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Vi siete mai chiesti perché si dice ‘fare il bucato’? Questo modo di dire, molto utilizzato nell’italiano corrente, racchiude una serie di ‘operazioni’ che più o meno compiamo quotidianamente tutti, dal mettere insieme i panni sporchi per lavarli, al riordinarli per bene tra armadi e cassetti. Ma perché proprio ‘bucato’ e non, visto che parliamo di panni puliti, ‘lavato’? Qual è l’origine di questa espressione?
Andare alla scoperta del perché si usano certe espressioni è sempre molto interessante, e non solo dal punto di vista linguistico: viaggiare nel mondo delle frasi idiomatiche, infatti, ci porta alla scoperta di antiche tradizioni, chiarendoci l’origine di molti modi di dire nonché gli usi e le abitudini dei popoli antichi. Come quello che stiamo analizzando oggi: perché si dice ‘fare il bucato’?
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Perché si dice ‘fare il bucato’, l’origine di questa espressione
L’etimologia della frase ‘fare il bucato’ fa luce su alcune attività del passato che è davvero difficile immaginare nel mondo di oggi: per nostra (grande) fortuna abbiamo la lavatrice, ma un tempo questa attività richiedeva davvero molto impegno, si lavava fuori (in casa non c’era acqua) e i panni si sistemavano in enormi mastelli bucati sul fondo e chiusi con un tappo. Le donne del Medioevo, ad esempio, mettevano i panni in un recipiente di legno o di terracotta che ricoprivano poi con un telo bucherellato, il ceneraccio; vi rovesciavano sopra dell’acqua bollente mista a cenere di legna (la lisciva, l’odierno detersivo, un composto assai alcalino molto ricco di carbonati e perciò molto sgrassante) in modo che, filtrando attraverso il telo, pulisse i panni per bene. Successivamente avveniva il risciacquo, al fiume o alle fontane.
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Perché si dice ‘fare il bucato’, varie ipotesi
Dal punto di vista etimologico, sul perché si dice ‘fare il bucato’ vi sono diverse interpretazioni. Come spiega Treccani, la prima attestazione nell’italiano scritto di bucato, è documentata agli inizi del Trecento quando, con bocato, si indicava ‘il lavaggio e l’imbiancatura dei panni con acqua molto calda’ mista ad un composto a base di cenere. Non solo.
Secondo il parere di molti studiosi, il sostantivo bucato deriva dal latino bucata, a sua volta connesso col verbo germanico bukon, con cui si indicava la pratica di immergere e lavare i panni con lisciva, o col tedesco di area svizzera buchete, che significa ‘l’insieme dei panni messi in bucato’. Questo tipo di ricostruzione è molto interessante, poiché suggerisce l’idea di un contatto tra i popoli germanici e, ad esempio, i soldati romani: accampati ai confini dell’Impero ne avrebbero assorbito tradizioni linguistiche e abitudini quotidiane.
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Il mastello ‘bucato’
Ragionando sul perché si dice ‘fare il bucato’ è interessante notare l’origine – un po’ più pratica – a cui accennavamo appena più sopra. Quando non esistevano lavatrici né detersivi, i panni si lavavano solitamente dentro a grandi mastelli di legno riempiti con cenere e acqua bollente. Dato che i recipienti erano molto pesanti (e qualsiasi manovra di rovesciamento impossibile), per eliminare l’acqua si toglieva il tappo posto sul fondo: in base a questa ricostruzione, bucato non farebbe riferimento ai panni lavati ma al contenitore stesso, bucato appunto sul fondo.
Un’altra ipotesi ancora, forse un pochino fantasiosa, lega il termine bucato ai capi sottoposti a continui lavaggi aggressivi che, proprio per questo, subivano l’usura del tempo (si bucavano o si strappavano).
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Sul perché si dice fare il bucato, infine, è interessante notare che questa espressione esiste, ad esempio, anche in catalano e in castigliano (rispettivamente fer la bugada e hacer la colada), mentre altre lingue straniere usano ‘lavaggio’ al posto di ‘bucato’: l’inglese, to do the washing; il portoghese, lavar a roupa; il francese, faire la lessive (letteralmente ‘fare la lavanderia’); e il tedesco, die Wäsche waschen.
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