Perché si dice fare il ‘provolone’?

perché si dice fare il provolone

[didascalia fornitore=”Ansa”]Charlie Chapline e Paulette Goddard in una foto di scena del film ‘Tempi Moderni’/Immagine generica da Ansa[/didascalia]

Generalmente viene definito come ‘l’uomo che ci prova con tutte’: ma perché si dice fare il ‘provolone’? In Italiano, l’attinenza tra questa ‘specie’ di maschio ed il formaggio tipico dell’Italia del sud, è – forse – solo nella somiglianza fonetica (provolone=uno che (ci) prova) dato che il significato dei due termini è, evidentemente, molto diverso: mentre l’uno è il ‘formaggio di tipo crudo a pasta filata dura e compatta, di sapore dolce o piccante, prodotto in forme di solito sferoidali o oblunghe con latte vaccino intero’, spiega Treccani, l’altro è colui che si adopera a corteggiare ogni donna solo per trascorrere una piacevole serata. Insomma, uno che adula e seduce (o perlomeno ‘ci prova’) come se non ci fosse un domani.

Che alle donne piaccia essere corteggiate è fuori discussione: ogni apprezzamento, garbato o più esplicito che sia, ci lusinga e ci fa sentire desiderate, anche se ciò non significa ‘cedere’ alle moine del primo arrivato, anzi. E’ il caso, ad esempio, del tipico ‘provolone’ italiano, colui che corteggia ogni donna gli si palesi davanti, mostrandosi gentile in modo esagerato. Ma perché si dice fare il ‘provolone’?

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L’attinenza tra i due termini, simili foneticamente ma non per significato, è probabilmente legata al concetto di ‘provare’, o perlomeno alla stessa radice: provolone, ma anche provola e provatura (tutti tipi di formaggio italiano) sono connessi al verbo ‘provare‘, che deriva dal latino probare (provare, approvare) derivato a sua volta da probus, che significa buono, onesto.

Ragionando in questo senso, e sul perché si dice ‘provolone’, il significato etimologico di ‘provare’ mal si accompagna con quello del modo di dire in questione: il ‘provolone’, infatti, inteso come cascamorto, cicisbeo o cavalier servente, è un personaggio spesso molesto e fastidioso, che ci prova con tutte le donne, in qualsiasi situazione e senza alcun ‘criterio di selezione’.

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Un personaggio non proprio affidabile, insomma, una tipologia maschile molto ‘italiana’ che potremmo distinguere in varie categorie: il provolone ‘seriale’ (quello di cui parlavamo poc’anzi), il provolone ‘millantatore’ (quello che non ci prova mai direttamente perché è sempre impegnato a tessere le proprie lodi di grande amatore) e il provolone ‘gentiluomo’, quello più viscido, quello che sotto l’aspetto di bravo ragazzo nasconde l’indole dell’infimo calcolatore, colui che pianifica le sue mosse facendo leva sulle emozioni e sulla ricerca del vero amore. In alcune regioni d’Italia, invece, per ‘provolone’ si intende uno che si fa raggirare facilmente, un fessacchiotto, mentre in altre è sinonimo di bambinone.

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Sul perché si dice ‘provolone’, infine, è interessante notare tutta una serie di espressioni che hanno, in italiano, lo stesso significato; quelle più ‘gettonate’ sono: fare il cascamorto, fare il lumacone e fare il gallo cedrone.

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