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Politica

Perché Meloni non è andata a Crotone

Ieri è stata la giornata in cui, da solo, anzi accompagnato solo dal prefetto di Crotone Maria Carolina Ippolito, Sergio Mattarella, il capo dello Stato, si è recato a Crotone per fare visita alle salme dei migranti morti nel naufragio vicino a Cutro, sulle coste calabresi. Nella stessa giornata, anche la neo segretaria del Partito democratico, Elly Schlein, ha voluto rendere omaggio alle vittime di una strage che, forse, si poteva evitare. Di Giorgia Meloni, la presidentessa del Consiglio, invece, non si è vista neanche l’ombra.

Giorgia Meloni, la presidentessa del Consiglio, durante la sua visita in India – Nanopress.it

Come raccontano in un retroscena di Repubblica, non è stato semplice per la premier scegliere di non esserci. Dalle fila del governo, in Calabria, era già andato domenica il ministro degli Interni, Matteo Piantedosi, tornando a casa con più polemiche che altro. A parte l’irritazione di Meloni per l’autogol fatto dal titolare del Viminale, la leader di Fratelli d’Italia è stata in dubbio fino all’ultimo se partire o meno per Crotone, anche per una visita di poche ore, perché tanti erano i pro, ma altrettanti i contro, compresi i malumori che avrebbe potuto generare sconfessando l’operato di uno dei suoi.

Meloni, alla fine, ha scelto di non andare a Crotone a omaggiare le vittime del naufragio, ma ci ha pensato a lungo

Della giornata di ieri, un’immagine resterà indelebile per molto tempo: il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, davanti alle tantissime bare – di morti accertati ce ne sono, al momento, 67 – dei migranti morti nel naufragio di Cutro, in Calabria, una tragedia che sarà la procura di Crotone a capire se poteva essere evitata o no.

Sergio Mattarella davanti alle bare dei migranti morti nel naufragio di Cutro – Nanopress.it

Ma non c’era solo lui, ieri, a omaggiare le vittime di un mare e di un destino – se vogliamo metterla sulla fatalità – che ha ucciso anche dei bambini, il più piccolo di otto mesi, perché lo stesso giorno per andare nel capoluogo di provincia calabrese è stato scelto anche dalla neo segretaria del Partito democratico, Elly Schlein, la stessa deputata che, come primo atto da leader dem, ha scelto di chiedere le dimissioni del ministro degli Interni, Matteo Piantedosi.

Ecco, solo il titolare del Viminale, in accordo con gli altri membri del governo, è andato in Calabria per esprimere la vicinanza (anche) del popolo italiano. Lo ha fatto domenica, nel pomeriggio, giusto il tempo di organizzare il viaggio una volta appresa la notizia di quello che era successo. Non è stata, però, una grande visita quella dell’ex “questurino”, termine di cui è orgoglioso, perché ha scatenato più polemiche che altro, soprattutto per aver detto che lui così non si sarebbe mosso, e che “la disperazione non può giustificare condizioni di viaggio che possano mettere in pericolo la vita dei propri figli“.

E se queste parole sono sembrate oltremodo stonate a tutti i membri delle opposizioni, d’accordo un’altra volta, nonostante le divergenze, neanche alla presidentessa del Consiglio, Giorgia Meloni, che pure ha scelto Piantedosi nella sua squadra, secondo quanto hanno raccontato da Repubblica, sono piaciute più di tanto, tanto che ha pensato fino all’ultimo, prima di partire alla volta dell’India, di andare anche lei a omaggiare i migranti morti.

Matteo Piantedosi, il ministro degli Interni, e Giorgia Meloni – Nanopress.it

La sua assenza a quello che è un momento importante per il suo esecutivo, che sulla questione migrazione è stato attaccato più volte, e non solo nelle aule di Camera e Senato, stona molto più di parecchio. Lo fa perché il capo dello Stato, silenziosamente, ha deciso di esserci per portare un messaggio di umanità, lo fa perché, appunto, la prima visita non è andata esattamente come doveva. Ed è anche per questo, hanno spiegato ancora dal quotidiano di Maurizio Molinari, che alla fine la leader di Fratelli d’Italia ha deciso di non spendere neanche un po’ del suo tempo per andare a Crotone.

Il pericolo, infatti, è che in qualche modo si potessero creare delle tensioni, e ulteriori polemiche, e che passasse il segnale che si sconfessasse l’operato del ministro che, come già detto, era colpito dal fuoco nemico. Non solo, però, perché a farla propendere verso il no è stata anche la volontà di non minare all’azione del suo governo, e quindi non se ne è fatto niente, piuttosto ci si è adoperati perché Piantedosi spiegasse cosa voleva dire coram populo.

Anche nell’uscita a Cinque minuti, il nuovo programma di Bruno Vespa, del titolare del Viminale, organizzata direttamente da Palazzo Chigi, il ministro ha lasciato più dubbi che conferme per Meloni, tanto che si è tornati a valutare, anche assieme ai membri del suo partito, l’idea di andare in Calabria.

Eravamo a martedì, e il giorno dopo è arrivata la notizia sia che Mattarella si sarebbe recato il giorno dopo ancora, ovvero ieri, a Crotone, e in forma privata, senza nessuno in pratica, sia che la questione si stava allargando anche alla Guardia costiera, coinvolgendo anche colui che ne ha la delega, Matteo Salvini – che, tra l’altro non andrà in audizione né a Palazzo Madama né a Montecitorio, a differenza del suo ex capo di gabinetto, per spiegare cosa è successo.

Era ed è tardi, insomma, era ed è tardi per esserci, in tutti i sensi, e il tema di non voler sconfessare l’operato di Piantedosi, né difenderlo, era ancora attuale, al punto che sì, stona (ancora) non poco che davanti a quelle bare non si sia presentata la prima donna presidente del Consiglio della storia della Repubblica italiana.

Mariacristina Ponti

Nata nel lontano 1992, nel giorno più bello per nascere, a Cagliari. Dopo la maturità scientifica, volo a Padova e poi a Roma per studiare lettere. Nella Capitale poi rimango anche per il master in giornalismo. Tra stage a profusione, sempre nelle redazioni sportive, anche se il vero amore è sempre stato la politica, ho ancora da ritirare un tesserino da professionista.

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