Il Perù sta vivendo un momento drammatico, dove alla crisi economica e sociale già esistente si aggiunge ora la crisi politica dato che si è scatenato letteralmente il caos dopo il tentato golpe di Pedro Castillo, ex capo di Stato peruviano, ora detenuto che ha consegnato il comando della nazione alla sua vice Dina Boluarte. I cittadini però non ci stanno e, siccome non si sentono rappresentati dalla nuova presidente della Repubblica, hanno infuocato il territorio peruviano con proteste e blocchi stradali autostradali mettendo in seria difficoltà le forze dell’ordine.
Un momento molto delicato che ha visto svilupparsi nelle ultime settimane scontri tra manifestanti e forze dell’ordine e oltre 50 cittadini hanno perso la vita e la situazione non accenna a migliorare. Tutto nasce dal tentato colpo di Stato attuato da Castillo, che ha informato il Perù dello scioglimento delle Camere e caduta del Congresso in diretta tv tra un discorso di cui non erano a conoscenza neanche i suoi ministri. Questo ha gettato il territorio peruviano nel caos e i cittadini stanno chiedendo a gran voce le dimissioni della nuova presidente Boluarte e elezioni immediate. Dopo aver assunto la carica in maniera istituzionale e democratica il capo di Stato ha precisato che si è attenuta al percorso istituzionale designato in caso di un tentato rovescio delle istituzioni peruviane e che si tratta di una posizione raggiunta onestamente.
Si apprende, però, che Boluarte ha pensato ben due volte di lasciare la carica presidenziale, dopo le numerosissime critiche e data l’ opposizione popolare. Dopo che è scaturita la marcia di Lima e lo sciopero nazionale che stanno arrecando danno incontenibile al Perù la sua presenza sembra essere ancora meno gradita. Giorni difficili che hanno portato La presidente alla decisione di sottoporre al Congresso di poter anticipare le lezioni già anticipate dal 2026 al 2024, a dicembre 2023. La prima discussione ha portato a una votazione sfavorevole e la sessione plenaria, che si è tenuta ieri, ha avuto esito negativo.
Perù, il Congresso boccia le elezioni anticipate
Ieri alle 15:00 locali si è tenuto in Perù il nuovo incontro per decretare se attuare, o meno, elezioni anticipate a dicembre 2023. La sessione plenaria del Congresso peruviano ha mostrato una netta spaccatura e attualmente detiene, ancora, la maggioranza chi è sfavorevole ad attuare una modifica costituzionale per favorire e soprattutto permettere alla presidente Boluarte di anticipare il voto.
Dopo numerosi dibattiti e discussioni alle 20:30 la Plenaria del Congresso ha bocciato per la terza volta Il disegno di legge che richiedeva per l’appunto di anticipare le elezioni.
La proposta che è stata rifiutata questa volta è l’opzione proposta dal partito minoritario di Perù libre. La suddetta proposta conteneva la richiesta di anticipare le elezioni a luglio di quest’anno ma anche l’inclusione di un referendum per un’assemblea costituente. Questa linea proposta è stata ideata dal deputato Quito che aveva scelto la modalità delle elezioni complementari in maniera che i suoi colleghi potessero ricandidarsi ma, neanche questa soluzione, è riuscita ad invogliare il Congresso.
Il suo collega Digna Calle, di Podemos Perù, ha proposto che la proposto che la mozione di Quito fosse votata In maniera separata ovvero prima una votazione riguardo le elezioni anticipate e successivamente una seconda votazione che andasse a verificare la preferenza sul referendum.
Tuttavia la mozione di Calle è stata rifiutata con 113 voti sfavorevoli e 12 a favore, solo due perulibristi l’hanno sostenuta ovvero Jaime Quito e Alex Flores.
Questo ha provocato ovviamente la bocciatura del parere di minoranza e,successivamente, è stato messo ai voti ma anche il testo sostitutivo ha prodotto da Quito, ma ha ottenuto soltanto il consenso di 48 parlamentari mentre 75 hanno risposto in maniera negativa e uno si è astenuto.
Il portavoce di Peru Libre, Flavio Cruz della fine della seduta, ha proposto di attuare un riesame con lo scopo di discutere nuovamente e vuotare la sentenza ma, anche questa iniziativa, non ha riscontrato consenso e 78 deputati hanno votato contro mentre 47 a favore.
Ora l’unica proposta che rimane da discutere è quella dell’esecutivo che propone elezioni generali in ottobre e un cambio della leadership nel 2024. Ma un’iniziativa molto simile è già stata Il 27 gennaio e non ha raggiunto il consenso di 87 legislatori, necessario per approvare la riforma costituzionale.
Alberto Otárola, Primo Ministro della Presidente Boluarte, sara presente oggi a una riunione della Commissione Costituzione per sostenere la proposta del governo.
La legge promossa da Boluarte deve essere ovviamente sottoposta al processo di commissione perché è una riforma costituzionale. Deve attraversare tutte le fasi e le istanze del Parlamento. Il problema è che il tempo scorre veloce e la legislatura scade il 10 febbraio. Se entro quella data la commissione Guerra García non approva un parere e non riceve il via libera dalla Plenaria, l’avanzamento delle elezioni quest’anno non potrà concretizzarsi perché ha bisogno di due legislature per essere approvato.
In questo eventuale scenario, l’unico modo per far avanzare le elezioni sono le dimissioni di Boluarte, ma la presidente si aggrappa alla sua posizione e i suoi più stretti sostenitori la esortano a non mollare il suo impegno nonostante si rendano conto del problema.
Sebbene la presidente non si arrenda, alcuni banchi prendono precauzioni in caso di dimissioni e vedono José Williams, capo del consiglio di amministrazione, come qualcuno sacrificabile.
Fonti del Congresso hanno riferito, come riportano i media locali, che il membro del Congresso Luis Aragón di Acción Popular sosterrà l’allontanamento di Williams.
La Repubblica ha cercato la versione dell’acciopulista che ha risposto così: “Non sto promuovendo in modo particolare. Ma sono a conoscenza di tale questione“. Gli è stato anche chiesto se fosse favorevole a sostituire Williams. Aragón ha evitato di rispondere e ha detto: “Mi riservo il diritto di opinione, per ora”
Lost Steps ha invece sostenuto: “Non ho mai espresso il mio rifiuto di far parte del consiglio di amministrazione”, se Boluarte si dimette e Williams viene censurato. Adesso è favorevole all’addio di Boluarte perché “accelererebbe il processo di trasferimento”.
Le stesse fonti hanno aggiunto che dietro la richiesta di sostituzione di Williams c’è il deputato Guillermo Bermejo.
Ore prima di venire a conoscenza di questa informazione, nel dibattito in aula, ha preso la parola il deputato Aragón che si è pronunciato a favore dell’opinione minoritaria di Quito.
Aragon ha invece riferito in merito dell’opzione della minoranza: “Non mi sembra male che alla gente venga chiesto se vuole o meno un’assemblea costituente. Non stiamo parlando delle condizioni, che fanno già parte di un processo costituente dopo il referendum, nel caso in cui vincano“. Il suo intervento è stato applaudito dalla sinistra e ha raccolto numerosissimi consensi.
L’anno scorso è stato avversario diretto di Williams nell’elezione del consiglio di amministrazione del Congresso. Williams lo ha vinto con 67 voti, mentre Aragón ne ha raggiunti 41. La fazione di sinistra ha favorito il sorpasso del vincitore.
Al Congresso si fa largo l’idea di sostituire la presidente Boluarte
Un settore della destra ha preso la parola e ha fatto notare che la presidente dovrebbe farsi da parte se non può governare o, come in questo caso, data la consistente opposizione popolare che potrebbe arrecare un danno irreparabile se prolungata al Perù. Nel frattempo si apprende anche che in preparazione una nuova istanza di posto vacante.
La proposta di sostituire la carica presidenziale di Boluarte si fa sempre più strada tra i parlamentari e questa ipotesi all’appoggio di parte della destra e di tutto il blocco di sinistra. Questo emerge dal fatto che secondo i politici la presidente non è stata capace di mantenere l’ordine in un momento di caos politico che si poi riversato e trasformato in caos popolare..
Questa alternativa sarebbe sostenuta da legislatori di destra, come Avanza País e Renovación Popular, purché la Costituzione sia rispettata e chiedono anche che il capo dello Stato sia il capo del consiglio di amministrazione del Parlamento, José Williams.
Invece il blocco di sinistra, prima delle sospensione di Dina Boluarte , è improntato a presentare una mozione per eliminare i vertici del Congresso per poi eleggere nuovi rappresentanti del consiglio di amministrazione.
L’imposizione della presidente è stata recepita come un’imposizione un’ingerenza nel caso in cui il Parlamento non avesse raggiunto il consenso per stoppare il mandato presidenziale congressuale.
Fonti parlamentari hanno dichiarato alla testata Expreso che, anche se si potesse raggiungere un accordo per anticipare le elezioni, chiederebbero comunque la rimozione della presidente che, secondo molti deputati ha dimostrato incapacità decisionale per garantire un clima di serenità e pace.