necessità di trovare una soluzione a livello comunitario“, ha detto anche perché si è svolto in maniera tranquilla e tutti hanno capito che il tema dell’immigrazione è un problema europeo e “non di Italia e Francia, di Italia e Germania“.
“Non c’è solo l’immigrazione attraverso la rotta mediterranea, ma anche attraverso la rotta balcanica. Riguarda moltissimi Stati“. Servirebbe, per esempio, ha sottolineato anche nel summit, “un piano Marshall per l’Africa, con l’investimento di almeno 100 miliardi di euro. Poi servono investimenti nei Balcani, per la stabilità in quella parte d’Europa: a proposito, sarò lunedì e martedì della prossima settimana a Pristina e Belgrado, per incontrare” il primo ministro del Kosovo, Albin Kurti e il presidente serbo, Aleksandr Vucic.
“Ora – ha detto ancora Tajani – si tratta di trovare le giuste soluzioni. Ho insistito che ci fosse anche una riunione congiunta dei ministri degli Esteri e dei ministri dell’Interno per affrontare in maniera complessiva la questione dell’immigrazione. Vediamo cosa si deciderà, ma sono soddisfatto per il dibattito. Naturalmente si è trattato di un dibattito, di un tour de table dove ognuno ha ribadito la sua posizione, ma non c’è stata alcuna polemica“. L’idea è quella che non ci si debba scontrare con nessuno, ma serve settimane se non mesi per arrivare a una soluzione, sicuramente il “dibattito si è aperto grazie all’Italia“.
Quanto alla crisi diplomatica con la Francia, ha parlato di un lungo colloquio con la sua omologa transalpina, facilitato anche dalla telefonata tra Mattarella e Macron che ha portato a dei toni “molto più sereni rispetto ai giorni passati“. Il qui pro quo, secondo il ministro, è scoppiato a causa della vicenda della nave Ocean Viking non avrà “ripercussioni” sugli altri dossier sui quali Roma e Parigi hanno interessi convergenti a livello dell’Unione europea.
Dopo tutto, ha concluso, “sono stato fermissimo nella sostanza, ma nessun attacco ad altri Paesi, perché non ci interessa dare la colpa a questo o a quell’altro, o aprire fronti con altri Paesi Ue. A noi interessa risolvere i problemi: l’Italia da sola non può affrontarlo. La frontiera delle coste italiane va difesa da tutti. Intanto manteniamo le regole che ci sono e applichiamole. Mi sembra che nessuno volesse esacerbare i toni: vediamo come si potrà andare avanti“. Toni pacifici, non di frattura, nonostante le visioni diverse, ma per cui non sono entrati nel dettaglio.
Nel merito, invece, della telefonata che c’è stata tra Parigi e Roma, quindi tra i due capi di Stato, è intervenuto il presidente del Senato, Ignazio La Russa, che ha spiegato come “l’opera del presidente Mattarella sia sempre utile, ma credo anche la fermezza del nostro governo debba essere condivisa“.
A margine dell’inaugurazione del prolungamento della Tangenziale Nord A52 Rho-Monza, il numero uno di Palazzo Madama ha ulteriormente chiarito come “l’interesse nazionale vada difeso, ciascuno con il proprio ruolo. Il presidente della Repubblica sta svolgendo benissimo il proprio ruolo, come credo i nostri ministri e il presidente del Consiglio. I toni devono essere garbati, ma la sostanza deve essere chiara: l’Italia non può essere lasciata sola a gestire il problema migratorio“. “L’Italia – ha concluso La Russa – non può essere l’unica nazione come terra di prima accoglienza“.
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