Il Perù sta affrontando un momento difficilissimo, scaturito dal tentato Colpo di Stato di Castillo, che è poi fuggito verso l’ambasciata messicana ma è stato raggiunto e arrestato. Poco dopo il discorso, fatto dall’ex presidente in diretta tv, le piazze di Lima si sono riempite di cittadini arrabbiati per la situazione del Paese, che invece di andare incontro a miglioramenti, cade sempre più in crisi.
Nonostante siano passati giorni il malcontento non accenna a diminuire e la popolazione si è riversata in diverse zone del Perù, a sostegno del presidente Castillo destituito e per battersi, per l’appunto, contro la destituzione dello stesso. Secondo i sostenitori dell’ex insegnante il discorso in tv è stato qualcosa di imposto al politico e secondo loro non proviene dal suo pensiero. Sono stati attuati tantissimi blocchi stradali e accerchiate caserme di polizia, per cercare di convincere le autorità governative a organizzare elezioni anticipate democratiche. Molti si sono scagliati contro la vicepresidente, ora diventata capo di stato, Boularte.
Il Perù sta affrontando un momento politico decisamente delicato, dato che, l’ex presidente Castillo che si accingeva a ricevere la terza mozione di sfiducia, ha invece stupito tutti quanti decidendo di fare una dichiarazione pubblica in diretta tv. Ha decretato lo scioglimento delle Camere e formato un governo di emergenza. Questa azione non è stata condivisa, ovviamente dall’opposizione, ma anche da molti dei ministri che sedevano accanto a Castillo. Inizialmente la maggior parte dei politici è rimasta scioccata ed ha ritenuto incostituzionale la decisione presa dal capo di Stato e soprattutto si sono chiesti con quali basi abbia scelto di compiere una mossa del genere.
Proprio da qui, però, sono cominciate le domande e i dubbi anche tra i parlamentari stessi che hanno dichiarato di non essere completamente sicuri che la la dichiarazione sia stata frutto della volontà di Castillo. Si chiedono, sia politici che i media locali, come mai abbia scelto di provare a smuovere la situazione, o semplicemente ad evitare la destituzione, compiendo un’azione che andava esattamente nella stessa direzione.
Le proteste sono iniziate dal momento della destituzione della cattura di Castillo e sono in essere tuttora. Oggi è passata una settimana da quel giorno, ma non è ancora stata fatta chiarezza su ciò che è capitato realmente e Castillo non ha potuto esprimere il suo pensiero, la sua versione o spiegare come mai abbia scelto di compiere questo gesto.
L’ex presidente ha un seguito di sostenitori importantissimo e, essendo un ex insegnante rurale ed ex sindacalista, gode del sostegno della parte andina quasi completamente ma anche di tutte quelle aggregazioni rurali e contadine che vedono in lui il loro riflesso.
Il Perù è attualmente bloccato in molte direzioni e le strade vengono picchettate a turno dai sostenitori di Castillo, per manifestare il loro dissenso e creare una reazione politica. Anche quattro italiane sono bloccate In Perù, mentre si stavano dirigendo verso la Bolivia un blocco stradale ha costretto l’autobus e moltissimi altri mezzi a fermarsi rimanendo poi bloccati. . Le giovani connazionali hanno avuto modo di contattare famiglie e conoscenti e di parlare anche direttamente con l’Ansa e hanno descritto il clima in Perù come incandescente e con un malcontento sempre crescente.
Le quattro ragazze italiane si trovavano in Perù in vacanza e stavano, avrebbero voluto raggiungere velocemente la Bolivia dopo l’inizio degli scontri causati dal tentato golpe di Castillo. Dopo aver trovato l’autobus che le avrebbe condotte in territorio boliviano, hanno però trovato di fronte a loro un muro di terra e di protestanti, che manifestano per la liberazione di Castillo, che bloccano il passaggio a chiunque voglia attraversare la zona.
Le ragazze ovvero Giulia Opizzi, Martina Meoni, Federica e Lorenza Zani sono bloccate da oltre 36 ore e sono rimaste senza acqua, soldi e cibo. Le giovani hanno raccontato: “Stavamo andando in Bolivia dal Perù e ci siamo ritrovati davanti a un muro di terra e a manifestanti di paesini dove parlano ancora la lingua antica peruviana. Noi siamo tutti bloccati in un paesino sperduto nel nulla. C’è gente che non ha più soldi per mangiare, persone che non riescono a tornare a casa, a prendere un aereo perché cancellati, bambini, non fanno passare ambulanze e siamo senza servizi igienici. La polizia inesistente perché impegnata in città”.
Hanno precisato anche poi che sono stati inutili i tentativi di parlare coi peruviani locali e hanno affermato in merito: “Abbiamo provato a dialogare con i manifestanti ma non si smuovono. Molte persone non hanno più soldi! C’è chi lascia i soldi nel bagno per chi ne ha bisogno. Dormiamo in autobus”.
Fortunatamente si apprende che, tramite l’ambasciata di Lima che si è mossa immediatamente con quella Italiana, la polizia sta tentando le riportare indietro le ragazze e gli altri avventori dell’autobus. La destinazione è fare rientro nella città di partenza che però, a detta delle stesse ragazze ad ANSA, non è per nulla sicura ma anzi si trova nel pieno delle proteste, che si sono intensificate ulteriormente dopo che la Corte Suprema ha respinto la richiesta di scarcerazione di Pedro Castillo.
Nonostante ciò, secondo le autorità locali, il rientra Cusco è il viaggio attualmente più sicuro e l’unico che possono intraprendere. La situazione sta peggiorando di ora in ora e i blocchi stradali così come le proteste si sono moltiplicate anche nei paesini più piccoli e nelle strade verso i confini in modo da creare maggior disordine possibile. È chiara la necessita di un intervento concreto e di un segnale governativo e, nel caso non arrivassero, in Perù potrebbe cadere in una rivolta civile, che apporterebbe soltanto ulteriori crisi, che già ben presente e radicata nel Paese. Il risvolto socio economico del Perù è appeso a un filo e la popolazione ne sta pagando le conseguenze nel concreto.
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