“Credo sia l’indagine più grave e più pesante che la Juventus abbia subito nella sua storia, forse anche superiore a quella di Calciopoli del 2006”, ha detto Mattia Grassani, esperto di diritto sportivo, a Radio Anch’io Sport stamattina.
Poche settimane prima dell’ultimo Mondiale vinto dall’Italia, i bianconeri erano stati retrocessi in Serie B, avevano visto togliersi lo scudetto conquistato (sul campo?) i due anni precedenti – uno è andato all’Inter, l’altro non è stato assegnato -, e quindi cosa ci potrebbe essere di peggio? Forse nulla a livello sportivo, al massimo qualche problema con la Uefa, da non sottovalutare, ma anche solo il fatto che si potrebbe ripresentare lo stesso scenario di all’ora non è fatto rassicurante, anzi.
Ogni giorno che passa nuovi elementi dell’indagine Prisma, quella che vede sotto torchio la Juventus e per cui la procura di Torino – soprattutto i tre pm che hanno messo mano nei fascicoli, nei documenti, nelle conversazioni dei dirigenti della società bianconera – ha chiesto 13 rinvii a giudizio, compreso quello del presidente dimissionario, Andrea Agnelli.
Le accuse, si sa, sono di falso in bilancio (e non solo) e riguardano tanto le plusvalenze fittizie, quanto la manovra sugli stipendi degli anni della pandemia. Carte segrete, però, come quella riguardante i 20 milioni che il club deve a Cristiano Ronaldo, non lo sono più così tanto, e il castello del sistema, del metodo portato avanti per anni da direttori sportivi, tecnici, manager e il numero uno stesso della Juventus è caduto.
Da quando sono arrivati gli avvisi di garanzia ci si interroga su quello che potrebbe rischiare la società. Ciò che più preme ai tifosi, juventini e non, è sapere quali saranno le sanzioni dal punto di vista sportivo, e di risposte ce ne sono state parecchie. In un primo momento, forse minimizzando o semplicemente perché la procura della Figc aveva chiuso il fascicolo, in quel senso non si correva nessun pericolo. Ora, però, le cose sono cambiate, e di tanto.
Perché anche dall’organo del calcio italiano, governato da Gabriele Gravina, si vuole fare chiarezza e, dopo aver capito se sono stati fatti errori, anche dare delle pene, che no, potrebbero non essere semplici multe o un handicap di due punti in meno nel prossimo campionato.
Ammesso e concesso che, fino a prova contraria, si è innocenti, lo scenario che si staglia “è assolutamente preoccupante“, ha detto oggi a Radio Anch’io Sport, su Rai Radio 1, Mattia Grassani, avvocato ed esperto di diritto sportivo. Preoccupante perché, ha dichiarato, quest’indagine è la “più grave e più pesante che la Juventus abbia subito nella sua storia, forse anche superiore a quella di Calciopoli del 2006“.
“Le fattispecie sia di reato sia di violazioni di norme borsistiche, societarie e sportive, abbracciano un arco di comportamenti illeciti che non ha precedenti – ha detto ancora -. A livello sportivo si rischia sicuramente di più della semplice ammenda o della modesta penalizzazione, perché tutto quello che sta emergendo, se accertato al termine dei giudizi sportivi, potrebbe portare anche una forte penalizzazione“.
Eh sì, perché in quell’anno, in cui l’Italia era al Mondiale in Germania e lo aveva anche vinto, poche settimane prima alla Juventus non solo erano stati levati gli scudetti vinti nel 2004-2005 e nella stagione appena conclusa, uno dei quali era stato assegnato all’Inter, era stata anche retrocessa in Serie B – per la tristezza loro, e la gioia di tutti quelli che non tifano i bianconeri.
In base all’articolo 31 comma 2 del codice di giustizia sportiva, infatti, “in caso di ottenimento di iscrizione al campionato attraverso alterazione di documenti come nel caso di scritture private che posticipano i pagamenti dei calciatori o di rinunce fittizie” si può arrivare all’esclusione dal campionato, appunto, la retrocessione all’ultimo posto e la perdita del titolo di campioni d’Italia, ha detto ancora Grassani. In pratica, lo scudetto conquistato sul campo nel 2020 verrebbe levato e la Juventus potrebbe scendere nuovamente in serie cadetta.
E la cosa, tra l’altro, ha fatto notare l’avvocato, non dovrebbe essere rimandata a quando verrà emessa una sentenza – se verranno accolte dal gup le richieste di rinvio a giudizio – dal punto di vista giudiziario, ma “se dovesse esserci deferimento, il procedimento si concluderà sicuramente entro la stagione 2022/23 e le sanzioni saranno poi scontate immediatamente“.
Sul perché, poi, questa vicenda sia più grave di Calciopoli, è presto detto: “Un conto è avvicinare un arbitro o un designatore, un conto è drogare i conti della società, viola la parità competitiva con gli altri club, e altera la regolarità del campionato“, ha spiegato Grassani.
Poi c’è la Uefa, di cui probabilmente si sta parlando poco, o meglio “è un fronte finora poco approfondito” perché la situazione è unica. “Tutti gli altri procedimenti riguardavano sforamenti dei tetti di spesa, conclusi con lo stop al mercato“, ha detto ancora l’esperto di giustizia sportiva.
Dalla federazione europea trapela massima cautela, e prima di poter anche solo ipotizzare quali possano essere le sanzioni, si devono avere gli atti delle indagini della procura di Torino. A pesare, per la Juventus, c’è il settlement agreement firmato ad agosto di quest’anno, se si dovessero ravvisare alterazioni dei conti con dolo, però, si andrebbe incontro all’annullamento dell’accordo e a sanzioni pesanti come penalizzazioni, trattenuta premi Uefa, limiti alla rosa e al mercato, squalifica dai tornei (in teoria anche in corso). E quindi, anche qua, la situazione sarebbe piuttosto preoccupante, soprattutto per la squadra.
Tornando al paragone con Calciopoli, non sono dello stesso avviso né il ministro per lo Sport e per i Giovani, Andrea Abodi, né il presidente della Lega Serie A, Lorenzo Casini. A margine dell’evento di presentazione del “Codice di giustizia sportiva Figc” oggi al Coni, il ministro del governo di Giorgia Meloni, ha detto che “esprimere un giudizio ora è intempestivo, siamo pronti a valutare ma non sono io il primo a doverlo fare. Ci sono la magistratura ordinaria e sportiva, io devo sentirmi tutelato nella mia funzione di ministro“.
“Non amo il giustizialismo, non credo al tribunale del popolo, ma penso che ci siano funzioni che vadano rispettate. Ho il dovere di essere presente in modo non solo che si prendano decisioni rapide, ma anche che si prendano nella giusta maniera“, ha concluso Abodi.
Quanto a Casini, ha ribadito di non voler parlare della vicenda Juventus, ma ha spiegato che non c’è nessun timore che possa nuovamente alzarsi lo stesso polverone del 2006: “Dobbiamo vedere cosa succede. In realtà bisognerebbe capire, una volta chiuse le indagini, cosa è successo. Ora è difficile commentare“.
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