Le notizie che emergono dalle ultime dichiarazioni, rilasciate riguardo il conflitto tra Russia e Ucraina, parlano di un possibile attacco russo attuato mediante offensiva che dovrebbe aver luogo proprio dal territorio moldavo ma indipendentista della Transnistria. Ma emerge, anche, l’ipotesi lanciata da Mosca che il territorio transnistriano possa venire usato per un’offensiva di Kiev.
La scelta del presidente russo Putin di ritrattare il patto con la Moldavia, come annunciato ieri ufficialmente tramite il sito del Cremlino, ha alzato preoccupazione all’interno della regione ma anche a livello internazionale, per la paura di una nuova controffensiva russa su un territorio che, a tratti, si sente legato alla Russia e al Cremlino e che potrebbe essere un punto di slancio per Mosca e per le sue operazioni militari future, ma che dall’altro è di sovranità e reclamato dalle autorità della Moldavia.
La Transnistria e la sua storia
Il territorio della Transnistria è uno stato non riconosciuto dalle istituzioni internazionali ma che, di fatto, è attualmente indipendente. Le ragioni per le quali si è creata una netta spaccatura fra Moldavia e Transnistria è da ricercare nei tempi in cui si è conclusa la prima guerra mondiale.
La divisione tra i due territori è stata decretata per l’appunto negli anni successivi alla fine della prima guerra mondiale. Nel 1939 i sovietici poterono occupare ufficialmente la Transnistria o anche chiamata Bessarabia che, dopo una breve occupazione rumena, è passata ufficialmente all’URSS nel 1944.
Gli anni ’80 furono anni nel quale si risvegliò il nazionalismo popolare dell’area geografica e la paura dei transnistriani di poter perdere la propria identità e soprattutto di non poter più parlare il russo, dopo il colpo di Stato che venne attuato nel 1991 a Mosca e che decretò l’indipendenza di Chisinau dall’Unione Sovietica e dichiarò di conseguenza la lingua moldava come l’unica lingua nazionale, si accese malcontento popolare in questa area della regione e, presto, il nervosismo si è trasformato in una guerriglia interna combattuta sostanzialmente villaggio per villaggio ma anche quartiere per quartiere nella città di Bender. La fine del conflitto avvenne perché ci fu un bombardamento a carico dei moldavi nella zona destra del fiume e, molto probabilmente, senza questa azione rossa le ostilità sarebbero durate ancora per molto tempo.
Il cessate il fuoco e la prospettiva di pace fu avanzata dalla Russia e successivamente controllata da una delegazione formata da russi, moldavi e tranistriani.
Una popolazione divisa tra città che inneggiano alla propria appartenenza russa come per esempio Tiraspol mostra ancora chiaramente i segni del passato sovietico ma anche della continuità attuale con il passato, che si evince dal statue di Lenin presenti lungo i boulevard ma, anche, dalle numerosi Falci e Martelli che campeggiano sulle pareti dei palazzi. Come rivelato da Il caffè geopolitico nonostante i numerosi simboli sovietici sembra che la popolazione abbia in realtà un’impronta occidentale e qui si conosce a perfezione e ski applica la realtà di mercato occidentale e la pianificazione commerciale e produttiva europea e non vi sono limiti nell’utilizzo della tecnologia, se non quelli imposti ai sistemi di circolazione di denaro che però rientrano all’interno di un isolamento politico e non attuato dai cittadini transnistriani.
La regione transnistriana è suddivisa dal resto della Moldavia tramite un posto di blocco che segna la frontiera per l’appunto fra Repubblica di Moldova e la Repubblica moldava transnistriana. Come sopra citato nonostante non ci sia un effettivo riconoscimento della zona come stato indipendente la realtà mostra una divisione concreta della zona.
La frontiera è stata attrezzata con container che dividono la strada che collega Chisinau a Tiraspol. La frontiera da parte della Moldavia è libera e i soldati moldavi osservano il passaggio senza chiedere i documenti ai viaggiatori dato che ritengono che a tutti gli effetti il territorio transnistriano sia parte della Moldavia. Viene effettuata però una tassazione sui prodotti russi, che si possono comprare al di là del posto di blocco.
Per quanto riguarda invece la parte transnistriana i controlli vengono effettuati in maniera più specifica e vengono controllati i passaporti dei viaggiatori e viene consegnato all’ingresso un foglio che rappresenta una sorta di visto dove vengono accordati con i militari i giorni di permanenza nel paese.
La città che si incontra immediatamente dopo la frontiera è quella di Bender. Qui gli edifici mostrano ancora i segni dei bombardamenti avvenuti nel 1992 quando le autorità moldave attaccarono il territorio della transnistria per a riprendere il controllo della zona che si era dichiarata indipendente.
Quando Tiraspol dichiarò la propria indipendenza la Moldavia subì un duro colpo dato che la sua intenzione era quella di riacquisire completamente il territorio della Moldavia sovietica.
La Moldavia e il suo esercito potevano contare, però, su un numero limitato di soldati ma anche di forniture militari ridotte, mentre l’esercito transnistriano era improvvisato ma appoggiato dai mercenari russi, cosacchi e ucraini che in 6000 si unirono a loro per combattere e difendere l’indipendenza del paese. La mossa decisiva per mantenere l’indipendenza arrivo quando la quattordicesima divisione dell’armata rossa, che era collocata nella regione, decise di intervenire e così si schierò con che è riuscì a mantenere l’indipendenza territoriale. Nonostante la guerra del 1992 durò soltanto pochi mesi fu devastante e violenta e ha lasciato numerosi strascichi politici e sociali tra le due Regioni in lotta.
La parte transnistriana vede la guerra come qualcosa di nazionalista e lo descrive in termini epici ed eroici mentre le autorità della Moldavia vedono nella lotta del ’92 un tentativo da parte di terroristi residenti a Tiraspol che, con l’appoggio della Russia, volevano distaccarsi dalla madrepatria e puramente per scopi personali e commerciali.
La popolazione transnistriana oggi è composta da circa un 28% di abitanti moldavi, il 29% fa una russi e la restante parte prevede una maggioranza di popolazione ucraina ma anche bulgara. Del resto nella città di Bender son presenti tutto oggi posti di blocco, cavalli di frisia e soldati che osservano ogni ingresso e ogni automobile che entra nei centri abitati.
L’attuale situazione transnistriana e il suo ruolo nel conflitto tra Russia e Ucraina
L’attenzione in queste ore rispetto alla zona della Transnistria è molto alta dopo che il presidente Vladimir Putin ha deciso di interrompere e riscrivere le linee di politica estera russ,a dopo aver revocato le linee del guida politica del 2012, che comprendono collaborazione e buone relazioni con Unione europea, Stati Uniti e Nato ma anche una collaborazione pacifica a una soluzione per il problema del territorio transiberiano che prevedeva la sovranità e integrità territoriale della Moldavia nella zona.
Di fatto con questa scelta si rende attaccabile la Moldavia nella sua integrità territoriale che non è più preservata dall’accordo del 2012, dove si evinceva chiaramente che la Transnistria è territorio prettamente delle autorità moldave.
Questa revoca ha aumentato le tensioni con la Moldavia dopo che era emersa nelle scorse settimane la possibilità di un tentativo di un colpo di Stato da parte russa ai danni della presidente Maia Sandu.
Mosca non ha mai riconosciuto all’indipendenza della Transnistria e la sua strategia fino ad oggi prevedeva il reintegro nella regione della Moldavia mantenendo però una presenza militare russa nel paese la soluzione ovviamente la stata rifiutata dalle autorità della Moldavia.
Mosca ha annunciato questa mattina che Kiev potrebbe attuare un’offensiva imminente utilizzando proprio l’area della Transnistria e ovviamente la risposta delle autorità ucraine è arrivata tempestiva e nega che sia in programma un’offensiva ucraina utilizzando il territorio della Moldavia.
Questo ha generato preoccupazione internazionale dato che potrebbe essere un pretesto da parte del Cremlino per giustificare azioni sul territorio transnistriano.
Emergono anche altre notizie da parte del primo ministro a moldavo che aveva rivelato l’esistenza di piani russi che puntavano a conquistare l’aeroporto della capitale moldava e ad utilizzarlo come punto di slancio per un altro attacco all’Occidente.
Una situazione delicata in quanto la Moldavia, nonostante la sua estrema posizione indipendentista, dipende ancora molto dall’economia di Mosca e la maggior parte delle forniture di energia elettrica e di gas per il paese arrivano proprio dalla Russia.
Un territorio spartito è diviso tra Moldavia e Russia, che rimane un punto preoccupante in quanto potrebbe essere realmente strategico all’interno del conflitto tra esercito russo e truppe ucraine.