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Perché la Procura di Padova ha impugnato gli atti di nascita di bambini con due mamme

Continua a far discutere la scelta della Procura di Padova di impugnare gli atti di nascita di bimbi di famiglie arcobaleno. Si tratta in totale di 33 bambini, tutti figli di due donne, ritenuti “illegittimi” dalla Procura padovana. Famiglie che riceveranno presto comunicazione con la richiesta di cancellare il secondo cognome della donna che non è madre biologica. Una decisione che fa leva sul fatto che ne nostro Paese non esiste una legge che contempla la “seconda madre” e non vi è la possibilità da parte di una donna di dare il cognome della compagna al figlio. La prima notifica è stata inviata alla madre di una bimba registrata nel 2017, figlia di una 40enne sposata all’estero con la partner.

Mamme con i loro figli – Nanopress.it

Desta stupore e anche preoccupazione, la decisione della Procura di Padova di impugnare tutti gli atti di nascita dei bimbi nati da coppie formate da due donne finora registrati in Comune, poiché ritenuti “illegittimi“. Si tratta di un totale di 33 bambini e relative famiglie, alle quali saranno inviate le notifiche da parte dell’ufficiale giudiziario con la richiesta di cancellare il cognome della donna “madre non biologica” e altresì cancellare da ogni documento il doppio cognome utilizzato fino a quel momento. La prima a ricevere tale notifica, la famiglia arcobaleno composta da due donne conviventi, sposate all’estero, che avevano registrato la figlia nel 2017. La Procura ha già annunciato che lo stesso provvedimento raggiungerà anche gli altri nuclei familiari e fa forza sulla mancanza nel diritto del nostro paese di una legge che contempli la “seconda donna”.

La Procura di Padova impugna 33 atti di nascita: il perché

Una decisione che sta facendo montare polemiche e discussioni a non finire, quella presa dalla Procura di Padova, che ha impugnato gli atti di nascita di 33 bimbi nati da coppie omosessuali, tutte composte da due donne. La prima famiglia arcobaleno a vedersi recapitare tale notifica dall’ufficiale giudiziario quella di Vanessa e Cristina, sposate all’estero e madri di Vittoria, registrata in Comune nel 2017.

Mamme con i loro figli – Nanopress.it

Con tale notifica, la Procura obbliga la coppia a cancellare il nome della seconda madre non biologica, chiedendo inoltre la rettifica del doppio cognome dato alla bimba. “Io sono tenuta a far rispettare la legge e con l’attuale normativa non posso fare altro” ha detto all’Anda Valeria Sanzari, Procuratrice di Padova. Nell’impugnazione del certificato di nascita, inoltre, ha scritto che “la giovane età della bambina esclude che la modifica del cognome come richiesto possa avere ripercussioni sulla sua vita sociale”.

Si tratta di figli concepiti all’estero con fecondazione eterologa e poi riconosciuti in Italia dalla coppia come bimbi di entrambi i componenti. Dal 2017, proprio il sindaco di Padova, Sergio Giordani del Pd, aveva iniziato a registrare le nascite delle coppie omogenitoriali, per dare loro pari diritti rispetto a quelle tradizionali.

La Procura padovana basa la sua decisione sul fatto che nel diritto italiano non c’è la figura di una “seconda mamma” e inoltre non è data la possibilità alle madri biologiche di dare anche il cognome della compagna al figlio. La famiglia di Vittoria, questo il nome della bimba iscritta al Comune nel 2017, è anche la prima ad aver ricevuto la rettifica per “illegittimità“.

Finora la registrazione dei figli di coppie omogenitoriali era possibile solo in alcuni Comuni, poiché non essendoci leggi ad hoc, i primi riconoscimenti sono avvenuti, nel 2014, con l’ausilio dell’adozione, ovvero la madre non biologica, adottava il figlio partorito dalla compagna, acquisendo così diritti e doveri, seppur limitati. Una pratica che ha seguito anche il sindaco di Torino Appendino nel 2017, interpretando una norma sulla fecondazione assistita, seguita anche dal sindaco di Milano Sala poco dopo.

Nel gennaio scorso, tuttavia, una circolare del ministero degli Interni ha chiesto ai sindaci di non trascrivere i certificati di nascita dei figli nati all’estero con gestazione di terzi o procreazione assistita da parte di coppie omosessuali. Infine, nel marzo scorso, la circolare della Prefettura meneghina ha bloccato la registrazione dei bambini, seguita a ruota da quelle di altri comuni. Il ministero dell’interno fa leva sulla legge 40/2004 che prevede la procreazione assistita nel nostro Paese legittima solo per le coppie eterosessuali.

“Mi chiedo come possa un Tribunale di uno Stato che professa come priorità la tutela dei minori, escludere che una bambina di 6 anni, iscritta alla scuola primaria, possa accusare un cambio di cognome, un fratello e una mamma che nella forma smettono di essere famiglia” ha dichiarato una delle due mamme di Padova.

Amanda Merli

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