Perché i sindacati scioperano: dalla violenza maschile ai siti inquinati

Perché i sindacati scioperano: dalla violenza maschile ai siti inquinati

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Gli scioperi in Italia non mancano mai. E non c’è settore che possa considerarsi immune da queste proteste. Dei possibili disagi che possono procurarci siamo quasi sempre informati con grande anticipo. Ma non sappiamo quasi mai i motivi che hanno portato dei lavoratori a scioperare.

Perché i sindacati scioperano: i motivi economici

Perché si sciopera? Nella maggior parte dei casi, dietro questa scelta ci sono motivi economici. Come il mancato rinnovo della parte economica di un contratto collettivo nazionale, il “protestare contro le manovre aziendali predisposte per fronteggiare una crisi importante” – come sta accadendo per le proteste contro Mediaworld, anche se queste parole potrebbero essere utilizzate da qualunque sindacato intervenuto nella ristrutturazione di un’azienda in crisi -, o il mancato rispetto di qualche norma contenuta nella parte normativa di un contratto collettivo nazionale – recentemente alcuni sindacati operanti nel settore postale hanno scioperato per il mancato rispetto della regola dell’intervallo.

Perché i sindacati scioperano: le altre ragioni

In alcuni casi però ci possono essere delle eccezioni, e le motivazioni di uno sciopero possono essere molto diverse da quelle abituali. Lo sciopero generale dell’8 marzo ha come obiettivo principale il contrasto alla violenza maschile e a tutte le forme di violenza di genere. Lo sciopero generale del 10 novembre 2017 che riuniva sindacati come Cobas, Cub, e Usb lavoro privato, aveva tra le sue rivendicazioni la riduzione dell’orario di lavoro, la parità salariale, la diminuzione dell’età pensionabile, degli aumenti salariali veri e per tutti, e si schierava contro la privatizzazione e la nazionalizzazione delle aziende strategiche in crisi.

Perché i sindacati scioperano: dall’abolizione alla legge Bossi-fini all’opposizione alla guerra

Queste richieste troppo generiche rischiano di svuotare di senso uno sciopero, che dovrebbe essere invece uno strumento utilizzato con parsimonia e in modo chirurgico, con richieste precise legate al settore in cui si incrociano le braccia. Diventa difficile, ad esempio, giustificare motivazioni come quelle dello sciopero generale del 4 novembre 2016 indetto da sigle come Cub e Usi Ait: dall’opposizione alla guerra, “che sta coinvolgendo l’Europa e il Medio Oriente e i paesi dell’Africa”, ed alla “politica economica e sociale del governo Renzi e dell’Unione europea, contro il Job act”. Tra le altre richieste dello sciopero c’è pure “la messa in sicurezza del territorio” e “la bonifica dei siti inquinati” e “la parità di diritti agli immigrati e l’integrale abolizione della legge Bossi-Fini”.

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