Secondo uno studio di ricerca della IE University, il 59% degli italiani sarebbe favorevole a sostituire i parlamentari con un’intelligenza artificiale, in pratica più di un nostro connazionale su due.
Non vanno meglio le cose in Cina, in cui i cittadini che preferirebbero una macchina al posto di un uomo per le decisioni importanti sono tre su quattro, e neanche in Spagna, la prima in Europa per l’approvazione di questa novità, neanche così lontana da arrivare. Negli Stati Uniti e nel Regno Unito, invece, i contrari sono molti più dei favorevoli.
La disaffezione degli italiani nei confronti delle istituzioni, specie del Parlamento, è stata fotografata in pieno alle ultime politiche del 25 settembre, quelle che hanno portato Giorgia Meloni a diventare la prima presidente del Consiglio donna della storia della nostra Repubblica.
Con oltre il 36% degli aventi diritto al voto che non si sono presentati alle urne, si è raggiunto un record che conferma un trend già spiegato da uno studio di ricerca, del 2021, della IE University che ci dice che il 59% di noi preferirebbe avere un’intelligenza artificiale al posto di deputati e senatori. Nel dettaglio, il 29% sarebbe fortemente a favore di un algoritmo, il 30% mediamente d’accordo, il 24% mediamente contrari e, infine, il 17% molto contrari.
Numeri così, in Europa, si vedono solo in Spagna, in cui i favorevoli arrivano al 66%, e in generale, in Cina, in cui addirittura sono il 75% i cittadini che preferirebbero avere delle macchine al posto delle persone per prendere le decisioni importanti. Qualcuno che resiste, però, c’è ancora: per esempio, negli Stati Uniti ci sono molti più detrattori che entusiasti, per usare dei termini tanto cari alla sociologia. Con il 60% dei contrari, gli “americani” prediligono ancora i membri del Congresso in carne e ossa, e meglio vanno le cose nel Regno Unito, che registra solo il 31% dei favorevoli.
Per quanto riguarda l’età, i ricercatori dell’università privata con sede a Madrid, che hanno intervistato 3000 persone di undici Stati diversi, hanno dimostrato che a essere più d’accordo sono i più giovani. Il 60% degli europei tra i 25 e i 34 anni, infatti, votano per l’intelligenza artificiale, mentre gli over 55 sono più per lasciare le cose come stanno.
Ma, di fatto, è così difficile credere che un cambiamento di questo tipo possa avvenire, anche nel breve periodo? Ecco, a differenza di quanto si possa pensare, la possibilità che delle macchine, degli algoritmi possano sostituire i nostri legislatori è tutt’altro che remota. Pochi mesi fa, per esempio, in Danimarca, il Partito Sintetico ha presentato come capofila il Leader Lars, un’intelligenza artificiale che era stata programmata per dare voce al 20% dei danesi che di base non si sarebbero recati alle urne. L’AI aveva il compito di conversare con gli elettori, ascoltare i loro pari e anche evolversi, ma non ha avuto la fortuna che si pensava, cosa che, magari, in Italia non sarebbe andata così male.
La ricerca ha anche evidenziato come il 72% degli europei preferirebbero votare con il loro smarthphone, quindi da casa e comodamente, anziché recarsi fisicamente alle urne per le elezioni. Il dato più alto di favorevoli a questa proposta si registra in Polonia, in cui l’80% della popolazione sarebbe d’accordo, ma anche in Italia i favorevoli sono molto più dei contrari e toccano il 78% del totale, più della media.
Mentre per tornare ad affezionarsi alla politica e credere nella democrazia, sia gli europei, sia gli americani pensano che si debba porre un freno alla corruzione – cosa che è parecchio difficile, come ci ha dimostrato negli ultimi giorni lo scandalo Qatargate scoppiato in seno al Parlamento europeo. Per gli europei, però, in particolare per gli svedesi, un modo per riavvicinare i cittadini alle istituzioni è quello di migliorare e implementare i sistemi di welfare.
In Italia, una soluzione sarebbe anche quella di modificare il sistema elettorale, cosa a cui potrebbe arrivare anche l’esecutivo in carica che nel suo programma per le ultime elezioni aveva inserito anche una riforma costituzionale che potrebbe cambiare la forma di governo passando da una Repubblica parlamentare a una semipresidenziale alla francese. Rimanendo in casa nostra, non sarebbe una buona idea quella di demandare al popolo le decisioni importanti, mentre lo è di più eleggere un leader carismatico e forte. Che sia Meloni quel leader?
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