Uomo con il volto coperto da una mela, cosa rappresenta? Scopriamolo. Questo capolavoro conosciuto in tutto il mondo, è opera di uno dei maggiori rappresentanti della corrente artistica del surrealismo.
Dietro questo uomo con il volto coperto da una mela si nasconde un significato profondo che il suo autore ha cercato di comunicare attraverso un capolavoro dell’arte surrealista. Scopriamo cosa rappresenta questa incredibile opera.
Chi è l’autore di questo straordinario capolavoro
L’uomo con il volto coperto da una mela è un capolavoro straordinario che tutti abbiamo visto almeno una volta sui libri di storia dell’arte.
Protagonista emblematico di un’opera profonda, risale al 1964. Chi lo ha realizzato? Il suo autore è uno dei maggiori rappresentanti dell’arte surrealista. Stiamo parlando dell’incredibile Magritte.
Nato in Belgio in una famiglia molto sfortunata, perde la mamma, suicida, da piccolo. Questa tragedia segnerà inesorabilmente la sua vita e in seguito anche la sua arte.
Dopo un breve avvicinamento alle correnti del futurismo e del cubismo, decide di virare la sua attenzione su una particolare tecnica stilistica, il trompe-l’œil che conferisce a chi osserva un dipinto, l’impressione di trovarsi ad ammirare opere tridimensionali che però altro non sono che raffigurazioni su base bidimensionale.
Magritte è passato alla storia non solo per le sue opere particolarmente complesse nella sua semplicità ma anche per il significato che dietro ogni suo dipinto si cela.
Prendiamo per esempio in considerazione l’opera in cui è ritratto un uomo con il volto coperto da una mela, il cui titolo è “Il figlio dell’uomo”. Sapete il significato profondo che si nasconde dietro questo ritratto?
Uomo con il volto coperto da una mela: cosa rappresenta?
“Il figlio dell’uomo” è un’opera di Magritte realizzata nel 1964, qualche anno prima della sua morte, dietro richiesta di un committente privato, Harry Torczyner.
L’uomo in questione, intimo amico del pittore, chiese in realtà all’artista un ritratto di se stesso. “Il figlio dell’uomo” si può dunque considerare come un autoritratto che però della persona di Magritte dice ben poco. Ciò che invece racconta alla perfezione, è il pensiero dell’autore.
Analizziamo l’opera partendo da un presupposto fondamentale: secondo Magritte, l’uomo è attratto da ciò che si nasconde dietro la realtà che però a suo dire è indecifrabile o meglio, un “mistero indefinibile”.
Nell’opera in questione, si vede per l’appunto un uomo che indossa una giacca e sul capo una bombetta. Il suo viso è sconosciuto poiché coperto da una mela verde. Sullo sfondo, l’oceano e un cielo grigio e nuvoloso.
La giacca dell’uomo non è perfettamente abbottonata. Se si guarda con attenzione l’opera, si può vedere che il terzo bottone non è abbottonato. Anche il polso del braccio sinistro non ha una posizione naturale: è orientato verso il muretto che si trova alle spalle del protagonista dell’opera.
L’uomo con il volto coperto da una mela incarna perfettamente la società moderna, bigotta e incontentabile, che cerca sempre di provare a smascherare la realtà anche quando da smascherare non c’è nulla.
Capire che questa è un’opera di Magritte è cosa piuttosto semplice per la presenza di tre elementi chiave: la mela, la bombetta e la giacca.
La mela è spesso presente nei ritratti di questo autore ed è con molta probabilità, un riferimento alla religione, più specificatamente al peccato originale commesso da Adamo ed Eva.
La bombetta e la giacca, sono invece elementi indicativi dell’uomo comune e ordinario, come lo siamo tutti. Eppure, secondo Magritte, tutti nascondiamo qualcosa, anche chi crediamo non abbia segreti.
Altra particolarità. In quasi tutte le opere di Magritte, il viso di una persona è coperto da qualcosa: una mela, un mazzo di fiori, dei veli bagnati. Perché non mostra mai volti scoperti?
Le ragioni sono due. La prima: per suscitare curiosità e interesse nell’osservatore che così è spinto ad interrogarsi sull’autore. La seconda: perché dietro il visibile c’è sempre l’invisibile. Magritte credeva infatti che dietro ciò che appare ai nostri occhi, si nasconde altro che non conosciamo ma sui cui siamo spinti ad indagare.
Secondo l’autore, c’è un perenne conflitto tra “il visibile che è nascosto e il visibile che è presente”. L’uomo, essere curioso, è sempre alla ricerca di qualcosa che possa soddisfare la sua sete di scoperta e curiosità.
Attualmente quest’opera è parte di una collezione privata. Si crede che essa sia parte di una trilogia che include anche “Il gusto dell’invisibile” e “L’uomo con la bombetta”. L’ultima esposizione dell’opera “Il figlio dell’uomo” risale al 2001.
Magritte rappresentava spesso nelle sue opere la figura di un uomo vestito con giacca e bombetta. Il suo era un chiaro intento di critica nei confronti della società moderna e dei suoi rappresentanti, bigotti, meschini e ipocriti.