Il principe di Svezia Carlo Filippo a un’esercitazione militare
In Svezia torna la paura della Russia e torna anche la leva obbligatoria. Il ministro della Difesa svedese, Peter Hultgvist, ha annunciato che dal 1° gennaio 2018 il servizio militare sarà di nuovo obbligatorio per tutti i maggiorenni, maschi e femmine, chiamati alla leva per undici mesi. La proposta del governo socialdemocratico è arrivata dallo stesso ministro, dopo l’accordo raggiunto con i conservatori: dopo aver abolito la leva obbligatoria nel 2010, il paese ha deciso di reintrodurla per le continue e crescenti tensioni con Mosca, culminate in sconfinamenti di caccia militari russi in territorio svedese. “Il governo vuole un flusso più stabile di personale e aumentare le sue capacità militari a causa del cambiamento della situazione della sicurezza”, ha dichiarato il Hultqvist. Il disegno di legge sarà presentato al Parlamento che dovrebbe votarlo senza troppi intoppi visto che si tratta di una proposta congiunta tra maggioranza e opposizioni. Saranno coinvolti tutti gli svedesi nati dopo il 1999, per un totale di 13mila persone, ma solo 4mila di loro saranno selezionati e chiamati alle armi ogni anno dopo il primo gennaio 2018.
Il governo di sinistra del premier Stefan Loefvén ha deciso di reintrodurre il servizio militare obbligatorio in Svezia, abolito nel 2010 da un governo di centrodestra, in quella che è una situazione ad altissima tensione. Il paese, campione del modello nordico che unisce efficienza e accoglienza, alta tecnologia militare ed ecologia, ha deciso di rispondere alle continue aggressioni russe e a uno stato di tensione che rischia di scoppiare da un momento all’altro.
La necessità di ripristinare la leva obbligatoria serve alla Svezia per rimpolpare le fila dell’esercito: pur essendo una delle nazioni tecnologicamente avanzate e vantando un arsenale di prim’ordine, conta poco più di 20mila soldati. Sottomarini, navi invisibili, cyberwar, aerei e jet di ultima generazione bastavano a gestire la difesa in una situazione di calma apparente. Quando gli attacchi e le provocazioni sono diventate troppe, e soprattutto pericolose, si è reso necessario mettere mano anche alla parte umana della Difesa, anche perché il paese non ha riservisti. Oltretutto, per scelta politica, non ha armi nucleari e si trova a controbattere alle provocazioni di una delle maggiori potenze nucleari al mondo com’è la Russia.
Perché la Svezia teme la Russia
La decisione del governo non è arrivata all’improvviso, ma è stata una risposta necessaria alle minacce sempre più frequenti da parte della Russia, in una riedizione della Guerra del Grande Nord con Vladimir Putin nella parte di Pietro il Grande. L’episodio più grave risale al 29 marzo 2013 quando alcuni aerei da guerra russi, partiti da San Pietroburgo, hanno sorvolato l’isola svedese di Gotska Sandön, nel mar Baltico, per simulare un attacco militare contro il sud del Paese: in quella occasione furono gli aerei della Nato a sollevarsi in volo.
Non solo. A ottobre dell’anno successivo, era successa la stessa cosa, questa volta con jet russi in volo sopra l’isola svedese di Öland, sempre nel Mar Baltico, tallonati dai mezzi Nato. Il 3 ottobre infine un jet russo si è affiancato, fino a una distanza di pochi metri, a un velivolo dell’intelligence svedese in volo sul mar Baltico, sfiorando anche l’incidente, con tanto di foto confermata dall’intelligence svedese della FRA.
Il jet russo Su-27 fotografato a distanza ravvicinata dal velivolo dell’intelligence svedese. Foto: FRA
Studiosi ed esperti concordano nel dire che la Svezia è nel mirino russo perché, pur non allineata (come la Finlandia), è di fatto un alleato della NATO. “Se la guerra (Fredda ndr) fosse scoppiata la Svezia avrebbe preso le parti della Nato. E la Russia ha sempre guardato alla Svezia come a un falso alleato, cioè come qualcuno che, se la guerra fosse diventata davvero reale, avrebbe preso le parti del nemico”, disse nel 2014 Tomas Ries, docente presso il dipartimento di sicurezza, strategia e leadership del Collegio di Difesa nazionale di Stoccolma, in un’intervista a Vice.
Questo spiega parte della politica estera di Putin che, dopo l’annessione della Crimea e lo scoppio della guerra in Ucraina (conflitto che continua ancora ora nel silenzio dei media), ha deciso di mostrare i muscoli all’Alleanza Atlantica con vere e proprie azioni di provocazioni, incidenti sfiorati, sorvolo di spazi aerei stranieri ed esercitazioni anche con armamenti nucleari.
Secondo il rapporto stilato dall’European Leadership Network, sono almeno 40 le azioni di disturbo e di provocazione avvenute da parte della Russia solo nel 2014, con particolare intensità nella zona del mar Baltico.
La cartina elaborata dall’ELN con gli episodi e le provocazioni militati della Russia: qui tutti i dettagli
La Svezia quindi si trova a fronteggiare un pericolo reale e ha bisogno di armi e soprattutto di uomini. “La sicurezza europea è severamente messa a repentaglio dall’annessione illegale della Crimea e dall’aggressione nell’est dell’Ucraina. Con il crescente coinvolgimento in Siria, è evidente una sempre maggiore volontà politica di usare la violenza per conseguire i propri obiettivi. Oggi, si accresce il significato della Regione baltica per la sicurezza europea”, aveva già spiegato il ministro della Difesa Peter Hultqvist nel discorso tenuto davanti al sovrano nel corso del 90° anniversario dell’Aeronautica svedese non più tardi di settembre.
Il paese ha sempre mantenuto un esercito molto efficiente perché tra i due fuochi, cioè tra Nato e Russia: durante la Guerra Fredda non si è schierata e ha mantenuto una sorta di neutralità super partes, per non finire vittima del fuoco incrociato. Pur non avendo aderito all’Alleanza Atlantica, nel 1994 ha firmato un accordo di cooperazione militare con l’Alleanza Atlantica, di fatto schierandosi con l’Occidente, cosa che ha sempre disturbato la Russia. Finché Mosca ha avuto altro a cui pensare, il mar Baltico è rimasto tranquillo: quando invece la politica estera russa è diventata aggressiva, le acque si sono fin troppo agitate, costringendo così la Svezia a intervenire, anche con la leva obbligatoria.