Perché la ritirata dei russi da Kherson può aprire le porte alle trattative di pace

I russi hanno annunciato la ritirata da Kherson in maniera ufficiale e questo potrebbe significare l’inizio di trattative di pace tra Russia e Ucraina.

Ministro della difesa Shoigu
Russia, ministro della difesa Shoigu – Nanopress.it

La Russia ha intrapreso una ritirata che prevede che le truppe presenti a Kherson nella zona ovest del fiume Dnepr vengano spostate tutte sulla riva est del fiume. La decisione è stata spiegata da due dei comandanti russi più influenti all’interno di questo conflitto in Ucraina. La reazione delle autorità internazionali è positiva mentre Zelensky è sospettoso e crede che sia dettata dal momento attuale.

La ritirata dei russi da Kherson

La notizia della ritirata dei russi da Kherson è stata ufficializzata dai comandanti Shoigu e Surovikin. Inaspettatamente, hanno sottolineato più volte, la decisione è stata presa in quanto in questo momento l’esercito ucraino è più forte di quello russo.

La comunicazione ha stupito le autorità mondiali che vedono nella ritirata uno spiraglio di dialogo. Gli esponenti militari russi hanno dichiarato più volte che “ora la priorità è presentare la vita dei nostri soldati“. Una chiara presa di posizione che tende verso l’onestà dato che non è stato nascosto il momento di difficoltà dalle stesse autorità russe.

La portavoce del Cremlino Maria Zakharova ha inoltre aggiunto:Non abbiamo mai rifiutato di condurre negoziati con Kiev e siamo ancora pronti, tenendo in considerazione la realtà emergente“.

Tutto arriva in concomitanza con la fine del votazioni dei midterm Usa. Ora gli Stati Uniti possono analizzare la situazione senza la paura di risvolti elettorali. Questo segna un momento importante che va valutato attentamente ma che può essere visto realmente nel senso di voler dialogare, perché le modalità della ritirata dei russi da Kherson suggeriscono un’apertura.

Perché potrebbero aprirsi le porte al dialogo

La ritirata dei russi da Kherson ha mostrato modalità relativamente pacifiche. Ovviamente stiamo parlando del rientro delle truppe verso la riva sinistra del Dnipro senza contare gli avvenimenti del conflitto. La Russia avrebbe potuto lasciare la zona occupata cercando però di ostacolare l’avanzata Ucraina. Per esempio saccheggiando e distruggendo strutture critiche o lasciando dietro di sé ancora più morte e distruzione.

La scelta di lasciare semplicemente la zona mostra una chiara presa di posizione che non è sicuramente casuale. Non vuol dire che la pace con l’Ucraina sia alle porte ma potrebbe esserci una tregua dovuta dalle mediazioni internazionali. Da Mosca, comunque, ancora c’è stata nessuna comunicazione ufficiale soltanto quelle dei comandanti dell’esercito.

Se l’Occidente ha preso questa notizia con stupore ma in maniera positiva e speranzosa, Volodymyr Zelensky invece ha paura di un inganno. Non vuole sottovalutare la possibilità che si tratti di una mossa che precede una grossa contro offensiva.

Comandante Surovikin
Comandante russo Surovikin – Nanopress.it

Secondo il presidente ucraino, la ritirata è frutto della sconfitta nelle zone di Kherson dove le truppe ucraine hanno resistito grazie all’aiuto della Nato. Le forniture messe a disposizione dei suoi soldati e le sofisticate tecnologie di cui è stato rifornito hanno dato i loro frutti. Non crede, però, nella buona fede di Putin e non ha intenzione di mollare il colpo. Si tratta di un momento delicato in quanto anche gli Usa hanno annunciato che non invieranno i droni promessi all’Ucraina perché temono una nuova esclation russa contro la nazione.

La pace per le autorità ucraine può sopravvenire soltanto se vengono restituiti i territori annessi alla Russia. Non si esclude che la ritirata possa anche allargarsi fino alla Crimea ma ciò è frutto di idee e ragionamenti delle autorità internazionali.

La Nato aveva già preannunciato che la ritirata dei russi da Kherson avrebbe significato il poter imbastire una trattativa per arrivare ad un cessate il fuoco. Gli Stati Uniti e l’Europa occidentale sono dell’idea che procedere significherebbe andare incontro ad una guerra nucleare mentre Gran Bretagna e i paesi dell’Est Europa vorrebbero la disfatta completa della Russia.

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