Da giorni si parla delle indagini di finanzieri e Procura per evitare le speculazioni sui prezzi dei carburanti su strade e autostrade.
Dopo l’interruzione degli sconti sulle accise, le autorità sono impegnate per fermare coloro che vogliono fare i furbi e mentre la Guardia di Finanza sta monitorando la situazione, la Procura di Roma ha avviato un’indagine.
Fa discutere molto l’ultima decisione del governo Meloni di non rinnovare il taglio delle accise, poiché questa decisione ha fatto rialzare i prezzi dei carburanti alle pompe di benzina, riportando l’Italia fra i paesi più cari d’Europa sul fronte dei carburanti.
Questi possono essere acquistati in modalità self service abbondantemente sopra la quota di 1,80 al litro per quanto riguarda la benzina, invece il gasolio servito ha superato la soglia psicologica dei 2 euro al litro, arrivando in autostrada anche a 2,50.
Sulla situazione che sta creando molto scompiglio si è espresso il ministro delle infrastrutture Matteo Salvini, che ha dichiarato:
“parleremo con il presidente del consiglio sulle accise. sicuramente c’è della speculazione in corso sui prezzi ed è giusto che la finanza esegua dei controlli. non ci possono essere pompe di benzina che vendono il carburante a 1,70 e altri a 2,40, evidentemente c’è qualcuno che fa il furbo”.
Come abbiamo detto anche la Procura della Capitale è intervenuta e l’inchiesta che sta portando avanti mira a capire le motivazioni dei rincari individuando eventuali responsabilità.
Gli accertamenti sono condotti dal nucleo di polizia economico-finanziaria romana, che sta valutando anche l’esposto che il Codacons ha presentato in 104 procure dove si chiede di approfondire le indagini sui prezzi del gasolio e della benzina, per controllare se ci siano stati aumenti ingiustificati dei listini dei prezzi.
Alcune fonti del ministero dell’Economia hanno riferito che già a dicembre il ministro Giorgetti aveva chiesto ai finanzieri di controllare eventuali speculazioni e nei prossimi gironi si conosceranno i risultati, che aiuteranno a tracciare un primo quadro della situazione.
Tale dossier dovrebbe arrivare al Consiglio dei ministri nella giornata di martedì 10 gennaio per essere esaminato, tuttavia il governo non sembra ancora intenzionato a modificare la propria decisione sul taglio delle accise, nonostante il grave momento di difficoltà che sta vivendo l’economia italiana.
Il ministro dell’ambiente Gilberto Pichetto Fratin ha chiarito che l’aumento dei prezzi dei carburanti non deve superare i 2 euro al litro dati gli attuali livelli di prezzo di gas e petrolio, se così fosse si tratta sicuramente di speculazione e il governo interverrà se i prezzi cresceranno in modo stabile e significativo.
Controlli da parte delle autorità sono stati chiesti anche dal ministro delle imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, in modo da scoprire eventuali anomalie.
Intanto le associazioni dei consumatori sono in subbuglio e il Codacons presenterà oggi un formale esposto all’Antitrust chiedendo l’apertura di una pratica e l’acquisizione della documentazione presso tutti gli operatori della filiera, per fare luce sulle manovre speculative, eventualmente in atto per far salire il presso del gas.
Era stata la Procura di Roma a marzo ad avviare un procedimento simile, ma cosa ne pensano i gestori delle stazioni di rifornimento? Stanno davvero speculando?
Confesercenti e Figis-Concommercio sono due sindacati che rappresentano 22mila impianti italiani per il rifornimento di carburanti e il presidente nazionale della seconda, Brune Bearzi, si è fatto avanti per difendere il settore.
“sembra che la speculazione provenga dai gestori ma iniziamo da un dato reale: un gestore guadagna 3,5 centersimi sul self e 5 sul servito. ci si può spostare da questi prezzi di solo mezzo centesimo, quindi si arriverebbe rispettivamente a 4 e 5,5. mi chiedo come queste persone possano speculare. in autostrada ci sono altre voci a incidere, come il costo del personale che deve lavorare h24”.
Bearzi ha precisato che non è con il mezzo centesimo che si fa speculazione ma purtroppo è più facile incolpare l’elemento finale della filiera, ovvero il venditore diretto, che le grandi compagnie.
“Si cerca un capro espiatorio in coloro che aggiornano il listino dei prezzi solo in base alle decisioni della compagnia fornitrice”.
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