Forse non tutti sanno perché le statue greche hanno i genitali così piccoli: queste splendide sculture dell’antichità, simbolo di bellezza maschile perfetta, hanno (quasi) tutte una caratteristica, gli attributi evidentemente ridotti. Perché, considerando che il resto del corpo è un insieme armonioso e sapientemente scolpito di muscoli? La ragione c’è ed è anche piuttosto seria e dipende dall’ideale mascolino dell’epoca che gli artisti, in questo caso gli scultori, traducevano in forma d’arte.
E’ inutile negarlo: ammirando le statue dell’antica Grecia ciò che salta immediatamente all’occhio sono le dimensioni degli attributi maschili. Seppur sapientemente scolpiti, i genitali delle statue maschili greche sono piccoli, flosci ed estremamente ridotti. Eppure, questo diverso ‘trattamento’ rispetto al resto del corpo nasconde un’ideologia piuttosto complessa che rimanda alla concezione dell’uomo che imperava nella cultura della Grecia classica.
Poca importanza al simbolo della virilità
Pur non essendo tra i soggetti più eruditi, i genitali (piccoli) delle statue maschili della Grecia classica hanno attirato l’attenzione degli studiosi che si sono interrogati per anni sulla questione e sul perché gli scultori del tempo davano così poca importanza al simbolo per eccellenza della virilità.
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La concezione dell’uomo ideale
In realtà non si tratta di snobbare, magari per pudore o per imbarazzo verso il pubblico, l’attributo maschile per eccellenza, quanto di esaltare quell’ideale di armonia e di perfezione a cui i Greci hanno sempre voluto (e saputo) tener fede. Una perfezione che non riguarda però solo la materia plasmata, ma che richiama una precisa concezione dell’uomo che gli antichi scultori greci hanno abilmente tradotto in arte.
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Guerrieri, eroi e satiri
Il perché le statue greche hanno i genitali così piccoli dipende, infatti, dall’ideale che si aveva dell’uomo per eccellenza, del maschio, dell’eroe: ‘Per i Greci un attributo piccolo e non eretto era simbolo di moderazione, una delle virtù principali alla base della concezione di mascolinità ideale’, ha spiegato Andrew Lear, docente di antichità classiche ad Harvard, alla Columbia e alla New York University, sottolineando la differenza tra gli uomini ideali (eroi, guerrieri e dei) rappresentati tutti con i genitali piccoli, e i modelli negativi come i satiri, esseri mitizzati metà uomini e metà capra, rappresentati con gli attributi eretti e tutt’altro che minuscoli.
Sulla base di queste considerazioni, il perché le statue greche hanno i genitali piccoli è dunque presto detto: poiché i guerrieri incarnavano l’ideale della moderazione, una delle virtù principali legate al concetto greco di mascolinità, rappresentarli con un attributo abnorme avrebbe significato sottolinearne lo scarso controllo degli impulsi e l’incapacità di agire con moderazione. Al contrario, i genitali piccoli avevano, in quest’ottica, un significato assai profondo poiché rappresentavano il rispetto dei valori e il controllo sugli istinti più brutali.
I satiri, invece, che in scultura avevano dei genitali molto grandi, rappresentavano esattamente il contrario: esseri ubriaconi e dediti alla lussuria, incarnavano il modello mascolino opposto, ovvero uomini poco razionali, brutali e grotteschi, assai lontani dall’ideale intellettuale e autorevole del maschio per eccellenza.
Questo perché l’uomo ideale nell’antica Grecia ‘era razionale, autorevole e intellettuale’, ha spiegato a conferma della teoria di Lear, la storica Ellen Oredsson, e poteva senz’altro essere, da un punto di vista erotico, piuttosto attivo, cosa che però non era collegata alla grandezza dei suoi genitali: ‘le sue piccole dimensioni, infatti – conclude Oredsson – gli consentivano di rimanere freddo e razionale’.