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Mondo

Perché è così importante l’attacco al ponte che collega la Crimea alla Russia

Il ponte sullo stretto di Kerč’ e l’attacco che ne ha fatto crollare una parte essenziale per i convogli ferroviari rappresentano un fattore strategico e politico fondamentale per la guerra tra Russia e Ucraina. Il valore simbolico è indubbio, ma anche e soprattutto quello militare in un conflitto che potrebbe subire un’ulteriore svolta in favore di Kiev.

L’attacco al ponte sullo stretto di Kerc – Nanopress.it

La musica è cambiata e Vladimir Putin lo sta capendo bene, giorno dopo giorno, a furia di attacchi mirati, terre precedentemente conquistate e ora perse, essenzialmente per la controffensiva degli uomini di Volodymyr Zelensky che sta mettendo in serissima difficoltà l’esercito e la strategia degli invasori del 24 febbraio. L’attacco al ponte che collega la Crimea alla Russia si inserisce pienamente in questo quadro e lo inasprisce anche di più, perché ci fa capire che le prossime settimane potrebbero essere quelle cruciali per le sorti della guerra.

Chi ha attaccato il ponte tra Russia e Crimea e come ha fatto

La guerra tra Russia e Ucraina non può essere analizzata semplicemente sul terreno che vede coinvolti due Stati, due popoli, due visioni del mondo e della politica in una contrapposizione continua. Sì, perché oltre all’Occidente, agli Stati Uniti, alle questioni che stanno sempre più allargando il conflitto a macchia d’olio, c’è prima il Donbass e poi anche la Crimea che, soprattutto dal punto di vista ucraino, è centrale nella contrapposizione tra le parti. E negli obiettivi che ne conseguono.

Più volte, sia nella fase di resistenza sia nel cuore della controffensiva delle truppe di Zelensky, l’hanno detto a chiare lettera: ora l’obiettivo è anche liberare la Crimea. Forse quello finale. Occupata dalla Russia nel 2014 dopo un’occupazione militare lampo e un referendum molto discusso, la più grande penisola che si affaccia sul Mar Nero, ha un ruolo strategico e simbolico elevatissimo per la Russia.

L’esplosione sul ponte tra Russia e Crimea – Nanopress.it

Putin la usa come un serbatoio militare e di munizioni straordinario, e molti sostengono come l’invasione in Crimea fosse propedeutica a quella in Ucraina. Ma andiamo con ordine, per capire realmente cos’è successo. Sabato mattina, all’incirca alle sei italiane, è stata registrata un’importante esplosione sul ponte sullo stretto di Kerč’ che è riuscita a spezzare il cavalcavia di cemento.

Non si trattava per nulla di un’operazione facile e che ha richiesto sincronia, una pianificazione perfetta e molto probabilmente avvenuta con modalità inedite o quasi. Infatti, secondo la ricostruzione pubblicata da “La Repubblica”, dietro l’attacco ci sarebbe una ‘Stay Behind’. Si tratta, in pratica, di una rete ucraina che lavora dietro le linee russe rispondendo alla volontà di leader imprecisati e misteriosi. Un vero e proprio gruppo di “Cavalieri dell’Apocalisse” che sfuggirebbero anche al controllo e alla regia degli Stati Uniti.

Sarebbe lo stesso gruppo che ha lavorato e poi ha messo in pratica l’attentato a Darya Dugina, figlia di Aleksandr Dugin, ideologo dell’eurasiatismo contemporaneo, datato 20 agosto e che, infatti, è sfuggito alla volontà degli statunitensi, che l’hanno anche condannato. L’attacco al ponte è un caso decisamente diverso, per quello che significa in un momento cruciale della guerra.

La pianificazione è stata tanto semplice quanto scrupolosa. Si pensi solo al punto in cui è stato fatto esplodere il camion bomba che se si fosse piazzato vicino a un pilastro avrebbe portato danni di entità decisamente minore. E poi c’è il discorso di esplosivo in sé e per sé, dato che il quantitativo era quello perfettamente adatto per mettere fuori uso il collegamento al binario. Una questione di carburante e soprattutto di incendio, dato che il rogo è andato avanti per ore, fino a ottenere l’effetto sperato.

Con il passare delle ore, si è capito come la linea ferroviaria fosse il vero obiettivo dell’attacco, visto che è il mezzo di gran lunga più importante per i trasporti effettuati costantemente dai russi per i rifornimenti di guerra. Lo scoppio del camion bomba, comunque, è stato anche in sincronia con l’arrivo del treno e ciò lascia pensare anche a un’opera molto attenta di avvistamenti e poi di strategia per raggiungere una precisione così accurata.

Un’altra questione che sta facendo riflettere non poco gli analisti è quella relativa il pilota del camion bomba. Le immagini dell’esplosione, che hanno fatto il giro del mondo, lasciavano pochi dubbi sul fatto che non fosse sopravvissuto, fin da subito. Se così fosse, si tratterebbe di una pratica del tutto inusuale per le guerre europee e ci troveremmo di fronte a un vero e proprio kamikaze. Anche in questo caso, però, dobbiamo considerare che stiamo parlando di sabotatori crudeli e abilissimi, quindi non sarebbe strano se avessero ricattato il pilota, ad esempio con rapimenti di familiari o minacce che minavano la sopravvivenza, fino a costringerlo a guidare il mezzo, sapendo già di incontrare la morte. Ancora, può darsi fosse mosso da motivazioni ideologiche più forti e importanti della sua stessa vita, un po’ come la maggior parte dei kamikaze.

Il “New York Times” comunque, almeno in questo caso, ha confermato la versione russa e che, quindi, sarebbero stati gli 007 di Kiev a orchestrare l’attacco al ponte che collega Crimea e Russia. La fonte, visto il riserbo che è stato mantenuto sugli avvenimenti, è rimasta anonima, ma poco cambia nell’analisi dei fatti.

Perché si tratta di un avvenimento cruciale nella guerra tra Russia e Ucraina

Ve l’abbiamo accennato prima, ma ora entriamo ancora di più nei dettagli: l’attacco al ponte sullo stretto di Kerč’ potrebbe totalmente cambiare il destino della guerra tra Russia e Crimea e non solo per il controllo della Crimea, che comunque non può essere ancora negli ordini del giorno più vicini per Zelensky.

Sotto il punto di vista militare e strategico, da lì passavano rifornimenti essenziali per i russi, tramite cui le truppe hanno potuto attaccare e poi controllare il Sud dell’Ucraina. Perdere una via tanto cruciale e soprattutto unica, significa lasciare scoperte le forze russe nel meridione, proprio dove si sta concentrando la controffensiva ucraina nelle ultime settimane.

È lì che sono schierate le linee di soldati, tra il fiume Dnepr e il Mare Azov e ora la Russia è impossibilitata a far arrivare in quella zona treni diretti provenienti dalla Crimea. A questo punto, l’unica via percorribile per i rifornimenti è quella da Nord e, in particolare, quella che sfrutta i convogli ferroviari di Mariupol e Melitopol.

Per chi pensasse sia solo una questione di immediatezza e comodità, non è affatto così. Infatti, il discorso va inserito nell’ambito della controffensiva ucraina. Zelensky non può pretendere di conquistare nel breve periodo le due città sopracitate, che comunque sono ancora lontane dalla zona d’azione del Paese invaso a febbraio. Però, le truppe possono raggiungerle con i missili a lunga gittata e soprattutto potranno presto colpire le linee ferroviarie che li riguardano, interrompendo di conseguenza anche quel tratto, ora essenziale per i rifornimenti.

Le proporzioni in questo caso sarebbero quelle di uno scacco matto nella guerra, che permetterebbe di accelerare la controffensiva di Zelensky a Sud e soprattutto a Kherson. Forse anche fino alla stessa Crimea.

Messo da parte quest’aspetto, c’è poi il valore simbolico che il ponte ha assunto per Putin e per la Russia. Costruito nel 2018, si tratta dell‘emblema dell’annessione della Crimea, tanto che il numero uno del Cremlino è stato il primo ad attraversarlo su un camion, una volta finita la costruzione. La propaganda russa, inoltre, l’ha sempre bollato come la costruzione del secolo e che tutti i potenti e gli zar della storia avrebbero voluto realizzare. È lunghissimo il ponte che collega la Crimea alla Russia, addirittura il ponte più lungo d’Europa con 18,1 km.

Insomma, un attacco al cuore degli invasori che arriva anche poche ore dopo il 70esimo compleanno di Putin e si tratta di un tempismo che non può e non è per nulla casuale nel vivo della guerra contro l’Ucraina. Quindi, siamo davvero alla svolta della guerra? Tra minacce nucleari, strategie, azioni a sorpresa e contromosse, sicuramente si tratta di un attacco che mette ulteriormente in difficoltà l’esercito russo, già in crisi e in preda a fragilità interne e soprattutto numeriche, come riportato in più occasioni dai servizi di intelligence Uk.

Ora toccherà valutare come risponderà Putin. Intanto, il leader del Cremlino ha convocato per lunedì il Consiglio di sicurezza russo, in seguito all’attacco. Ad annunciarlo è stato direttamente il portavoce Dmitry Peskov che ha sottolineato che l’ex funzionario del KGB incontrerà i membri permanenti del Consiglio. Ci sarà, quindi, il vicepresidente Dmitry Medvedev, ma anche i principali ministri, leader politici e rappresentanti dei servizi di sicurezza e dell’esercito. Una mossa che fa capire ulteriormente l’importanza del momento e quanto sia stato importante l’attacco sul ponte, ma che servirà soprattutto a pianificare come rialzarsi, perché Putin non ha alcuna intenzione di perdere una guerra che pensava di vincere con molta più facilità.

Mariacristina Ponti

Nata nel lontano 1992, nel giorno più bello per nascere, a Cagliari. Dopo la maturità scientifica, volo a Padova e poi a Roma per studiare lettere. Nella Capitale poi rimango anche per il master in giornalismo. Tra stage a profusione, sempre nelle redazioni sportive, anche se il vero amore è sempre stato la politica, ho ancora da ritirare un tesserino da professionista.

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