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E’ un’espressione comune dell’italiano corrente, ma forse non tutti sanno perché si dice ‘baracca e burattini’. L’espressione, spesso utilizzata nella forma ‘chiudere (o piantare) baracca e burattini‘ ha un significato molto preciso, poiché indica la volontà di abbandonare qualcosa senza volerne più sapere. Ma qual è l’origine di questo modo di dire? E perché proprio ‘baracca e burattini’?
Analizzare le espressioni idiomatiche, scoprirne le origini ed il perché si usano in determinate situazioni è illuminante per comprendere il patrimonio linguistico (e non solo) di un Paese: è il caso del ‘perché’ che vogliamo analizzare oggi, ovvero perché si dice ‘baracca e burattini’. ‘Chiudere baracca e burattini’ (spesso utilizzato nella forma ‘piantare baracca e burattini’) è uno dei modi di dire più diffusi nella lingua italiana colloquiale. E’ formato da un verbo – chiudere, col significato di lasciar perdere, piantare in asso – più un sostantivo, baracca, inteso invece come teatro dei burattini. Ma perché proprio burattini?
L’origine del perché si dice ‘baracca e burattini’ – analizzando letteralmente l’espressione – sembra rimandare ai tradizionali teatrini di strada: gli artisti ambulanti del passato, infatti, pare abbandonassero bruscamente ‘baracca e burattini’ quando il pubblico non apprezzava i loro spettacoli, terminando così la rappresentazione.
Perché si dice ‘baracca e burattini’, origine dell’espressione
L’origine più antica, spiega Wikipedia, del perché si dice ‘baracca e burattini’ (o ‘chiudere baracca e burattini’), sembra rintracciarsi nelle tradizioni della provincia di Mantova, allorché si analizza un detto – Al paes d’la baràca in Oi, quei ch’ha butà la baràca in la Bina d’Oi – in cui si fa riferimento alla baracca buttata (baràca butà) nel fiume Oglio. Detto che la baracca citata è intesa come teatrino di marionette, il riferimento è ad un vecchio aneddoto che racconta come gli abitanti del paese, offesi da una battuta di un artista burattinaio, presero baracca e burattini (cioè, palco e burattini) e li buttarono nel fiume indignati. Da qui, dunque, la spiegazione del perché si dice ‘piantare baracca e burattini’.
Per quanto riguarda le prime attestazioni della frase, infine, e cioè baracca associato a burattini, ne troviamo traccia nel Dizionario Tommaseo-Bellini del 1865, alla voce ‘piantare il banco e i burattini’. Dal 1870 (ne dà testimonianza anche Verga, quando, in Le marionette parlanti, scrive: ‘Chi si lagnò sul serio poi fu don Candeloro, che non poteva più maneggiare quel birbo di Martino, divenuto insolente e pigro, minacciando ogni momento di piantar baracca e burattini e andarsene pei fatti suoi…’) il lemma baracca, nella frase in questione, ha assunto il significato di ‘teatro di burattini‘.
Perché si dice ‘chiudere baracca e burattini’, dunque, è presto spiegato: si usa questa espressione quando – spiega Treccani – si vuole lasciare, abbandonare improvvisamente o piantare in asso qualcosa. Nell’italiano corrente indica non solo l’interruzione brusca di un’opera intrapresa, ma anche l’abbandono della casa, delle famiglia o del convivente, o il licenziarsi dal posto di lavoro. ‘In poche parole, conclude Treccani, cambiare completamente l’orizzonte della propria esistenza’.