A quasi un mese di distanza dal naufragio di Cutro, sono ancora tanti i punti interrogativi: perché nessuno è intervenuto in soccorso.
Due inchieste, una della procura di Roma e una della procura di Crotone, tanti interrogativi e 88 vittime. La tragedia di Cutro a quasi un mese di distanza si porta dietro ancora gli strascichi dolorosi di un cerchio sicuramente non chiuso, tra chi vorrebbe le responsabilità del governo.
Si è consumata lo scorso 26 febbraio la tragedia che è costata 88 vite – fino a questo momento. I fatti di Cutro hanno aperto ferite e falle nel nostro sistema in un periodo in cui il governo stava tornando prorompete a fare pressioni sui migranti sia dal punto di vista politico che legislativo, di fatto. Il decreto Ong trasformato in legge appena 72 ore prima del naufragio non ha certo aiutato il governo Meloni, che però di responsabilità proprio non ne vuole sapere.
Nessuna implicazione e “coscienza pulita” sono stati i mantra del presidente del Consiglio, ma i punti interrogativi, come detto forse anche a livello ministeriale, rimangono. Partendo dall’avvistamento, e dal mancato soccorso un briciolo di presa in carico delle operazioni cosiddetta operazioni SAR (search and rescue).
Frontex, agenzia di frontiera Ue, ha segnalato la sera di sabato 25 febbraio l’imbarcazione alle autorità italiane. Autorità che però non sono intervenute – sulla vicenda adesso indagano la procura di Crotone e di Roma.
Cosa è successo durante le comunicazioni? Frontex segnala, sabato, un barcone a 70km dalla costa affermando di aver scorto una persona sul ponte. Nessuna persona in acqua, ne a bordo – gli altri migranti erano sottocoperta – e nessuna difficoltà segnalata fino a quel momento. Ma questo sarebbe potuto bastare ai soccorsi per prendere in carico la barca, perché pare che la Guardia di Finanza dopo la segnalazione avesse già intuito si trattasse di migranti.
Frontex infatti aveva segnalato una rivelazione termica sottocoperta, che avrebbe dovuto far pensare a chi si occupa di soccorsi che si trattasse di una nave piena di migranti. Nel fascicolo di indagine condiviso da Repubblica, della procura di Corne, inoltre emergono dettagli importati – benché ancora preliminari e parziali.
Un ufficiale della Guardia di Finanza infatti, dopo la segnalazione alle 23:30, aveva annotato “avvistamento Eagle 1 di natante con migranti“. La Guardia di Finanza aveva dunque capito si trattasse di migranti. Poi quel riferimento non comparirà più.
Dunque, l’ufficiale della Guardia di Finanza dispone l’uscita della motovedetta, per un’operazione di intercetto che però non verrà mai portata a termine. Si tratta di un’operazione volta a fermare la barca per catturare trafficanti, non per salvare persone in mare. Operazione annullata per le condizioni del mare avverse, che porteranno poi anche la barca ad affondare.
Si arriva dunque alle 3:30 del mattino del 26 febbraio, con la Guardia di Finanza che contatta la Capitaneria di Reggio Calabria. La motovedetta non viene inviata per le condizioni del mare, mentre la Capitaneria informa che nessuna nave fosse pronta a partire visto che non era arrivata alcuna richiesta di soccorso. La presenza di migranti a bordo non era certa, riferiscono da Reggio Calabria. Dopo 30 minuti sarebbe arrivato il naufragio.
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