La manifestazione di ieri del MoVimento 5 stelle, quella in cui Beppe Grillo ha parlato delle brigate di cittadinanza con i passamontagna, e che doveva dare un segnale al governo di Giorgia Meloni, al momento ha creato più problemi al Partito democratico che ad altri. Le parole del comico genovese (e fondatore del partito di Giuseppe Conte), infatti, sono state usate come pretesto dal centrodestra per chiedere delle spiegazioni ai dem perché Elly Schlein, la segretaria dello schieramento, per rinsaldare i rapporti con l’ex presidente del Consiglio ha deciso di partecipare anche lei al corteo romano contro il precariato. Anche all’interno dello stesso Pd, però, la presenza della deputata non è passata sotto traccia, tanto che oggi sono arrivate le prime dimissioni: quelle di Alessio D’Amato.
L’ex candidato alla regione Lazio sia del Nazareno, sia dell’allora terzo polo, infatti, ha comunicato al presidente del Partito democratico (e governatore dell’Emilia Romagna), Stefano Bonaccini, di aver lasciato l’Assemblea nazionale perché non si ritrova con la linea politica dello schieramento. In un’intervista a Repubblica, Mister Vaccino ha spiegato che per lui la presenza di Schlein alla manifestazione in cui Grillo ha parlato di brigate e passamontagna è stato un autogol, così come lo è stato anche il silenzio della segretaria per quanto detto da Moni Ovadia sulla guerra in Ucraina. In conclusione, D’Amato ha spiegato che al momento non sa se lascerà del tutto il partito, e quindi se aderirà al progetto politico di Carlo Calenda e Matteo Renzi, ma lo valuterà nei prossimi giorni.
La manifestazione del MoVimento 5 stelle fa perdere pezzi al Partito democratico: D’Amato, ex candidato alla regione Lazio, si dimette dall’Assemblea nazionale
Mentre Forza Italia sta cercando di trovare un erede convincente a Silvio Berlusconi, con il rischio che la probabile fuoriuscita di parlamentari dal gruppo del senatore e presidente morto lunedì 12 giugno mini la tenuta dell’esecutivo di Giorgia Meloni, e il MoVimento 5 stelle deve fare i conti con l’ingombrante presenza (ancora) di Beppe Grillo, dal Partito democratico non arrivano notizie positive.
La scelta della segretaria Elly Schlein di partecipare alla manifestazione organizzata dallo schieramento di Giuseppe Conte a Roma contro il precariato per dare un segnale alla maggioranza, infatti, è stata fatale per il Nazareno, che ha perso un importante pezzo dell’Assemblea nazionale: Alessio D’Amato, ovvero l’ex candidato alla regione Lazio dei dem e del terzo polo, nonché assessore alla Sanità della precedente giunta di Nicola Zingaretti, che più di tutti si è speso nella lotta contro il Covid, a partire dalla campagna vaccinale tra le più convincenti in Italia.
Ho comunicato a Stefano Bonaccini le mie dimissioni dall’Assemblea Nazionale del PD. Brigate e passamontagna anche No. È stato un errore politico partecipare alla manifestazione dei 5S. Vi voglio bene, ma non mi ritrovo in questa linea politica.
— Alessio D’Amato (@AlessioDAmato_) June 18, 2023
“Ho comunicato a Stefano Bonaccini che non mi ritrovo proprio in questa modalità e dunque rassegno le dimissioni“, ha ribadito poi Mister Vaccino in un’intervista a Repubblica in cui ha raccontato anche che il presidente del Pd, e governatore dell’Emilia Romagna – di cui per altro aveva sostenuto la candidatura alle primarie per contro proprio della deputata italo americana -, gli ha chiesto di riflettere e, magari, ripensarci. Cose che, però, lui non ha nessuna intenzione di fare perché, appunto, la sua decisione è ferma, e “le dimissioni si danno, non si annunciano“.
A Lorenzo De Cicco, D’Amato ha spiegato il motivo di questa scelta: “È stato un errore partecipare a una manifestazione che si è connotata con parole d’ordine inaccettabili: brigate, passamontagna“. Per lui, infatti, che “arriva da una cultura riformista e di sinistra, che ha sempre combattuto queste forme di violenza verbale, è stato un errore politico e una sottovalutazione, vedo una sorta di spirito gregario in questa partecipazione. Ancora più grave è il mancato e immediato pubblico dissenso da Grillo e Ovadia“.
Ecco, nel merito delle parole dello scrittore di origine bulgare, che ha sostenuto che la guerra in Ucraina sia stata scatenata dagli Stati Uniti, esattamente come racconta la propaganda di Vladimir Putin, il candidato sconfitto alle regionali nel Lazio ha detto che “sono idee deliranti, in un momento in cui il Parlamento e tutta l’Europa sono impegnati in uno sforzo importante“. Ribadendo ancora una volta che la partecipazione di Schlein al corteo del MoVimento 5 stelle è stata un errore, D’Amato ha precisato che “le manifestazioni unitarie vanno realizzate su piattaforme comuni. Aderire così è il sintomo di uno spirito minoritario, che non aiuta a costruire un’alternativa di governo, che va creata su un impianto riformista, contro i sovranisti e i populismi. Quello che hanno detto Grillo e Ovadia invece è la quintessenza del populismo“.
Lasciare l’Assemblea nazionale, però, non significa lasciare anche il partito, per lo meno non per il momento. D’Amato, infatti, ha chiarito che per quanto riguarda questo si prenderà dei giorni di riflessione, così come rifletterà anche sul fatto di aderire a un altro schieramento, magari a quel progetto del terzo polo che, nei fatti, lo aveva anche sostenuto nella candidatura contro Francesco Rocca. Di sicuro, ha concluso, c’è da costruire un’alternativa, anche perché, pur non essendo detto che altri pezzi lasceranno il Pd, del malcontento all’interno dello schieramento dem c’è, eccome, e neanche solo da oggi.
Sull’utero in affitto, ma anche sulla posizione assunta sul tema dell’abuso d’ufficio dai sindaci, ha spiegato, ci sono anime diverse nel Nazareno. “Poi non faccio proseliti io da solo, semplicemente ragiono con la mia testa. Ho sostenuto Bonaccini nella fase congressuale e mi sono messo lealmente a disposizione, ma questa linea non produce un’alternativa di governo“, ha concluso Mister Vaccino, forse un po’ rammaricato, anche per le sorti di un partito che sembrava stesse prendendo la rincorsa in vista delle europee del 2024 e che ora corre il rischio di implodere, di nuovo.