Una domanda che ha bisogno di una risposta: perché i Manichini di De Chirico sembra che si abbraccino anche se non hanno le braccia?
I Manichini di De Chirico rappresentano l’opera maggiore di questo genio indiscusso. Il pittore ha sempre voluto osare e mettere l’accento su una forma d’arte controversa. Nel suo modo di rappresentare l’amore o una situazione invita chi osserva ad andare oltre l’immagine stessa.
È un insieme di forme e colori che si fondono tra loro, come questa sua opera maggiore. I due si abbracciano ma non hanno le braccia: perché e cosa vuole significare veramente?
Giorgio De Chirico nasce nel 1888 a Valos, in Grecia. Uno studio classico e una vita al fianco dei midi indiscussi inizia a studiare disegno, arte e musica. Nel 1905 muore il padre e i fratelli partono per Monaco, al fine di poter terminare gli studi. Andrea e Giorgio partono poi per Venezia e Bari, con l’intento di conoscere meglio l’Italia: un posto che appartiene loro seppur sconosciuto.
Le sue opere diventano presto famose in ogni parte del mondo. Il suo modo di vedere il mondo è complesso, particolare e quasi astratto. In realtà, dietro la sua arte c’è sempre una storia e un significato molto particolare.
Una immagine che rappresenta a pieno l’artista. I Manichini di De Chirico sono una delle opere maggiori, che vogliono mettere l’accento su come il pensiero vada oltre ciò che si vede veramente. Si tratta di una forma apparentemente senza braccia, ma i due protagonisti della storia riescono ugualmente ad abbracciarsi e far innamorare chi li guarda.
È sempre stato chiaro agli esperti che le opere dell’artista fossero controverse, con miti che si potessero contrapporre tra loro tra magia e realtà.
I Manichini di De Chirico sono Ettore e Andromaca, assoggettati dal fato come vengono definiti. Rappresentano due esseri umani che cercano il contatto umano intenso, l’affetto e il conforto. Un contatto quasi impossibile perché privi delle braccia: è in quel momento che l’artista cerca di far capire che tutto può essere possibile se lo si vuole veramente.
Ettore e Andromaca non sono figure reali, ma i due manichini privi di braccia vogliono raccontare il momento del loro ultimo salute, prima che l’eroe affronti Achille nella famosa battaglia. Una scena intima e di valore, che vuole rappresentare un addio e una consapevolezza. Un amore che in pochi conoscono, così come la consapevolezza di non tornare indietro: l’abbraccio e la fusione di due anime sono possibili, anche aver gli strumenti per toccarsi fisicamente.
L’artista cerca di osservare queste due figure come se fosse la prima volta in assoluto, con i due protagonisti che diventano famosi in ogni parte del mondo. Oggi l’opera – del 1917 – viene custodita a Roma presso la Galleria di Arte Moderna.
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