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Perché il Papa è su Twitter e non su Facebook

Perché Papa Francesco – il più internettiano dei pontefici – cinguetta con grande continuità su Twitter ma ha sempre risposto picche a ogni tentativo di Facebook di accaparrarsi l’uomo dell’anno? Già perché forse non tutti sanno che il social network di Mark Zuckerberg ha caldamente invitato il pontefice, anzi Pontifex come da utenza Twitter, a sbarcare sul portale da oltre un miliardo di utenti, ma ha sempre trovato porte chiuse. Il motivo è molto più semplice di quanto si potrebbe immaginare e riguarda in senso stretto la questione della gestione della community stessa e la natura intrinseca dei due SN rivali. Difficilmente vedremo Bergoglio su Facebook: andiamo a capire perché.

Dalla non attività social di Benedetto al boom di Francesco

Se la prima email della storia dei papi era stata inviata da Giovanni Paolo II e il primo tweet da Benedetto XVI, si possono catalogare questi episodi come pure celebrazioni senza alcun fondamento concreto perché si è trattato in ambio i casi di un semplice tasto premuto (per Ratzinger sul touchscreen di un iPad) senza probabilmente capire a fondo il gesto e soprattutto dando il “la” a qualcosa di già pre-confezionato e pronto. Per capirci: nessuno dei due aveva preparato il contenuto e lo aveva inviato, era un po’ come il taglio di un nastro a un inaugurazione di un palazzo costruito da altri. Nel caso di Paparatzi, non si è vista una grande attività social su Twitter, se non nel momento delle dimissioni. Poi è arrivato l’argentino Papa Francesco e tutto è cambiato. Basti pensare che ha affermato che “Internet è un dono di Dio“.

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Un Vaticano più social e connesso

Se ora i Cardinali filmano l’Angelus con un tablet e si scattano selfie in Vaticano è per via della rivoluzione attuata da Francesco che ha sciolto buona parte degli obblighi e delle formalità seguendo un piano di svecchiamento molto efficace soprattutto a livello mediatico, con la buona collaborazione di stampa e TV. Personaggio di grande carisma e charme, il nuovo Papa si fa amare anche da chi non crede e non poteva che sfruttare questa sua “potenza” comunicativa anche online. Dal suo installamento, l’utenza Pontifex è letteralmente decollata. Sia chiaro: non è lui che twitta, al massimo detta, poi ci pensa l’abile staff capitanato dal cardinale Claudio Maria Celli (“president of the Pontifical Council for Social Communication”), che poi ripropone il contenuto in 11 altri lingue. L’utenza ufficiale @Pontifex è seguita da oltre 4 milioni di seguaci, quella italiana da quasi 2.

Il perché del no a Facebook

Ma perché, se Facebook è così popolato e perché se Pontifex è così amato su Twitter non passa anche sul social network di Mark Zuckerberg? Si dice infatti che sia stato molto richiesto dal colosso californiano, trovando sempre porte sbarrate. Come racconta lo stesso Celli, il suo staff spende ore e ore a “pulire” la bacheca di Facebook del nuovo sito di news del Vaticano “News.va” da migliaia di commenti osceni, bestemmie e altro materiale improponibile, lasciando spazio solo a critiche che meritano di essere pubblicate. E’ stato anche allestito un team IT che possa in qualche modo prevenire messaggi offensivi o inappropriati, ma non è affatto stato possibile trovare una soluzione. Per questo motivo non ci sarà mai una pagina ufficiale di Papa Francesco su Twitter, ma solo quelle non ufficiali (che sono diverse decine di migliaia). L’ennesima conferma che Twitter è la voce ufficiale, il social più amato dalle celebrità perché consente di pubblicare ciò che si vuole e nel caso proporre ciò che gli altri utenti condividono con te, ma non lascia tutto lo spazio e la libertà di Facebook, che è molto difficile da controllare. Su Twitter tutto parte dall’utente e poi vengono i follower, che infatti possono decidere di seguirlo o no. Su Facebook è l’opposto: Zuck, mettiti il cuore in pace, è così.

Diego Barbera

Diego Barbera è stato un redattore interno di Nanopress fino al 2018. Si è occupato di tecnologia, sport, cronaca.

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