Perché Virginia Raggi è indagata per abuso d’ufficio e falso in atto pubblico?

Virginia Raggi indagata

Perché Virginia Raggi è indagata per abuso d’ufficio e falso in atto pubblico? Al centro dell’inchiesta della Procura di Roma, che già da tempo faceva dormire alla sindaca sonni agitati, c’è la nomina di Renato Marra a capo del Dipartimento turismo del Campidoglio. Potrebbe sembrare tutto normale, se non fosse che il fratello di Renato è Raffaele Marra, l’ex capo del personale, nonché ormai ex braccio destro della Raggi, arrestato con l’accusa di corruzione. Per gli inquirenti il conflitto di interessi è palese.
La prima cittadina di una Capitale in rovina è finita nei guai perché avrebbe mentito all’Anac, l’autorità Anticorruzione presieduta da Raffaele Cantone. A dimostrarlo, secondo gli investigatori, una chat via Telegram con Raffaele Marra. Diversa da quella chiamata “Quattro amici al bar” in cui sono inclusi anche gli altri due suoi fedelissimi, Salvatore Romeo e Daniele Frongia.

CHI SONO I PROTAGONISTI DEL CASO MARRA

La chat tra Renato e Raffaele Marra
Al vaglio degli inquirenti i messaggi tra i fratelli Marra. A ottobre 2016 Raffaele scrive a Renato, allora vicecapo della polizia municipale: «Si è liberato il posto di responsabile del Turismo, fai la domanda». Una ghiotta occasione, sfruttata il 9 novembre con la nomina firmata dalla Raggi, e seguita da un sostanzioso aumento di stipendio di 20mila euro all’anno. Esplode così (non solo per questo stipendio) la polemica sulle nomine della Raggi, tanto che la Procura drizza le orecchie. «Tutto è regolare», assicura la sindaca nelle uscite pubbliche.

La chat tra Virginia Raggi e Raffaele Marra
Eppure in privato lei si rivela piuttosto alterata con Raffaele Marra. Questo l’sms arrivato sul tavolo della Procura due giorni prima l’annuncio dell’avviso di garanzia. Virginia a Raffaele: «Questa cosa dello stipendio mi mette in difficoltà, me lo dovevi dire». Un messaggio che rischia di inchiodarla.

Perché Virginia Raggi è indagata?
L’accusa in falso in atto pubblico deriva dal fatto che la sindaca, al responsabile dell’Anac del Campidoglio, aveva assicurato: «Sono stata io a scegliere Marra, ho fatto tutto da sola». E invece l’sms dimostrerebbe il contrario, e cioè che era stata un’iniziativa di Raffaele, aggravata dal conflitto di interesse. Conflitto che, secondo la Procura, la sindaca avrebbe coperto, rendendosi di fatto complice. Questa la sua vecchia dichiarazione all’Anac: «Il ruolo svolto da Raffaele Marra nella procedura è stato di mera pedissequa esecuzione delle determinazioni da me assunte, senza alcuna partecipazione alle fasi istruttorie, di valutazione e decisionali». Dichiarazione falsa, usata secondo gli inquirenti «per occultare gli abusi che aveva compiuto». Da qui l’accusa di abuso di ufficio.

Secondo la Procura di Roma, inoltre non è vero che la Raggi aveva esaminato altri curricula per il ruolo di capo del Dipartimento turismo e, in concorso con Raffaele Marra, «ha procurato intenzionalmente a Renato Marra un ingiusto vantaggio patrimoniale costituito sia dalla nomina illegittima, sia dall’attribuzione di una fascia retributiva superiore a quella già posseduta».

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