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Sport

Perché Pisa-Bari non è stata omologata e cosa potrebbe succedere ora

La 34esima giornata della Serie B non è stata omologata, per lo meno non lo è stata la partita tra Bari e Pisa, giocata domenica alle 16:15 all’Arena Garibaldi-Romeo Anconetani, lo stadio della città toscana. Una deviazione dell’arbitro, infatti, non fischiato ha portato allo sviluppo di un’azione in cui i padroni di casa, già in dieci dal 13esimo minuto, hanno fatto fallo di mano, e concesso il rigore con cui Mirco Antenucci ha regalato tre punti importantissimi ai galletti, che sentono un po’ di più ora l’odore dei playoff per la Serie A, ma che sarebbero serviti anche ai pisani per accorciare le distanze dal Sudtirol, quarto in classifica.

I tifosi del Pisa durante la partita di calcio di Serie B contro il Cagliari allo stadio Arena Garibaldi – Nanopress.it

Già dopo il triplice fischio di Andrea Colombo di Como, ovvero il direttore di gara che, in una qualche maniera, potrebbe aver messo lo zampino sul match delle zone alte del campionato cadetto, qualcuno della dirigenza aveva storto il naso, tanto che la gara è finita sub iudice. Solo se il Pisa deciderà di non presentare ricorso l’1-2 ai loro danni diventerà effettivo, se, in caso contrario, sceglieranno di presentarlo, però, le strade sono tre: o si rigioca, oppure si annulla il gol al Bari per l’errore tecnico dell’arbitro, che è diverso da una valutazione sbagliata dello stesso, che potrebbe dare un punto ai toscani e levarne due ai pugliesi, oppure le cose rimangono (ancora) come stanno.

Cosa è successo in Pisa-Bari della 34esima giornata di Serie B e perché si potrebbe rigiocare la partita

La classifica della Serie B, un po’ come la Serie A, è stata riscritta in alcune sue parti dalla giustizia sportiva. Se nel massimo campionato la Juventus è stata prima su, poi giù, ora di nuovo su e poi domani chissà, in cadetteria è la Reggina che è stata privata di tre punti perché condannata sugli stipendi da pagare ai calciatori, punti fondamentali per la squadra di Filippo Inzaghi, perché a fine anno potrebbero pesare per la qualificazione ai playoff.

Ecco, per quanto riguarda le partite che porteranno sicuramente una dalla terza all’ottava a a ritornare (o arrivare) in Serie A, la partita di domenica alle 16:15 tra Pisa-Bari potrebbe cambiare ancora le cose. Nel match dell’Arena Garibaldi-Romeo Anconetani, prima dell’89esimo, minuto in cui l’arbitro, Andrea Colombo della sezione di Como, ha fischiato il fallo di mano di Antonio Caracciolo, ammonito nell’occasione ed espulso a fine partita, e concesso un rigore ai biancorossi, trasformato da Mirco Antenucci, lo stesso direttore di gara ha toccato il pallone ma non ha fermato l’azione che, poi, appunto, ha dato vita alla vittoria degli uomini di Michele Mignani, che hanno potuto ripartire con Mattia Maita, passare per il subentrante Damir Ceter, e poi andare al tiro, deviato dal difensore centrale classe 90, con Gregorio Morachioli.

Andrea Colombo, arbitro della sezione di Como, durante la partita di Serie A Salernitana e Torino allo stadio Arechi – Nanopress.it

Non si tratta, infatti, di un errore di valutazione dell’arbitro, ma di un'”azione promettente“, circostanziati tra i casi in cui si deve interrompere il gioco come nell’articolo del regolamento del mondo del calcio che in intitola “Pallone non in gioco“. A differenza di quanto successo nella partita dei bianconeri di Massimiliano Allegri contro la Salernitana, in cui il Var non ha tenuto conto della posizione di Antonio Candreva, che teneva in gioco Leonardo Bonucci, che aveva fatto da sponda ad Arkadiusz Milik per il gol della rimonta della Juventus, infatti, non si tratta di una valutazione sbagliata, ma di un errore che ha inciso sulla partita al pari di altre situazioni in cui, però, è il giudice sportivo a decidere che fare, ammesso che si presenti il ricorso.

Arkadiusz Milik, attaccante della Juventus, che festeggia il gol del 3-2 nella partita contro la Salernitana di settembre, poi annullato per un errore del Var – Nanopress.it

Ciò che si sta cercando di capire, ora, infatti, è se il Pisa ha intenzione di andare oltre in questa storia. Già dopo il fischio finale, Colombo ha espulso per doppio giallo l’autore del fallo da rigore, che aveva rimediato la prima ammonizione proprio per aver toccato con il braccio la palla, e ha lasciato in nove i padroni di casa – che già dal 13esimo erano inferiorità numerica per il rosso diretto a Adam Nagy che aveva commesso un intervento falloso su un avversario in possesso di una chiara occasione da rete -, e scatenato un putiferio, che i dirigenti non placato.

Il direttore generale dei neroazzurri, Giovanni Corrado, aveva detto che “sarebbe bello vedere il mondo arbitrale fare mea culpa e ammettere l’errore tecnico, perché il regolamento parla di azione promettente, e sul passaggio l’arbitro cambia totalmente il verso dell’azione, la cosa più grave è che l’arbitro ci ha detto di non essersi reso conto del tocco, quando in realtà si è subito messo il fischietto in bocca“, e quindi difficilmente si farà scadere la mezzanotte del 26 aprile per depositare anche perché la partita, du sub iudice, diventerebbe omologata, facendo perdere la possibilità di rigiocarla, o di avere in saccoccia almeno un punto in più.

Tra le opzioni sul tavolo, infatti, ce ne sono tre se si dovesse andare oltre: si potrebbe non considerare l’ultima parte della partita e quindi cancellare il gol che ai galletti è valso 60 punti e la conferma di essere terzi in classifica, oppure si potrebbe rigiocare la gara in cui si potrebbe perdere ancora, ma stavolta senza errori arbitrali così pesanti, ma si potrebbe anche vincere, oppure tutto potrebbe anche rimanere così com’è, con la consapevolezza, però, che se l’arbitro avesse fischiato quella rete, quel rigore trasformato da Antenucci non sarebbe mai arrivato, e avrebbe anche permesso ai toscani di avere un punto in meno del Cagliari sesto, e sei in meno del Sudtirol quarto, ma che non vince dal 18 marzo, più di un mese fa, contro la Spal.

Mariacristina Ponti

Nata nel lontano 1992, nel giorno più bello per nascere, a Cagliari. Dopo la maturità scientifica, volo a Padova e poi a Roma per studiare lettere. Nella Capitale poi rimango anche per il master in giornalismo. Tra stage a profusione, sempre nelle redazioni sportive, anche se il vero amore è sempre stato la politica, ho ancora da ritirare un tesserino da professionista.

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