Sapete perché si dice ‘è una vittoria di Pirro’? Ecco un’altra curiosa espressione la cui origine, molto antica, risale addirittura all’epoca romana. Il significato che la frase ha assunto in italiano è, però, piuttosto negativo, dato che indica uno scopo raggiunto a caro prezzo tanto da rendere inutile, quasi dannosa, la vittoria ottenuta. Un ‘trionfo a metà’, dunque, un risultato di per sé positivo portato a termine con enorme sacrificio di mezzi.
La lingua italiana è ricca di modi di dire, frasi idiomatiche di origine antica entrate ormai a pieno titolo sia nel linguaggio scritto che in quello parlato. Molte delle espressioni più utilizzare derivano da vicende storiche o da aneddoti che si sono tramandati nel tempo, come ad esempio ‘vittoria di Pirro‘ legata, com’è facile intuire, alla storia dell’antica Roma.
Come dicevamo, il significato di questa espressione è piuttosto negativo, dato che indica un trionfo a metà, un risultato positivo ottenuto con grande sacrificio. Benché abbia un’origine militare, la frase è associata per analogia alla politica, agli affari, allo sport, alle istituzioni, ed indica un successo raggiunto a caro prezzo che non porta, tra l’altro, alcun tipo di vantaggio. Chi ottiene una ‘vittoria di Pirro‘ è un vincitore stremato che ha pagato a caro prezzo il suo trionfo in battaglia.
Perché si dice ‘vittoria di Pirro’: l’origine storica
L’origine del perché si dice ‘vittoria di Pirro’ risale alle cosiddette Guerre Pirriche, quelle cioè che videro contrapposti Repubblica Romana e Pirro, a capo dell’esercito epirota (l’Epiro è una regione storica situata tra l’attuale Albania meridionale e la Grecia nord-occidentale).
Il ‘casus belli’
Ciò che scatenò le Guerre Pirriche fu l’ambizione dei Romani che, nel 281 aC, volevano espandere il loro dominio anche nel sud dell’Italia: l’obiettivo era conquistare Taranto, tra i centri più fiorenti di tutta la Magna Grecia.
La città, conoscendo bene le potenzialità dell’esercito romano, chiese aiuto al re dell’Epiro Pirro, uomo valoroso ed estremamente ambizioso che accettò di affrontare la guerra contro Roma (lo scopo di Pirro, in realtà, era imporre la sua supremazia anche sui territori della Magna Grecia, tanto più che la forza del suo esercito era nettamente superiore a quella dei Romani).
La ‘vittoria di Pirro’
Forte di un esercito che contava migliaia di uomini e 20 elefanti, Pirro affrontò dunque i Romani, prima ad Eraclea e poi ad Ascoli Satriano, vincendo entrambe le battaglie ma subendo perdite enormi. Ecco cosa scrisse Plutarco a commento degli scontri: ‘Gli eserciti si separarono; e, da quel che si dice, Pirro rispose a uno che gli esternava la gioia per la vittoria che un’altra vittoria così e si sarebbe rovinato‘. Insomma, una vittoria non-vittoria quella di Pirro, che tornato in patria dopo una serie di scontri militari, morì nel 273 aC in un modo – pare – davvero bizzarro: colpito in testa da una tegola lanciatagli da un’anziana di Argo.
Perché si dice ‘vittoria di Pirro’ dunque è presto detto: sinonimo di un giorno all’apparenza fortunato, è l’illusione di una vittoria, un trionfo apparentemente raggiunto che, di fatto, non porta ad alcun vantaggio concreto.