Perché bisogna avere paura di una nuova guerra nel mondo ultrà

L’agguato, lo striscione storico rubato, l’esposizione in curva e poi il rogo, di ieri. Il mondo degli ultrà, dipinto la maggior parte delle volte come esempio di violenza, quasi fine a sé stessa, si sta preparando a una nuova guerra? I segnali, in questo senso, ci sono tutti, e prescindono anche dal fatto che tra i protagonisti ci siano i Fedayn, tra i tifosi storici della Roma, e i supporter della Stella Rossa, una delle squadre di Belgrado, gemellata con la curva del Napoli.

Ultrà
Alcuni tifosi della Roma in attesa della presentazione di José Mourinho nel luglio del 2021 – Nanopress.it

La lotta iniziata tra le due fazioni la sera di Roma-Empoli, in realtà, ha origine da qualcosa che è successo prima, almeno da dopo gli scontri in autostrada tra il gruppo degli ultrà giallorossi e quelli del Napoli o, peggio, da quando Ciro Esposito, supporter dei partenopei, è stato ucciso nel 2014 prima della finale di Coppa Italia della squadra campana contro la Fiorentina, ma giocata nella Capitale. E quindi, dopo anni di pace (apparente), il timore che si torni a dare battaglia non è così lontano.

Lo striscione rubato (e poi bruciato) dagli ultrà della Stella Rossa a quelli della Roma potrebbe portare a una nuova guerra tra tifoserie

Si deve tornare indietro al 1885 per trovare il primo caso di scontri tra tifoserie rivali, se così, allora, si potevano chiamare. Tra centinaia di morti – specialmente quelli della strage dell’Heysel del 1985 nella finale di Coppa dei campioni tra Juventus e Liverpool che costò la vita a 39 persone, di cui 32 italiani, o quella di Hillsborough in cui morirono schiacciati 96 tifosi dei Reds per lo più -, leggi più o meno ad hoc e rispettate, tessere del tifoso, trasferte vietate, curve silenziate, il mondo ultrà ha subito sicuramente tante battute d’arresto, ma questo non significa che gli stadi non possano tornare a essere un posto pericoloso, o meglio non è detto che una nuova guerra tra fazioni non possa animare anche gli anni Venti, del Duemila.

E il timore per il secondo scenario è sempre più concreto dopo che, ieri, gli ultrà della Stella Rossa hanno primo esposto in curva e poi bruciato uno striscione storico del gruppo dei Fedayn, tifosi della Roma, accompagnandolo con una frase che sì, lascia poco spazio alle interpretazioni: “Vi siete scelti la compagnia sbagliata“.

Al di là del fatto che il vessillo strappato ai giallorossi dopo la partita contro l’Empoli del 6 febbraio vinta dagli uomini di José Mourinho per 2-0, in un agguato a piazza Mancini dei serbi, di ritorno dalla trasferta di Milano per seguire la squadra di basket della città di Belgrado, non è l’unico di cui si sono appropriati – c’è anche quello della Brigata Roberto Rulli, e la bandiera con il volto del capo dell’omonimo frangia ultrà ed ex militante di Autonomia operaia scomparso nel 1990 a 39 anni, che per rispetto nei confronti di un morto non è stato dato alle fiamme, ma è ancora a Belgrado -, il messaggio è chiaro, e qualcosa si sta muovendo.

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Un frame di un video dell’agguato dei tifosi della Stella Rossa a quelli della Roma a piazza Mancini del 4 febbraio – Nanopress.it

E quindi dobbiamo fare un altro rewind. Innanzitutto si deve tornare alle simpatie, ai gemellaggi delle curve. I Fedayn, che ancora non hanno ricevuto neanche un gesto di solidarietà da parte degli altri tifosi della curva sud giallorossi che anche nella trasferta di Salisburgo di Europa League non hanno fatto cenna alla vicenda, sono “amici” della Dinamo Zagabria, che sono, invece, per ragioni politiche, acerrimi nemici degli ultrà della Stella Rossa, che a loro volta sono amici dei tifosi del Napoli, dal 2018. Ed ecco, sì, che tutto torna.

Torna perché a inizio gennaio, l’8, ci sono stati degli scontri sull’autostrada del Sole, all’altezza di Arezzo (precisamente dove aveva già perso la vita un altro tifoso, ma della Lazio, Gabriele Sandri, ucciso da un agente della Polizia stradale, Luigi Spaccarotella, nel 2007) proprio tra i supporter partenopei e quelli romanisti, i primi in trasferta a Genova, i secondi a Milano. Torna perché quello era un regolamento di conti che ci si trascinava da quando, nel 2014, in occasione della finale di Coppa Italia contro la Fiorentina dell’allora squadra di Rafa Benitez nella Capitale, Ciro Esposito, un giovane napoletano, era stato sparato dopo dei tafferugli da un supporter giallorosso, morendo pochi giorni dopo al Gemelli.

Torna e potrebbe non interessare solo le curve della Roma e del Napoli, o quella dei serbi e dei croati. La Curva Nord dell’Inter, per esempio, subito dopo il raid dei tifosi della Stella Rossa ha fatto un comunicato definendolo “un gesto inammissibile nella cultura ultras, al di là della rivalità“, e per forza c’entra il fatto che prima di una partita contro i partenopei, un ultrà del Varese, Daniele Belardinelli, è morto schiacciato da un suv dopo dei tafferugli tra tifosi.

O la curva dei biancocelesti che, invece, non si è schierata dalla parte di quella dei “cugini” (e forse neanche dei nerazzurri) perché nel 1979 un altro tifoso della Lazio, Vincenzo Papparelli, è stato ammazzato da un razzo sparato da Giovanni Fiorillo, membro dei Cucs, in un derby, e ancora si “scherza” su questa cosa.

Un clima non semplice, anzi tutt’altro, per cui oggi, forse, arriveranno delle risposte. Un clima non semplice in cui gli sviluppi potrebbero portare, dicevamo, a una guerra di cui non si aveva bisogno, in un mondo che fino a qualche tempo fa era infuocato, difficile, e in cui si potrebbe tornare a vivere. Gli hooligans, però, sono stati messi a posto, che non si faccia lo stesso, per davvero, anche altrove?

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