Stasera è in programma una partita che non è mai come le altre, il derby di Milano tra Inter e Milan che nelle ultime stagioni – e nella storia – ha deciso lo scudetto e i principali trofei nazionali. Stavolta la squadra di Stefano Pioli ci arriva decisamente peggio rispetto al recente passato e per colpa di una serie di ko e prestazioni deludenti che nel mese di gennaio ha portato a un netto crollo in classifica, a perdere la Supercoppa italiana proprio in favore dei nerazzurri e all’eliminazione dalla Coppa Italia. L’ultima pesante sconfitta contro il Sassuolo ha ulteriormente aggravato il quadro, tanto che già nel postpartita Pioli ha annunciato che si sarebbe provato qualcosa di diverso nell’atteggiamento in campo e dal punto di vista tattico. La prova è arrivata con le formazioni ufficiali del mister in occasione del derby, ma già nelle prove della settimana.
Ci sono periodi del calcio in cui si piomba nello sconforto sportivo. Uno sconforto che ha dei significati chiari dal punto di vista delle prestazioni e poi dei risultati. Quel tipo di mediocrità e di insoddisfazione che non può rimandare i cambiamenti nella scelta degli uomini e negli intenti tattici, anche quando prima avevano funzionato alla perfezione. Il Milan è proprio in quel tipo di periodo che rischia di essere un punto di ritorno e lo è già stato per determinati obiettivi. Il derby, quindi, arriva nel momento peggiore ma paradossalmente potrebbe essere il migliore per reagire e cancellare tutte le attenuanti delle settimane scorse. I tifosi hanno sempre sostenuto i calciatori con lo scudetto sul petto, ma ora inizia anche a campeggiare un po’ di sfiducia per quell’allenatore che ha condotto il Diavolo fuori dagli inferi e sul tetto d’Italia e che ora sta disperatamente cercando delle soluzioni per condurre i suoi fuori dal periodo nero e nuovamente in corsa per la Champions League e gli ottavi di finale della massima competizione europea. Anche a costo di rinunciare a un credo tattico che ha sempre dato i suoi frutti, ma ora non sembra più calzare a pennello a questo gruppo.
Inter-Milan è spesso una partita che smaschera, seduce e sorprende. Un po’ oltre il mito, un po’ oltre il calcio, quell’eterna lotta tra identità, colori, suoni e magie che infonde la passione in un tutt’uno mistico e avvolgente. Per quella Madonnina che sovrasta tutto e tutti, le guglie, gli amori, i sogni e le delusioni è la partita delle partite, per i calciatori è il Wow all’ingresso in campo, il rumore dei tacchetti e il sentirsi enormi e minuscoli allo stesso tempo, per riscoprirsi attori di qualcosa di diverso, di culturale innanzitutto.
Quando Inter e Milan si sfidano, il mondo intero ci guarda e un po’ osa anche invidiarci. Come quando l’amore diventa competizione e si innalza a essenza carnale, profonda della vita. In sé e per sé. E poi ogni volta ha un caleidoscopio di odori, umori e sensazioni diverse che lo caratterizzano in maniera differenti da quelli che l’hanno preceduto. Come gli umori galenici che Ippocrate, sì il padre della medicina e chi la rivoluzionò nel suo senso più ampio, definì come ciò che è alla base dell’insorgenza delle malattie. Una chiave eziologica che ora potrebbe definire i processi che hanno portato il Milan a questo stato di cose, quello che nella vita, nell’amore e nel calcio si chiama crisi e più strettamente è la motivazione di una serie di insuccessi dal punto di vista del gioco e dei risultati.
Sì, perché gennaio per il Milan è stato un rapimento in piena regola, in cui ancora il carnefice è a piede libero e non è stato pienamente identificato. Le piste ci sono, le teorie pure ma cosa sia successo probabilmente non l’hanno capito neanche nello spogliatoio rossonero. Semplicemente qualcosa si è rotto in quella macchina robotica e vincente che prima non era una Ferrari, ma neppure una Twingo, per semicitare Shakira e un po’ pure Matteo Renzi. Qui non è un problema di cilindrata o di automobile, la vettura si è semplicemente inceppata e neanche la spinta dei tifosi, sempre presenti e quasi mai giudicanti, è servita a farla ripartire.
Il Milan ha iniziato a difendere peggio, a correre meno, a creare poco e ha perso per strada le prestazioni di elementi fondamentali per il suo gioco come Theo Hernandez e Olivier Giroud. Il Mondiale in Qatar che ha stravolto i francesi d’Italia è una chiave di lettura niente male, ma anche il centrocampo alla lunga ha iniziato a patire una squadra che non gira, ha delle brevi reazioni d’orgoglio e poi si ferma. Spesso sotto i colpi degli avversari.
Prima la Supercoppa stravinta dall’Inter per 3-0, l’eliminazione dalla Coppa Italia (e sono già due sentenze pesanti), poi anche un clamoroso 2-5 contro il Sassuolo di Domenico Berardi che ha creato un clima surreale a San Siro. La delusione ma anche lo stupore, anche perché il Sassuolo è la stessa squadra contro cui è arrivato lo scudetto pochi mesi fa. Non abbastanza per non pensarci. Proprio per questo è impossibile che il gruppo abbia mollato o che ci sia una frattura con il suo allenatore. La condizione fisica, però, è calata e quand’è così bisogna pensare prima a non prenderle. Pioli ne ha preso atto e ha cercato nel lavoro e nella tattica la sua medicina per curare un malato la cui discesa è stata rapida e inaspettata. Contro l’Inter, comunque vada a finire, l’allenatore sta rispondendo presente, assumendosi le sue responsabilità per la situazione in atto e cercando di ribaltarla a suo favore. Come quella partita contro l’Atalanta da cui tutto è iniziato e pare un paradosso che le cose più belle debbano nascere dalle macerie. Ma per il Milan probabilmente funziona fin troppo spesso così.
Già in settimana, in molti erano curiosi di capire quali sarebbero stati i cambiamenti apportati da Pioli per il big match contro l’Inter. Mentre i nerazzurri hanno affrontato la dura e importante partita contro l’Atalanta, i loro diretti avversari si sono preoccupati unicamente del derby e questo potrebbe già in partenza essere un vantaggio non da poco. Negli ultimi giorni comunque a Milanello è regnato un clima di riservatezza non comune, la volontà di non fare trapelare alla stampa ciò che sarebbe successo.
Solo nella tarda serata di ieri e nella mattinata di oggi è emerso quello che Pioli aveva in mente e ha anche testato sul campo. La prima idea è quella di spostare Junior Messias, il suo dribbling e la sua qualità in posizione più centrale. Una maniera per occupare meglio il centro del campo e rinforzarlo, ma anche per dare maggiore imprevedibilità alla manovra offensiva, laddove i trequartisti non riescono più a creare come dovrebbero. La maggior parte delle attenzioni, però, si sono concentrate su due opposti che sono due facce diverse della stessa medaglia: la difesa e l’attacco.
Pioli ha iniziato ad accarezzare l’idea di coprirsi maggiormente e di schierare una difesa a tre che, priva di Fikayo Tomori, permetterebbe al terzetto titolare di coprire meglio l’area di rigore e lasciare meno scoperto Ciprian Tatarusanu. In questo modo, si schiererebbe a specchio rispetto all’Inter, giocando uomo contro uomo, e darebbe maggiore copertura anche agli esterni, decisamente in difficoltà nell’uno contro uno e anche in fase di spinta sia con Davide Calabria, sia con Theo Hernandez. In avanti poi, se Giroud ha risposto presente contro il Sassuolo e soprattutto segnali di ripresa sia dal punto di vista del gioco sia in zona gol, Rafael Leao ha continuato a essere un oggetto misterioso.
Il portoghese è stato escluso dal primo minuto contro il Sassuolo e ora è successo lo stesso contro l’Inter. Una doppia bocciatura che sicuramente non c’entra con la lunghissima e ancora infruttuosa trattativa per il rinnovo di contratto, dato che il Milan ha pubblicamente sottolineato che si va avanti e con fiducia nei colloqui. C’entra, invece, con un calciatore che ha sicuramente delle qualità enormi, dato da decidere praticamente da solo il derby d’andata, ma spesso vive dei black-out inspiegabili. E ora Pioli non può proprio permetterselo. Certo, i tifosi non sembrano per nulla d’accordo con l’esclusione di uno dei calciatori simbolo del nuovo corso di Paolo Maldini and Co. Soprattutto in un momento in cui servono delle certezze e le giocate dell’ex Lille potrebbero essere uno dei pochi fattori a cui aggrapparsi. Un dissenso che i tifosi del Milan hanno preso malissimo nelle ultime ore, scagliandosi sui social contro il proprio allenatore.
Le formazioni ufficiali, comunicate pochi minuti fa, hanno confermato queste sensazioni: Leao non ci sarà dall’inizio. A lui viene preferito un Divock Origi che ha dovuto fare a lungo una lotta serrata con gli infortuni, ma che con il Sassuolo ha dato risposte convincenti. La coppia con Giroud è tremendamente fisica e potrebbe dare fastidio alla retroguardia dell’Inter. Confermato anche Messias nella nuova posizione e il suo corrispettivo sarà Rade Krunic per dare maggiore copertura. Gli esterni restano Calabria e Theo Hernandez, mentre l’inedito terzetto di difesa è composto da Kalulu, Kjaer e Gabbia. Tante novità per rimpiazzare la crisi e riporla nel cassetto dei ricordi, ma di fronte c’è un’Inter che ha bisogno di punti e certezze e non farà sconti.
Sono ufficiali anche le scelte di Simone Inzaghi e, in questo caso, di stravolgimenti non ce ne sono affatto. Il modulo è sempre il 3-5-2, come ormai avviene da anni, la linea difensiva quella che ha dato più certezze nelle ultime settimane con la conferma di Milan Skriniar, nonostante abbia perso la fascia da capitano e le tante, ossessive voci di calciomercato nelle ultime settimane. Sugli esterni ecco un Matteo Darmian in gran forma con Federico Dimarco come suo corrispettivo di sinistra. Il centrocampo è ormai una consuetudine dopo l’infortunio di Marcelo Brozovic ed è formato da Nicolò Barella, Hakan Calhanoglu e Henrikh Mkhitaryan. Davanti, dove restava l’unico ballottaggio da sciogliere, vengono scelti Edin Dzeko e Lautaro Martinez con Romelu Lukaku che partirà inizialmente dalla panchina. Di seguito le formazioni ufficiali di entrambe le squadre in una partita che promette novità, emozioni e spettacolo puro, dal punto di vista tecnico e agonistico.
INTER (3-5-2): Onana; Škriniar, Acerbi, Bastoni; Darmian, Barella, Çalhanoğlu, Mkhitaryan, Dimarco; Martínez, Džeko. A disp.: Cordaz, Handanovič; D’Ambrosio, de Vrij, Dumfries, Zanotti; Asllani, Bellanova, Brozović, Gagliardini, Gosens; Carboni, Lukaku. All.: S. Inzaghi.
MILAN (3-5-2): Tătăruşanu; Kalulu, Kjær, Gabbia; Calabria, Messias, Tonali, Krunić, Hernández; Giroud, Origi. A disp.: Mirante, Vásquez; Ballo-Touré, Thiaw; Adli, Bakayoko, Díaz, Pobega, Saelemaekers, Vranckx; De Ketelaere, Leão, Rebić. All.: Pioli.
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