E’ un’espressione assai utilizzata, soprattutto in cucina: ma sapete perché si dice ‘bagnomaria’? Cuocere, sciogliere o scaldare a bagnomaria è un metodo assai diffuso per chi traffica ai fornelli: il significato di ‘bagnomaria’ – la cui etimologia richiama una figura (quasi) leggendaria, un’alchimista di nome Maria – riguarda un metodo di cottura dei cibi evitandone il contatto diretto col calore. In che modo? Ponendoli in un recipiente immerso nell’acqua tenuta, a sua volta, alla temperatura desiderata, generalmente non in ebollizione. Bagnomaria non è solo un modo di cottura, è anche un metodo utilizzato in chimica. Ma perché si dice proprio ‘bagnomaria’? Come si fa a cuocere i cibi a ‘bagnomaria’?
L’espressione, per la verità un pochino curiosa, riguarda un modo ‘leggero’ di cuocere o scaldare i cibi: posti in un recipiente immerso nell’acqua – e inserito, a sua volta, in un altro contenitore – vengono cotti non a diretto contatto col fuoco, ma grazie all’azione dell’acqua riscaldata. Il risultato, perciò, è una cottura a ‘bagnomaria’, lenta, delicata e costantemente sotto controllo.
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Ma perché si dice ‘bagnomaria’? L’origine di ‘bagnomaria’ (che si evince dalla stessa etimologia del termine: bagno + maria) è molto antica, e deriva da un metodo di cottura che risale addirittura a 30 secoli fa. Si tratta di un’invenzione che in molti attribuiscono ad un’alchimista, Maria, sorella del biblico profeta Aronne e per tradizione identificata anche con Myriam, sorella di Mosè. Secondo quanto tramandatoci dal passato, però, questa donna non utilizzava questa tecnica per cuocere i cibi, preparare creme o salse delicate, bensì per creare infusi e pozioni magiche. Considerata dalla storia ebraica come un’esperta di magia, fu soprattutto nel Medio Evo che la sua figura assunse una sorta di alone di mistero, allorché fu definita come la più grande alchimista del popolo ebreo.
Leggenda e tradizioni a parte, dunque, il perché si dice ‘bagnomaria’ (e di conseguenza il significato) deriva dal nome di questa donna e dal tipo di cottura che lei stessa inventò: definita dapprima con l’espressione kaminos Marias, divenne in latino balneum Mariae, fino all’italiano ‘bagnomaria‘. Ma c’è di più.
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Quello del ‘bagnomaria’ non è solo un metodo che riguarda la cottura, dato che si parla di ‘bagnomaria’ anche in chimica: alla figura quasi leggendaria di questa alchimista, infatti, viene attribuita anche un’altra invenzione, quella dell’alambicco, uno strumento generalmente di metallo utilizzato per distillare i liquori. Suddiviso in tre parti, funziona tramite una caldaia il cui liquido all’interno è riscaldato attraverso l’antico procedimento, ovvero a bagnomaria.
Bagnomaria, infine, è anche un film del ’99 diretto ed interpretato da Giorgio Panariello. La pellicola, ambientata in Versilia a fine estate nel mitico stabilimento ‘Bagnomaria’, decretò la consacrazione professionale di Manuela Arcuri, interprete dell’iconica Mara, giovane e prorompente venditrice di bomboloni. Bagnomaria il film, tuttavia, non ottenne il successo di critica sperato dall’attore fiorentino, il quale portò sul grande schermo alcuni dei suoi personaggi più amati e meglio riusciti di tutta la sua carriera.
Insomma, un ‘quesito’ – perché si dice ‘bagnomaria’ – davvero interessante, non trovate?
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