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E’ un’altra delle tante espressioni idiomatiche che usiamo in italiano; ma perché si dice ‘nato con la camicia’? La frase, che indica in genere una persona fortunata, riguarda in realtà un evento molto raro: la nascita di un bambino avvolto dalle membrane protettive del sacco amniotico, appunto la ‘camicia’. Secondo antiche tradizioni infatti – l’origine della frase sembra risalire alle balie del Medioevo che aiutavano le donne a partorire – i bimbi nati in questa specie di ‘sacco’ avevano dalla loro un destino favorevole. Ma è davvero così?
L’eccezionalità di un evento ha, da sempre, alimentato racconti, leggende e modi di dire: è il caso dell’espressione, molto ‘famosa’ in italiano, ‘nascere con la camicia‘, che rimanda ad un fenomeno molto raro che capita – stando alle stime – una volta su ottantamila: la nascita di un bimbo completamente avvolto dal sacco amniotico, sacco che, in genere, si rompe prima del parto. Chi nasceva con la ‘camicia’ era perciò protetto dagli Dei ed era destinato ad una vita ricca e piena di felicità.
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L’origine del perché si dice ‘nato con la camicia’ è dunque assai suggestiva e – sempre secondo la tradizione – sembra risalire ad un altro momento importante per la vita di un neonato: quello del battesimo. Le famiglie più ricche, infatti, ha spiegato a proposito Gabriele Iannaccaro, docente di linguistica e glottologia alle università di Stoccolma e di Milano Bicocca – preparavano ‘una camicia battesimale da far indossare al bambino dopo la cerimonia’: avere questo indumento significava appartenere a una famiglia benestante ma, nello stesso tempo, era garanzia di buona sorte per sempre. In realtà l’etimologia della frase è completamente diversa e si lega, come abbiamo visto, ad un evento naturale davvero eccezionale.
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Ma perché, spiegando la frase ‘nato con la camicia’, nascere con la placenta è un evento portafortuna? ‘Il ventre materno – spiega ancora Iannaccaro – è, da sempre, simbolo di protezione e il fatto che il sacco amniotico accompagnasse il neonato alla nascita sembrava poterlo proteggere per tutta la sua vita’. In più, il fatto che accada rararemente rappresentava, nelle antiche tradizioni, una specie di miracolo, una vera e propria ‘protezione divina’: in realtà le membrane del sacco amniotico integre (membrane che, come detto, solitamente si rompono prima del parto) aiutano il nascituro ad uscire con più facilità, rendendo il parto meno traumatico e più naturale rispetto al solito, sia per la mamma che per il bebè.
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Ragionando sul perché si dice ‘nato con la camicia’, è interessante notare come l’origine e gli ‘attributi’ per chi nasce avvolto nella placenta siano simili in diverse culture: in Islanda, ad esempio, così come in Nuova Guinea e nel Sud-Est asiatico, chi nasce con la camicia è destinato a diventare preveggente, mentre in Indonesia e Nord-America, i bimbi nati con la camicia possono parlare con i fantasmi. In Italia, invece, così come in molti Paesi, ‘nato con la camicia’ è sinonimo di fortunato.
Secondo altre culture, un altro potere associato alla placenta era quello ‘amoroso’ (la si usava, infatti, per le pozioni d’amore), mentre nella tarda antichità, la si associava all’eloquenza: chi nasceva con la camicia, infatti, era molto abile nel parlare e nello scrivere, come ad esempio San Girolamo e San Giovanni Crisostomo ai quali si deve la traduzione della Bibbia (entrambi, pare, nacquero avvolti nella placenta).
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Ma qual era il ‘destino’ della placenta dopo il parto? Spesso, anticamente, veniva conservata o portata al collo come portafortuna, mentre chi la distruggeva o la perdeva era destinato a grande sventura. Per questo, capitava che le madri la conservassero per passarla sulla testa degli altri figli, oppure la utilizzassero per toccare i moribondi come simbolo di una buona morte.
Sul perché si dice ‘nato con la camicia’, infine, è interessante notare come in alcune culture il significato sia tuttaltro che di buon auspicio: pare che in molti luoghi, infatti, come nei Balcani, nascere con la camicia preluda ad un destino di mago, di stregone o addirittura di vampiro, mentre in Scandinavia la buona o la cattiva sorte dipende dal colore della placenta: quella bianca porta fortuna, quella scura sfortuna.
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