Il Brasile ha iniziato il Mondiale in Qatar con le stigmate della favorita, ma il percorso degli uomini di Tite è per forza di cose ostacolato dagli infortuni di Neymar e Danilo. Si tratta di due dei leader assoluti della squadra e di due stelle affermate a livello internazionale. Ci sono, però, diversi motivi per credere che, in realtà, la Seleçao sia comunque una delle principali pretendenti all’ennesimo titolo. Scopriamo il perché.
Il Brasile e il calcio fanno rima con spettacolo, ma soprattutto con qualità. E l’ennesima dimostrazione è arrivata ieri sera, quando gli uomini di Tite hanno superato una temibile Serbia con il risultato di 2-0. Di solito, è il punteggio delle grandi squadre, quelle che dominano e non hanno punti deboli. Ieri la Seleçao ha dimostrato di saper portare a casa anche le partite sporche. Ma non sono arrivate solo buone notizie, perché gli infortuni di Neymar e Danilo preoccupano i tifosi.
Spesso nella vita ci si chiede quale sia il confine tra un sogno e la realtà. Ma molto meno spesso, i sogni vengono desiderati così tanto da diventare concreti, tangibili. Praticamente obiettivi. E la coppa del mondo per il Brasile è molto di più questo: un meraviglioso sogno che un popolo intero culla in maniera instancabile, come fosse un neonato, come fosse la perla più rara, per poi festeggiare in maniera incontenibile e assaporare una tristezza mai provata.
Il Mondiale, ogni quattro anni, per quel popolo lì è l’essenza della vita nel suo significato più profondo e poetico. Un pallone, un campo, quella divisa verdeoro coi pantaloncini blu e la gioia di chi il calcio ce l’ha semplicemente nel DNA, senza paura di essere smentiti dagli scienziati.
Ieri Tite ha cotto gli avversari a fuoco lento. Il primo tempo è stato una serie di dimostrazioni individuali di tecnica sopraffina e talento visibile anche solo al primo stop. Paquetà da secondo mediano del 4-2-4 in Italia non l’abbiamo proprio mai visto e non ce lo saremmo neppure aspettati, ma fa capire quanto sia bello intendere il calcio in questa maniera, di contro a tanta difesa e catenaccio. Alla fisicità a tutti i costi e ai corti musi. Anche perché, in fin dei conti, l’ex Milan è stato tra i migliori in campo.
Nel secondo tempo, lo studio è finito ed è bastato semplicemente cambiare marcia al Brasile per diventare incontenibile. La luce di Neymar è una stella accecante, fino a diventare fastidiosa, ma per gli avversari. Poi c’è stata la concretezza di una difesa piena zeppa di esperienza e un Richarlison spietato e brasiliano, iconico. Sì, perché il secondo gol è semplicemente un gesto da leggenda, di quelli che per anni dominano gli spot pubblicitari.
Due a zero, insomma, ma anche tanto altro. Anche quell’essenza e quella potenza dei buoni. Ma anche le brutte notizie, come un film che diventa agrodolce nelle sue fasi iniziali, per poi decollare o precipitare. Stavolta, le note stonate sono gli infortuni. Rispetto a tante nazionali, Tite non ne aveva patito così tanti, ma già nella prima partita è stato privato di due dei suoi calciatori migliori. Stiamo parlando di Neymar e Danilo.
Partiamo dalla fine, e quindi dal difensore della Juventus. Da Torino al Qatar ha mostrato ancora una volta un’autorevolezza pazzesca sia quando si è trattato di chiudere, sia nella fase di proposizione della manovra. Si tratta di un uomo tattico preziosissimo per dare stabilità alla retroguardia di Tite. Però, l’allenatore dovrà farne a meno nelle prossime uscite. Ieri l’ex Manchester City è stato stoico, resistendo fino alla fine nonostante un fastidio problema alla caviglia.
In diretta tutti hanno pensato fossero crampi, quindi stanchezza muscolare, dopo una prestazione da applausi. Invece, era un’insidiosa distorsione che è stata confermata dagli esami strumentali di oggi e che lascerà ai box per qualche tempo l’eclettico difensore della Seleçao.
E le brutte notizie non sono finite qui, anzi probabilmente ce n’è una più brutta. Infatti, anche Neymar ha riportato lo stesso infortunio del compagno di squadra: distorsione alla caviglia. In questo caso, però, il mondo intero ha bloccati il respiro, a prescindere dal tifo, quando ha visto la stella del PSG bloccata per terra con il dolore dipinto in volto e la mano a stringere la gamba destra. Poi hanno iniziato a circolare foto sui social e i timori si sono alimentati di fatti concreti.
Il bollettino del numero dieci è un po’ più grave: c’è lesione del legamento laterale. Una tegola che non fa dormire sonni tranquilli ai tifosi della Seleçao e al loro allenatore che dovrà subito reinventare la squadra senza due dei suoi perni fondamentali. E non è così scontato trovare un sostituto immediato alla magia pura.
Neymar ha spezzato l’ansia dei suoi connazionali con delle dichiarazioni che lasciano ben sperare, pubblicate sul suo seguitissimo profilo Instagram: “Oggi è diventato uno dei momenti più difficili della mia carriera e perché ho subito di nuovo un infortunio in una coppa del mondo“. Poi ammette: “Sì, è fastidioso, farà male, ma sono sicuro che avrò la possibilità di tornare per fare del mio meglio per aiutare il mio Paese, i miei compagni e me stesso“.
Tra tristezza e grinta, con l’intenzione di tornare in campo il prima possibile Neymar si lancia in una dichiarazione d’amore: “L’orgoglio e l’amore che provo indossando questa maglia è inspiegabile. Se Dio mi desse l’opportunità di scegliere un paese in cui nascere, questo sarebbe il Brasile. Niente nella mia vita è stato scontato o facile, ho sempre dovuto inseguire i miei sogni e i miei obiettivi. Non augurare mai del male a qualcuno, ma aiuta chi ha bisogno“.
Insomma, chi dava per spacciato Neymar e allarmava con parole premature, lasciando pensare a un Mondiale già finito per la stella brasiliana. Lotterà giorno dopo giorno l’attaccante per tornare a brillare in campo, esattamente come Danilo. Ed entrambi hanno già iniziato le terapie per tentare il rientro nella partita degli eventuali ottavi di finale. Non ci sono speranze, invece, che recuperino per Svizzera o Camerun, ma Tite ha già degli assi nella manica da poter sfruttare.
Ci sono diversi aspetti da analizzare per spiegare perché riteniamo che, anche senza Neymar e Danilo, il Brasile sia comunque una delle principali pretendenti al titolo di campione del mondo. Innanzitutto, ripartiamo dalla partita di ieri contro la Serbia. I verdeoro hanno messo in evidenza un impianto di gioco che va oltre i singoli. È vero, sicuramente gente come Vinicius, Neymar, Raphinha e anche Richarlison aiuta, ma a stupire è la qualità e la quantità nella doppia fase del gioco.
Il Brasile è capace di interdire e ripartire, di difendere l’area di rigore con calciatori del calibro di Marquinhos e Thiago Silva, di affrontare avversari veloci e abili in contropiede, ma anche calciatori molto fisici, come ha dimostrato la sfida a Dragan Stojkovic e ai suoi colossi. Risultato? Sergej Milinkovic-Savic e compagni anestetizzati e vittoria portata a casa, senza mai dare la sensazione di poter davvero rischiare dalle parti di Alisson. E, di solito, chi la dà arriva fino alla fine.
Quindi, difesa di ferro, anche senza Danilo. E anche perché un po’ più avanti c’è un Casemiro versione piovra che ha fatto passare davvero poco dalle metà campo in giù. Un mix tra una calamita e un talento pieno di muscoli: quell’equilibratore che in una squadra così sbilanciata è semplicemente fondamentale. Ed è il migliore del mondo in quello.
Una trequarti priva di Neymar poi, sicuramente perde tanto, anche per il tecnico ha costruito attorno al fantasista del PSG una posizione tutta sua che lo libera dalla fascia come riferimento indispensabile e lo posiziona tra le linee, in cui marcarlo diventa praticamente impossibile.
Però, basta leggere tutti gli uomini a disposizione di Tite per capire fino in fondo il potenziale offensivo che ha a disposizione l’allenatore della Selecao. Nella partita d’esordio, sono rimasti in panchina talenti puri come Antony, Rodrygo, Gabriel Jesus e Martinelli. In attacco il Brasile ha praticamente due squadre devastanti. È vero che per loro non si tratta di una novità, ma anche il quartetto di riversa darebbe filo da torcere a buona parte delle Nazionali presenti al Mondiale.
Al massimo, si potrebbe dire che in difesa la coperta è un po’ più corta, ma a destra si può comunque scegliere tra Militao e Dani Alves, in base alla difficoltà della partita e alle necessità. Entrambi non difettano di leadership e più che sostituiti, sono abituati a essere padroni della difesa.
Qual è, dunque, il problema? Sicuramente il cuore, i riferimenti, le sicurezze che danno dye come Neymar e Danilo in campo. E anche quella sensazione di non arrendersi alla partita, se le cose dovessero mettersi male, anzi comandare se stessi e orientarla verso la vittoria. Non è un caso se O’Ney era fuori dai giochi nel drammatico 7-1 subito dalla Germania. E la testa di molti tifosi ha subito sbloccato quel ricordo sportivamente drammatico. La tragedia umana di un popolo intero.
Il Brasile, però, può farcela lo stesso, ma dovrà crederci. Dovrà capire di avere la rosa migliore, anche se non dovesse recuperare il migliore o non fosse al massimo. Dovrà assaporare una nuova alchimia e nuove caratteristiche, poi concretizzarle in un equilibrio un po’ diverso in campo. E Svizzera e Camerun potrebbero essere un buon test anche per quello. Insomma, il totem Tite dovrà toccare nelle corde nervose e nevrotiche del suo Brasile e riscoprire una belva dalle diverse anime. Un sentimento che neanche i forfait più grandi possono scalfire.
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