Il Perù sta attraversando un periodo difficilissimo, che veda una rivolta popolare scaturita dal tentato colpo di Stato dell’ex presidente Castillo, decisione che ha poi decretato il suo arresto da parte delle autorità peruviane. Da quel momento la Nazione e invasa da proteste e scontri che sono andati via via accendendosi sempre più, fino ad arrivare a guerriglia contro le forze dell’ordine, dalla quale purtroppo, hanno perso la vita 47 persone. Nonostante ne raccomandazioni della nuova presidente Dina Boluarte la popolazione non intende smettere di manifestare e chiede le dimissioni della stessa presidente e elezioni immediate per poter porre fine a una situazione non voluta dal popolo.
Il 7 dicembre l’ex capo di Stato ha deciso di fare un discorso alla Nazione in diretta tv, dove spiegava che a suo avviso era necessario sciogliere le Camere ed avviare un governo d’emergenza. Inizialmente la notizia ha sconvolto tutta la politica peruviana, compreso il partito del presidente, dato che nessuno dei suoi ministri o collaboratori era stato avvisato di ciò che sarebbe successo. Tutto questo è avvenuto soltanto qualche ora prima dell’incontro prestabilito per discutere una nuova mozione di sfiducia, mossa al capo di Stato che, però, va precisato che ne ha superate egregiamente altre due, senza il minimo problema. Dopo le prime accuse avvenute anche da parte dei suoi stessi ministri, che si sono immediatamente dimessi, Castillo ha tentato la fuga verso l’ambasciata messicana di Lima, ma è stato fermato dal popolo e consegnato poi alle forze dell’ordine.
La vice Dina Boluarte ha preso quindi il comando del Perù, ma, questo, non ha fatto che peggiorare il malcontento dei sostenitori di Castillo e la popolazione, già stressata dalla crisi umanitaria e sociale pesenta nel paese, è insorta.
Perù, il paese sommerso da proteste e scontri
La popolazione peruviana non ha preso di buon grado ciò che è capitato all’ex presidente Castillo, ovvero la reclusione a 18 mesi di carcere per il tentato golpe e, dopo le prime ore di tensione generale, moltissimi peruviani hanno ipotizzato che il politico sia stato costretto a fare il discorso in tv. Il malcontento è andato via via crescendo e ora si assiste a una vera e propria rivolta costante, che sta abbracciando moltissime zone del Perù e che ha, purtroppo, portato e soprattutto nella regione di Puno, a scontri armati con le forze militari e il bilancio attuale è di 47 vittime.
Il popolo chiede elezioni immediate e non accetta quelle già anticipate ad aprile, dalla presidente attualmente in carica dato che erano previste per il 2026, ma soprattutto ha cominciato a manifestare opposizione nei confronti dell’attuale presidente e ne chiede le dimissioni immediate.
Ieri Dina Boluarte ha fatto un discorso alla nazione, dove si è scusata e si è detta dispiaciutissima per le morti avvenute durante gli scontri tra manifestanti e poliziotti ma ha anche ribadito che non ha nessuna intenzione di mollare il suo carico. Un duro braccio di ferro tra popolazione e istituzioni che sembra destinato a peggiorare, anche secondo quanto riportato dai media locali, che rivelano tensione, nervosismo e malcontento crescente, che sembra non lasciare spazio alla piana arsi della protesta.
Va precisato che i peruviani si trovano già in una situazione molto complicata a livello economico e sociale e richiedono stabilità e una vita dignitosa senza accettare di peggiorare la loro condizione a causa di dispute politiche. Moltissimi peruviani provenienti dalle regioni che ore remote vedono in Castillo un loro esponente e non accettano che non abbia avuto la possibilità di rispondere, in primis, sarà la nazione in merito alle sue responsabilità e credono che sia lecito avere una spiegazione direttamente da lui.
La presidente Boluarte ha detto in diretta TV: “Alcune voci provenienti dalle fazioni violente e radicali chiedono le mie dimissioni, incitando la popolazione al caos, al disordine e alla distruzione. Non mi dimetterò. Il mio impegno è con il Perù.”
Il portavoce del dipartimento di Stato Usa a invece precisato che: “Riconosciamo il diritto alla protesta pacifica attraverso canali democratici, e chiediamo calma, dialogo e a tutte le parti di esercitare moderazione e non violenza”.
Precisando che: “Incoraggiamo il governo a fare un uso minimo della forza mentre protegge i cittadini, la proprietà e la libera circolazione di persone e merci”.
Una situazione che preoccupa le autorità internazionali che vedono un crescendo di violenza popolare che, di conseguenza, viene sedata duramente e la paura di una guerriglia civile fa tremare a livello globale. America latina tesa e agitata, come è possibile appurare dagli ultimi eventi capitati in Brasile e Bolivia.
Stato di emergenza per alcune regioni peruviane e coprifuoco prolungato a Puno
Data la violenza emersa nelle ultime ore durante gli scontri tra manifestanti e forze dell’ordine, il governo del Perù ha deciso di dichiarare lo stato di emergenza nei dipartimenti di Cusco, Puno, Lima, ma anche nella provincia di Callao e in altre regioni limitrofe. La misura entra in vigore a partire da oggi e sarà attiva per i prossimi trenta giorni. La nuova norma introdotta estende di ulteriori dieci giorni il coprifuoco, già presente, dalle 20 alle 4 del mattino nel dipartimento di Puno, uno dei più colpiti dagli scontri tra manifestanti anti governativi e forze dell’ordine.
Secondo Quanto riferito dal Difensore civico del Perù 42 persone sono morte negli scontri tra Polizia e manifestanti, in corso dal 7 dicembre scorso, tra cui un poliziotto. Ma altre sette persone sono decedute a causa degli oltre 100 blocchi stradali organizzati dai manifestanti.
Lo stato di emergenza è stato poi dichiarato anche nella provincia di Andahuaylas nel dipartimento di Apurímac e nelle province di Tambopata e Tahuamanu nel dipartimento di Madre de Dios. Poi anche nel distretto di Torata, provincia di Mariscal Nieto nel dipartimento di Moquegua.
La misura ha incluso anche cinque autostrade nazionali, la Panamericana Sur, la Panamericana Norte, la Central, il South Apurimac-Cuzco-Arequipa Road Corridor e il South Interoceanic Road Corridor. Vie di comunicazione essenziali che sono, però, state prese di mira da posti di blocco che, come sopracitato, hanno portato anch’essi al decesso di diverse persone. Si cerca in ogni modo di frenare la violenza per evitare l’aggravarsi del bilancio dei morti e feriti e scongiurare un declino sociale economico e istituzionale che aggraverebbe la situazione già delicatissima nella quale sta vivendo la popolazione peruviana.
Ora si attende di capire come reagirà la popolazione del Perù a queste nuove norme introdotte che, di fatto, limitano la quotidianità della gente. La paura è che le limitazioni aumentino esponenzialmente il malcontento dei pro Castillo e si temono azioni incontrollate.
Per quanto riguarda le operazioni attuate dalla Polizia Nazionale e dalle Forze Armate, il Governo ha precisato che è pienamente a norma e inoltre è regolata dai Decreti Legislativi 1186 e 1095, che fanno riferimento all’uso della forza da parte delle autorità.