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Sabato 9 giugno Liberato, il nuovo fenomeno trap neomelodico italiano, si è esibito a Milano. Nessuno sa chi sia questo nuovo cantante che si è ritagliato un posto di non poco conto nel panorama di nuovi fenomeni emergenti, youtuber, cantanti trap, rapper o chiamateli come volete, che mettono in risalto la vita delle periferie e i loro problemi. E proprio in una periferia milanese, quella del quartiere Barona esattamente, che si è svolto uno dei concerti più attesi della stagione estiva della capitale lombarda.
Un mese dopo l’esibizione sul Lungomare di Napoli davanti a 25.000 persone, Liberato arriva a Milano. Un mese dopo 9 maggio, forse la canzone più conosciuta dal suo popolo di adepti, è di nuovo #MilanoLiberata. E Milano si riscopre romantica e popolare. I biglietti gratuiti del concerto sono andati a ruba in mezz’ora e la live performance di un’ora davanti a circa 6000 persone ha entusiasmato tutti, perfino i più scettici che avevano guardato solo il lato commerciale dell’evento. E non importa se l’intonazione non è perfetta, se l’accento non è napoletano e se per conoscere il significato dei testi bisogna chiedere all’amico del Sud, Liberato libera tutti. Da pregiudizi, da diversità di genere, da differenze di età. Liberato è la nuova torre di Babele che azzera le differenze e accomuna le coscienze e che predica la stessa religione per tutti. Ed è proprio da questo che bisogna partire: dal credere in qualcosa o in qualcuno (non importa se senza volto o con un nome di fantasia), in questo momento anche politicamente difficile per quella parte dell’Italia che continua a credere in valori forti come quelli della diversità e al tempo stesso dell’uguaglianza. E credere in un fenomeno sociale e social come Liberato ci aiuta a capire quanto siano reali le periferie, le diversità e le culture che popolano Milano ma un po’ tutta l’Italia.
Perché nell’attesa dell’esibizione del cantante incappucciato c’è la possibilità, per Milano, di riemergere e di riqualificarsi, a partire dalle periferie che sono da valorizzare e in cui proporre sempre di più concerti, eventi, spettacoli. Il concerto di Liberato, sponsorizzato da Converse, si è svolto in piazzale delle Donne Partigiane, una piazza che circonda il centro sociale Barrio’s e che è ricca di significato, fulcro nevralgico di iniziative, tornei e serate all’aperto, all’ombra di questa grande astronave che è diventata una dei luoghi più fotografati anche per le pubblicità della moda. Un quartiere appunto sempre in fermento ma conosciuto soprattutto da chi frequenta la zona. Grazie a Liberato e alla sua crew è stato possibile, per i giovani di Milano e non solo, conoscere un pezzo di quella periferia è una fucina di sperimentazioni, dove è nato e cresciuto Marrakesh, per citarne uno.
E nell’ultimo mese anche altre zone periferiche si sono animate di eventi e manifestazioni che fanno bene alla città ma soprattutto che fanno sentire le periferie vive. Nella zona dell’ex Scalo Ferroviario di Porta Romana potete partecipare ai concerti del Social Music City, all’ombra della torre di Fondazione Prada, mentre per l’edizione 2018 gli I-Days si spostano a fine giugno da Monza a Milano al parco Experience, ovvero nell’area che ha ospitato Expo 2015, dove tutto quello che è stato costruito viene messo a disposizione di nuovi eventi, per fortuna.
E la magia di un concerto come quello di Liberato sta tutta qui, “pecché c’ha mis int o street, ciente lacrime ‘ngopp’ a stu beat“, in questo sound a metà tra l’elettronica e il neomelodico che vede con lungimiranza le potenzialità dei quartieri metropolitani che non hanno più nulla da perdere ma solo tanto da offrire. E restiamo in attesa di vedere quale sarà il prossimo artista a ‘liberare’ le piazze e i quartieri periferici, forse Rkomi a Calvairate?
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