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Secondo una direttiva proposta dall’Unione Europea per contrastare l’inquinamento, entro pochi anni saranno proibiti piatti e posate di plastica: accettare questa proposta, però, potrebbe non portare a ridurre significativamente l’inquinamento marino, potrebbe non aiutare l’economia circolare, mentre potrebbe danneggiare l’industria italiana togliendo qualcosa alla vita di tutti i giorni di tanti consumatori.
Prima di tutto occorre verificare alcuni dati, per evitare inesattezze:
Poi occorre sapere alcune cose utili:
Non ci sono prodotti buoni o cattivi, ma comportamenti giusti o sbagliati
Come evitare l’inquinamento in maniera davvero efficace senza affossare il mercato tagliando posti di lavoro? La risposta c’è ed è vincente: riciclare.
Piatti, posate e bicchieri in plastica sono totalmente riciclabili, e vanno inseriti in toto nel sistema di raccolta e riciclo degli imballaggi (oggi lo sono parzialmente), per controllarne i flussi, riciclarli nella più alta misura possibile e sottoporli al giusto contributo per il riciclo.
I produttori lanciano la proposta: ”Siamo pronti a condividere con tutti gli attori della catena produttiva-distributiva l’impegno per elaborare e proporre progetti che portino al massimo possibile la percentuale di prodotto riciclato. Siamo pronti a promuovere e aumentare l’impiego di materiali provenienti da circuiti di riciclo senza che ciò infici la qualità dei prodotti e la sicurezza dei consumatori”.
Le stoviglie monouso in plastica sono destinate soprattutto a utilizzi emergenziali o di massa, per ricorrenze ed eventi, oppure per consumi frugali o in movimento. Situazioni di consumo che riguardano la gente comune, che sarebbe altrimenti costretta a usare alternative che possono anche essere più costose. O meno funzionali. O più impattanti. Combattiamo lo spreco e puniamo la dispersione di rifiuti nell’ambiente, causa principale dell’inquinamento.