Il Perù sta affrontando un momento di profondo cambiamento che ha generato tensione popolare e rivolte in tutto il paese. Dopo il tentato colpo di stato di Castillo il malcontento è degenerato e la nuova presidente Boularte aveva annunciato un rimpasto di Governo che è arrivato. Sale la tensione con il Messico.
Il nuovo premier peruviano è Alberto Otárola e al giuramento ha presenziato anche la presidente della Repubblica Peruviana. Le proteste non si fermano e il malcontento del popolo si è fatto sentire forte e chiaro. Le richieste avanzate sono state le dimissioni di Boluarte, la scarcerazione di Castillo e soprattutto elezioni immediate.
Si tratta di un momento estremamente difficoltoso e che va a colpire e però in un momento in cui la crisi, economica e sociale, premeva già sul paese in maniera importante. Tutto ciò è stato creato e si è ampliato durante la pandemia da COVID-19, ma anche a causa della poca stabilità del Paese dettata dalle scelte estremamente personali e non funzionali, per il popolo computer dai diversi capi di Stato peruviani negli ultimi anni.
Mercoledì 7 dicembre il presidente del Perù Pedro Castillo, ormai destituito, ha inaspettatamente effettuato un discorso al popolo in diretta tv, dove ha dichiarato di voler sciogliere le camere e di conseguenza far cadere il governo per indurne uno di emergenza. Tutto questo poco prima della sua terza mozione di sfiducia presentata per l’appunto dal Parlamento.
Inizialmente la decisione di Castillo ha scioccato completamente anche i suoi stessi sostenitori e ministri che hanno immediatamente rassegnato le dimissioni ritenendo la scelta di Castillo completamente incostituzionale. Il presidente destituito, a quel punto, ha scelto di tentare la fuga a Lima verso l’ambasciata messicana, dove però non è arrivato in quanto individuato da alcuni manifestanti e stato bloccato fino al momento dell’arrivo delle forze dell’ordine che l’hanno tratto in arresto e poi e portato in custodia.
Con il passare delle ore però anche l’opinione degli stessi ministri che avevano rassegnato le dimissioni ha cominciato a cambiare ed è emerso qualche dubbio, poi trasformatosi in reale insinuazione, in merito al fatto che il presidente Castillo sia stato obbligato a fare il discorso in Tv a causa di qualche complotto, di cui lui sicuramente non è stato ideatore. Per i pro Castillo è praticamente impossibile che Pedro abbia scelto di effettuare una mossa che, nella maggior parte dei casi avrebbe portato alla sua destituzione, proprio per evitare la mozione di sfiducia che sarebbe potuta anche essere nuovamente rifiutata come già accaduto altre due volte.
I cittadini peruviani e soprattutto quelli delle zone andine, rurali e più popolari si sono riversati numerosissimi nelle strade del Perù, per manifestare a favore del rilascio del presidente destituito ma anche per chiedere alle dimissioni della nuova presidente Boluarte, divenuta tale dopo il tentato colpo di Stato di Castillo. Non solo però l’ex presidente non è stato rilasciato ma la Corte Suprema peruviana ha deciso di condannare l’ex capo di Stato a 18 mesi di reclusione, da scontare in carcere data l’alta possibilità di fuga del politico.
Questo ha rigettato benzina sul fuoco e le proteste sono divenute violente e con blocchi stradali numerosi, che hanno reso difficile la viabilità anche per gli stranieri in transito in Perù. Per calmare le acque Dina Boluarte ha scelto di fare un rimpasto del governo senza ovviamente rassegnare le sue dimissioni. Oggi ha prestato giuramento il nuovo premier Alberto Otarola e ha così assunto l’incarico al comando del governo.
Per quanto riguarda i ministri invece hanno mantenuto il loro incarico, come la titolare degli Esteri, Ana Cecilia Gervasi, il ministro Oscar Vera all’Energia e Miniere, Alonso Contreras all’Economia, José Tello alla Giustizia e Luis Fernando Helguero González al Commercio Estero e Turismo. Le principali novità riguardano invece le nomine di Victor Rojas Herrera a ministro dell’Interno, Jorge Chávez Cresta, alla Difesa, Oscar Manuel Becerra quale titolare dell’Istruzione.
Uno dei punti focali che richiedeva inoltre il popolo era la possibilità di avere elezioni immediate che potessero a ridare fiducia al popolo eleggendo il capo di Stato democraticamente. Le elezioni previste per il 2026 sono state anticipate oggi ad Aprile 2023, ora si attendono le contromosse e le obiezioni dell’opposizione che sicuramente non accetterà le decisioni prese.
La questione del Perù sta ovviamente attirando l’attenzione delle autorità internazionali sia in merito alle proteste, dove sono già morte 27 persone, ma anche per la diatriba che si sta accendendo sempre più tra Perù e Messico.
La tentata fuga di Castillo verso l’ambasciata messicana di Lima ha creato dissapori tra le autorità peruviane e quella messicane. Il comportamento dell’ambasciatore messicano non è piaciuto alle autorità di Lima, che hanno dichiarato ostile e il governo del Perù considera il funzionario persona non grata.
La diplomazia messicana ha sostenuto in un post su Twitter che: “la condotta del nostro ambasciatore Pablo Monroy è stata coerente con il diritto e con il principio di non intervento! Il Messico non cambierà la sua posizione!”.
Anche se in realtà soltanto ieri alcune dichiarazioni provenienti dal ministro degli Esteri messicano avevano fatto intendere che si era verificato un accanimento nei confronti di Castillo. La ministra degli Esteri Ana Cecilia Gervasi aveva dichiarato che il Perù ha adottato la misura a causa di “ripetute dichiarazioni delle massime autorità del Messico riguardo alla situazione politica peruviana che costituiscono un’ingerenza nei nostri affari interni e violano il principio di non intervento”.
La situazione è delicata e altamente tesa e ciò non è un buon segno per il paese che è già estremamente in crisi. Si attendono ora le nuove mosse dell’opposizione che continua a ritenere che Castillo sia stato vittima di un complotto.
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