Una scuola che sta cambiando e, forse, non in meglio. Sono tanti gli insegnanti in fuga a causa, anche, dei genitori troppo ingerenti ed aggressivi ma, anche, per gli stipendi troppo bassi e, pure, per l’età che avanza.
In un certo senso ci chiediamo: ma qual è lo stato di salute della scuola italiana? Alcuni dati ci dimostrano la vera realtà.
La scuola italiana: sono in tanti a cercare di migliorarla, di portarla al passo con i tempi e con le nuove tecnologie. Se da un lato si guarda alla pura esteriorità dei mezzi da usare durante le lezioni, delle strutture da riparare (in molti casi, da rifare) ecc…nessuno ancora si è mai domandato quale sia lo stato d’animo e il grado di appagamento degli insegnanti e dei maestri.
Sono tutti soddisfatti del loro lavoro? Lo fanno con piacere e dedizione, o si sentono sopraffatti senza che nessuno li ascolti? Sono domande alle quali si sta cercando di dare delle risposte, anche attraverso l’analisi dei dati.
Tanti, forse troppi, sono insegnanti e maestri che fuggono dalla scuola, che non la amano più come prima, per una serie di motivazioni. Dai genitori troppo invadenti ed aggressivi, pronti sempre a puntare il dito contro di loro per difendere i loro figli; agli alunni che, invece, si dimostrano sempre più fragili e non più capaci, nemmeno, di affrontare l’ansia scolastica (quella che anche noi avevamo prima di un compito o di un’interrogazione), per finire con uno stipendio che si fa sempre più basso al fronte di un’età che si alza (in media) sempre di più dell’intero corpo docenti italiano.
I dati, ad esempio, dei pensionamenti in vigore dal prossimo settembre, confermano la volontà di lasciare il posto ai colleghi più giovani. E a raccogliere, oltre alle domande di pensionamento, anche le confidenze degli insegnanti stessi, ormai stanchi e demotivati, sono proprio i sindacati.
Il raggiungimento dei requisiti della domanda di pensione viene visto, ormai, come qualcosa di agognato. Se prima, la tristezza di lasciare poteva lasciare qualche margine per pensare: “Quasi quasi resto un altro po’”, ora invece gli insegnanti non vedono l’ora di lasciare. I sindacati, infatti, registrano, negli ultimi anni, un trend in crescita di coloro che lasciano, anche, con pensionamento anticipato.
Tante possono essere le ipotesi per questo: dalle incertezze proprie del futuro pensionistico, dal punto di vista economico, l’insofferenza verso un essere insegnante che sta diventando sempre più “un compito burocratico” che, invece, qualcuno che deve educare ed insegnare qualcosa di vero per la vita.
Insomma: gli insegnanti che scappano dalla scuola sono sempre di più. Lo scorso mese di febbraio, sono state ben 30mila le richieste di lasciare la scuola. L’avvento del nuovo Governo, attraverso la legge di Bilancio, ha aggiunto alle modalità per lasciare la cattedra anche “Quota 103”, ovvero 41 anni di servizio e almeno 62 di età.
Dalla legge Fornero, alle varie modifiche attuate successivamente. Sta di fatto che le motivazioni che spingono, chi può, come dicevamo, anche ad un pensionamento anticipato, sono tante. E se tanti vanno in pensione, i concorsi per far entrare, invece, di ruolo quelli più giovani rallentano ed arrancano.
Gli stipendi degli insegnanti e dei maestri italiani sono fra i più bassi, solo a pensare che in Germania, ad esempio, la cifra si aggira vero il doppio rispetto a quella che prende un docente italiano. L’Italia, inoltre, è uno dei paesi con la classe docente più vecchia (il 17% dei docenti della scuola media ha già compiuto 60 anni). In ultimo, poi, le aggressioni fisiche e verbali che i docenti sono costretti a subire dai genitori dei loro alunni.
Episodi che testimoniano che la popolazione scolastica degli istituti italiani è sempre più difficile. Ciò che, fra le tante motivazioni elencate, contribuisce a quella che, all’inizio, indicavamo come la fuga degli insegnanti dalle scuole.
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